La Crociera Nera e “Cento bauli da leggenda”

L’epoca in cui le persone non erano ancora (tutte) divenute merci e le merci d’altronde non si erano ancora (tutte) trasformate in persone, corrisponde approssimativamente agli anni “eroici” dell’automobile, che arrivano fino alla crisi del ’29 o poco dopo.
E’ l’epoca in cui le marche di automobili, di radio, di frigoriferi, non sono ancora divenute, ufficialmente e definitivamente, “brands” e chi le compra e le usa fa parte di ceti americani ed europei di happy few, più o meno ampi a seconda delle storie locali. E chi ha fondato quelle marche – spesso dando loro il proprio nome – è ancora vivo e si muove tra le linee di montaggio degli oggetti, a ruote o meno, che ha inventato e produce.
Nella storia del sortilegio consumistico che trionferà dopo la seconda guerra mondiale, è un momento incantato ancora elitario, che fa pensare alle storie di Camelot e di Merlino e non ancora al fantasy.
Come tale è uno ieri che non merita più nostalgie di quanta condiscendenza meriti l’oggi: tuttavia si può essere fatti prigionieri dall’incantesimo delle Cose, per esempio scorrendo “Cento bauli da leggenda”, splendido tomo dedicato dalla maison Vuitton a se stessa ed alla propria storia. Vi si incrociano ad un certo punto le strade di Andre’ Citroen e dei suoi amici, con quella di Gaston-Louis Vuitton: e naturalmente quelle dei loro “brands”.
Novantuno anni fa, nel luglio del ’25, gli autocingolati di Citroen raggiungevano infatti Tananarive, meta della Crociera Nera, portando con loro, insieme ad apparecchi fotografici, macchine da presa, ed agli strumentari scientifici dei geografi e naturalisti, centocinquanta bauli Louis Vuitton.
Era dal 1923 che Gaston-Louis Vuitton, erede di una dinastia iniziata nel 1821 con il Louis eponimo, aveva messo a disposizione di Citroen l’esperienza della maison in materia di raids e automobili (e navi, treni, aerei…) che datava ormai dalle favolose ordinazioni dell’esploratore Savorgnan di Brazzà, passando da quelle di Mulbacher, il carrozziere dei re, o di Jean du Taillis, uno dei protagonisti della Parigi-Pechino del 1907.
Giorgina e André Citroen erano naturalmente suoi clienti, come d’altronde Georges-Marie Haardt, loro amico personale e direttore generale a Javel, che si “equipaggiava” Vuitton dal 1915. Quando, nel febbraio del 1923, si era conclusa la traversata del Sahara degli autocingolati, Citroen e signora erano andati incontro alla spedizione sulla via del ritorno, con il loro autochenille munito di bauli Vuitton (come risulta da una ordinazione), tra i quali un modernissimo Aéro, l’ultraleggero progettato per viaggi in aereo, ed un lunch-case. Da quel momento, gli archivi di Vuitton conservano la lunga corrispondenza con Louis Audouin-Dubreuil, il secondo di Haardt nella Crociera Nera che tra l’ottobre 1924 ed il giugno 1925 collegò le colonie francesi dell’Africa del Nord con quella del Madagascar. In essa sono minuziosamente esaminati numero, dimensioni e contenuto dei bauli super-speciali, impermeabili a sabbia e umidità, che dovevano essere prodotti. Accanto alla corrispondenza, i ricordi personali di Gaston, che rievocò molti anni dopo le lunghe discussioni con Haardt, incline a dare ordini anche su tutta una serie di questioni delle quali non era esperto… ma alla fine disposto ad ascoltare.
Probabilmente, da quel dandy incorreggibile che fu sempre, Haardt non accettò discussioni sulla lista di ciò che doveva contenere la sua valigia-toilette: una serie di flaconi con tappo e contagocce per lozioni di capelli, lozioni per gli occhi, acqua di colonia…. e poi bicchiere, ciotole per la rasatura, spazzole per capelli e spazzole per abiti, servizio di manicure, una piccola farmacia…. Alla fine, come si diceva, Vuitton consegnò centocinquanta bauli, ognuno ricoperto da una tela di colore diverso, corrispondente a quello del veicolo su cui sarebbe stato ospitato. Contenevano letti da campo, tavoli da lavoro, sedie pieghevoli, necessaires da toilette, accessori vari, armi, cartucce, vasellame, medicine, scatole per stivali, cassette-lavabo… con questa attrezzatura Haardt non ebbe certo difficoltà ad organizzare, nella savana centrafricana, una colazione per Elena di Francia, duchessa d’Aosta, che si trovava da quelle parti per una battuta di caccia…. Un incontro che avrebbe avuto un seguito in Italia, dove proprio in quei mesi era in corso di fondazione la filiale italiana di Citroen: Roma ospitò infatti una mostra fotografica dedicata alla Crociera Nera.
Se l’ordinazione della Crociera Nera non fu oggetto di particolari trattative, più complessa la questione della fornitura richiesta per la Crociera Gialla, che si svolse dall’aprile 1931 al febbraio 1932. Presso Vuitton risulta una nutrita serie di ordinazioni tra il giugno 1929 e l’ottobre 1930: per ogni veicolo con quattro passeggeri dovevano essere forniti due astucci da toilette per lo “stato maggiore” e due per il personale meccanico, otto porta-abiti (“ricoperti in tela vuittonite con angoli, fibbie e serrature in ottone”), un baule-letto a testa contenente letto, lenzuola, zanzariera, coperta e plaid. I porta-abiti contenevano l’equipaggiamento standard, comprendente “completo kaki da lavoro in tela tipo safari, completo da uscita con giacca tipo uniforme esercito inglese, giacca in cuoio, sciarpa in filo di capra o di cammello, berretto da notte in seta, guanti imbottiti, due mutande lunghe, cinturone da parata, stivali in gomma”. Una dotazione tra il domestico ed il marziale alla quale si aggiunge la precisa e un po’ classista indicazione sul tipo di fattura con la quale andavano eseguiti flaconi e spazzole degli astucci da toilette: argento e avorio per lo “stato maggiore”, nichel ed ebano per il personale meccanico…. In totale un altro centinaio e passa di “pezzi”, per i quali Haardt questa volta propose un cambio-merce.
Si sarebbe però trattato di pubblicità “indiretta”, come già per la Crociera Nera, perché Citroen non prevedeva di citare i fornitori. Vuitton rispose allora con uno sconto – accettato – del 34% e così i suoi bauli attraversarono l’Himalaya ed il deserto di Gobi, entrando in un’altra leggenda automobilistica. E nel film-documentario che fu realizzato, come già per la Crociera Nera, pubblicizzato e proiettato un po’ dappertutto, ancor oggi. Cioè: immagine di marca, public-relations, co-marketing…ma senza stare a dare un nome, sarebbe stato di cattivo gusto, direbbe Merlino (che però sta imprigionato in una sfera di cristallo, trasformato nel simulacro vintage di se stesso..).

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