Attacco alla Volkswagen? No, l’attacco è all’automobile

L’Ospite di Autologia: Tommaso Tommasi.

Partito dagli Stati Uniti, l’attacco alla Volkswagen,  sicuramente colpevole di aver truffato milioni di automobilisti con quel suo motore Diesel taroccato,  si è trasformato rapidamente in un attacco al tipo di motorizzazione e, a stretto giro, all’automobile nella sua totalità. Il fenomeno dilagante ha occupato stabilmente le prime pagine dei giornali ormai da 13 giorni (al momento in cui scriviamo questa nota), cosa che a nostra memoria non era mai successo, nemmeno ai tempi dei momenti più difficili della Fiat, verso la metà del primo decennio degli anni Duemila.
Il grande dubbio è che  stia accadendo qualcosa di cui nessuno riesce bene a comprendere appieno la portata. L’attacco all’automobile, di certo strumento che se usato male può causare forti danni, coinvolge una intera società civile che ha impostato la propria vita sulla mobilità personale,  un’industria che nel suo insieme garantisce posti di lavoro a milioni di persone, Reti di vendita che a loro volta occupano centinaia di migliaia di operatori,  Reti di assistenza che dal canto loro danno lavoro ad altri milioni di persone,  reti di distribuzione del carburante con un numero enorme di dipendenti, casse di tutti gli Stati che ingoiano miliardi di euro, di dollari o di altre valute provenienti dalle imposizioni fiscali. In modo certo riduttivo, insomma, abbiamo indicato la dimensione del fenomeno-automobile per sostenere che occorre muoversi con grande cautela non per fare un piacere a questa o a quella Casa costruttrice, a questo o a quel petroliere.
Il Dieselgate,  insomma, ha messo in moto un meccanismo teso a destabilizzare un settore-chiave del sistema industriale mondiale. Chi potrà trarre vantaggio da questo terremoto non è ben chiaro così come non è nemmeno possibile individuare  i veri responsabili del disastro Volkswagen. Qualche top manager della Casa di Wolfsburg ha già pagato perché non è riuscito a controllare ciò che stava accadendo o forse per le sue effettive responsabilità, ma di certo questa storia che sta mettendo in ginocchio l’intero mondo dell’automobile e ben lontana dalla pagina finale.

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