70 anni di rivalità: Lambretta versus Vespa

L’Ospite di Autologia, Silvano Piacentini.

È il 1960 e Cerutti Gino, cantato da Giorgio Gaber, “monta in fretta” su una Lambretta ed entra nella storia. Oggi lo scooter Innocenti torna alla ribalta come ospite d’onore della Mostra scambio di auto, moto, ricambi e cicli d’epoca, edizione numero 69, in scena a Novegro dal 17 al 19 febbraio 2017, con una ricchissima rassegna di scooter made in Lambrate.
Il tappeto rosso della 69° Mostra Scambio di Novegro, è tutto riservato agli scooter Lambretta e ai settanta anni dell’azienda milanese. Sarà, infatti, una mostra tematica di questi veicoli, il motivo di richiamo che condurrà i visitatori attraverso una parata di modelli legati strettamente  a quel capitolo della rivoluzione industriale italiana del dopoguerra scritto dalla motorizzazione di massa su due ruote. Alla tradizionale mostra scambio di auto, moto, cicli e ricambi d’epoca non mancheranno meravigliosi scooter che hanno fatto la storia del motociclismo italiano e che tanto hanno contribuito alla motorizzazione di massa.
E a Novegro rispunta una sfida dal sapore nostalgico: Lambretta contro Vespa, come nel dopoguerra quando i due scooter rivali dividevano il popolo dei neomotorizzati creando una contrapposizione quasi filosofica. La Vespa, disegnata nel 1946, quindi di anni ne conta 71, da Corradino D’Ascanio, ha continuato a vivere, evolvendosi negli anni, fino a diventare un’icona mondiale, declinata in decine di modelli.
E la Lambretta? Lambrettwist, cantavano i Cetra, in uno spot di settore per tenere in vita il motoveicolo che soffriva la crisi, la concorrenza, la tendenza, la moda, tutta quella roba lì per la quale alla fine ha dovuto arrendersi, anno 1971, traslocando in India e oggi tornando a casa, un po’ diversa, costruita nei più economici stabilimenti di paesi asiatici.
Peccato, perché a Milano, e dintorni, non c’era partita vera tra vespisti e lambrettisti: vincevano i secondi con tre o quattro giri di vantaggio, non soltanto per la velocità che premiava l’articolo nato là dove c’era l’erba e oggi ci sono rottami arrugginiti, vetrate in frantumi, vicino al fiume Lambro, quartiere di Lambrate, da cui e per cui il famoso Ferdinando Innocenti chiamò il veicolo Lambretta.
La Vespa era più fighetta, di gran moda, roba da centrosud, sole e gita ai castelli, qui tra il nebiun, il magun e il panetùn, veniva meglio quella specie di Lego dei tubi e delle cromatura (Innocenti era imprenditore nel settore tubi, il ponteggio del restauro della Cappella Sistina è stato frutto della sua fabbrica). Molto più equilibrato il suo motore centrale di quell’ “accrocco laterale con improbabile tenuta di strada esibito dalla nemica Piaggio” come dicevano i più accaniti tifosi della Lambretta. Il Lambrettista era, dunque, il lavoratore medio che, non potendosi ancora permettere la Fiat o affini puntava sul due posti a cielo aperto, con annesso portapacchi. Nel 1947 lo stesso lavoratore, un semplice operaio, portava a casa ventimila lire al mese. La prima Lambretta aveva un costo di centocinquantaseimila, il boom che arrivò a produrne un milione di esemplari all’anno, fece abbassare la cifra a centododicimila sette anni dopo. Lungo i Navigli, all’Ortica, sito di Milano, ma anche a Santa Rita o alle Ferriere, sito di Torino, contavi più Lambrette che Vespe, a seguire Cinquecento, Seicento, qualche Appia dell’elegante Lancia, motocarri, torpedoni e biciclette.
Niente di meglio quindi della Mostra-Scambio di Novegro per ricordare questa storia gloriosa. Il Parco Esposizioni Novegro infatti si è contraddistinto negli anni quale riconosciuto luogo d’incontro e di scambio commerciale per i collezionisti delle due e quattro ruote. La Mostra-Scambio con il suo dinamismo e il calore della sua immediatezza accosta il pubblico non solo all’ammirazione di esemplari preservati in ogni dettaglio ma anche alla possibilità di intervenire nel restauro e nel recupero di motociclette, biciclette, auto e automezzi di lavoro che costituiscono testimonianze importanti della nostra storia industriale.

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