Andando a trenta all’ora si inquina meno, o no?

Essere del mestiere a volte è una fregatura. Perché va a finire che si dà per scontato ciò che per molti invece non lo è. Incredibilmente, ma veramente non lo è.
Mai e poi mai, per esempio, avrei immaginato che qualche illuminato amministratore di enti locali potesse pensare e dare il via libera alle seguenti misure, mirate a contrastare l’eccessiva concentrazione di polveri sottili nell’aria delle metropoli durante i mesi invernali.
Prendete nota: sulle strade di Bergamo città e della cosiddetta “area critica”, cioè i comuni dell’hinterland a maggiore densità di traffico, ogni volta che in futuro si sforeranno i limiti per più di 20 giorni consecutivi (cioè a fine 2016, visto che il peggio d’inizio anno ormai è andato) le auto non potranno superare il limite di velocità dei 30 km orari, anziché i canonici 50.
Chi lo ha deciso, insieme con altre misure restrittive? L’apposito Comitato per l’Aria, chiamato anche Tavolo, come d’uso nel politichese.
Personalmente mi sono risparmiato la fatica di andare a vedere chi ne fa parte, tanto trovo paradigmatica questa deliberazione.
Ma vi pare possibile che chi è stato deputato a operare per il nostro bene non capisca che un’auto che va a 30 all’ora anziché a 50 impiega più tempo a percorrere il medesimo tragitto e rimanendo dunque più a lungo sulla strada con il motore acceso inquina di più? Per non dire dell’effetto amplificatore degli incolonnamenti, con conseguente moltiplicazione degli stop and go, che origina ogni aumento del numero di auto per km. Ci vuole tanto a capire che meno è costante l’andatura e più le auto ad alimentazione tradizionale consumano e rilasciano gas e altri inquinanti allo scarico?
E come si fa a ignorare del tutto il fatto che la stragrande maggioranza dei motori a combustione interna montati su quasi tutte le auto in circolazione danno il meglio di sé, sotto il profilo dell’efficienza, a un’andatura regolare, all’incirca fra i 60 e i 90 orari, e con il rapporto di trasmissione più alto possibile?
Ma in che mondo vivono i nostri amministratori? E proprio non ce la fanno a chieder parere almeno a chi, appunto, è del mestiere? Vero è che quest’inverno molti di loro si sono trovati in diverse città a far fronte a un’emergenza seria, provocata da due mesi praticamente senza pioggia né ventilazione. Come al solito, però, hanno tentato per lo più di arginarla all’italiana, con misure estemporanee (blocchi temporanei della circolazione, le targhe alterne eccetera) dirette a colpire in primo luogo il più facile dei bersagli, cioè le auto.
E a Bergamo guardando oltre sono riusciti a fare peggio, cioè hanno imbastito una toppa che potrà solo allargare il prossimo buco. Come termine di paragone, mi viene in mente a questo punto l’approccio al medesimo problema da parte del municipio di Tokyo, che potei constatare di persona una decina di anni fa: i giapponesi vantavano allora la realizzazione del terzo anello della circonvallazione, che snellendo il traffico aveva permesso di abbattere sensibilmente le emissioni di Co₂.
Noi qui oggi siamo fermi alla scoperta dell’aria sporca.

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