Robot e (vecchie) automobili

Ci puoi trovare anche il robot dell’infanzia, quello che avanzando rigido e lento, con l’inquietante testa priva di occhi che sbarluccicava e ruotava , travolse per anni difese improvvisate e truppe improbabili, Golem tascabile che solo io potevo fermare. Adesso stava in una vetrinetta di bric-a-brac, a Retromobile, a Parigi: una tra le tante che fanno da confine a decine di metri quadrati di depliants, accessori di ogni genere, brochures, ricambi, manifesti, libri, modellini di tutte le marche e dimensioni, pompe di benzina, mobili che più kitsch non si può…Quattrocentocinquanta espositori e più di cento club dice “Le Figaro” e aggiunge che “i veicoli da collezione generano ogni anno in Francia una cifra d’affari di quattro miliardi di euro e impiegano più di ventimila persone. Il parco francese delle vetture d’epoca raggiungerebbe le ottocentomila unità”.E così via. Non saranno tutte qui, ma ci si aggira comunque tra una folla di anziane signore, ogni anno, come noi, un po’ più anziane, ma decise a non cedere di un palmo (a parte qualche porca macchia d’olio). Per non dire di antichi autocarri e arcigni carri armati attorno ai quali ci si aggira sentendosi ,credo, come i miei soldatini davanti al robot. Ogni tanto ti assale di sorpresa la sensazione di passeggiare in un cimitero monumentale dell’effimero, con qualche sentore di macabro, come davanti alla Peugeot Tipo 163 una furgonette del ’22, ritrovata l’altr’anno a Lione, murata (!) in un locale segreto a quanto pare alla fine degli anni’ 40: come in un racconto di Poe, insomma. Ma poi ci si consola con le feste degli anniversari: si celebrano i sessant’anni della Citroen Ds, i cinquanta di Renault 16 e Peugeot 204 e, perché no, i quaranta della 604 e i sessanta dell’Alpine…e la storia infinita di Matra con quella brevissima di Pegaso…tutte quante coccolate e vezzeggiate come fosse la loro prima volta. E si viene travolti dalle rabelaisiane follie di Bugatti, le tre Royale smisurate, esempio sfrontato di hybris automobilistica, grandi fantasmi luccicanti degli anni tra il ’27 ed il ’33. Anni di crisi, come quelli che ci toccano oggi, ma che non sia cambiato gran che lo ha dimostrato l’asta della collezione Boillon, con la Ferrari California gia’ di Alain Delon, battuta a sedici milioni e passa di euro…Mi commuove di più la Voisin appartenuta a Le Corbusier. Penso ad Andrè Lefèbvre ,l’ingegnere che con Flaminio Bertoni creò Traction e Ds (per non dire della 2cv !): veniva proprio da Voisin, lì aveva studiato l’aerodinamica applicata all’automobile.. seguendo il filo di quel leggendario centro studi e stile (ma non si chiamava così, non ce n’era bisogno..)incontro Henry Dargent, collaboratore e amico di Bertoni. Racconta la storia della nascita della Ds, fa parlare tra loro Lefébvre e Magès, Bertoni e Lefèbvre, ricorda il metodo di progettazione, diverso ma complementare , dei carrozzieri italiani (“vedevano l’auto da subito, tutta intera”)e francesi (“la costruivano per stadi, cartesianamente”),ai suoi tempi, quelli in cui, conclude,” ho avuto la fortuna di lavorare con Bertoni”. Mi pare logico, uscito all’aperto in una ventosa giornata parigina, decidere per la visita immediata del nuovo museo nazionale dedicato a Picasso: davanti ad una scultura che all’epoca scandalizzò penso stavolta che un rivoluzionario diventa un classico (guarda la Ds!) lavorando ogni giorno e inchiodando la rivoluzione nella realtà. Ma già, e il robot? Un’amica lo ha fotografato e me lo ritrovo sul cellulare: lui se ne starà là, incongruo e tenero, tra un portacenere a forma di automobile ed una lampada-elicottero, (piccoli)giocattoli tra (enormi) giocattoli, in fondo.

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