Automotive: le previsioni di AlixPartners sono di una perdita compresa tra il 21 e il 28 per cento a livello mondiale

I problemi maggiori derivano dall’impatto multilaterale e dallo scaglionamento temporale, che colpiscono domanda e offerta. E per ripartire non bisogna esagerare con la produzione, perché l’acquisto dell’auto è differibile nel tempo

Partner storico di #FORUMAutoMotive, AlixPartners ha partecipato attivamente al recente ncontro in formato webinar con una nuova e puntuale ricerca sul tema della mobilità, presentata dal Managing Director Dario Duse. Il tema non poteva che essere quello di un focus sulla situazione generata a livello globale dall’epidemia, accompagnato ancora una volta da suggerimenti sulle linee da seguire, almeno a livello generale, poiché il settore comprende realtà molto diverse tra loro.

“AlixPartners collabora da anni con costruttori e fornitori di ogni livello, ma anche con i concessionari sia in Italia che nel mondo. Quella che stiamo attraversando è una crisi certamente unica per impatto. È fuori dall’ordinario, ma anche dallo straordinario come lo abbiamo conosciuto fino a oggi, perché non nasce dalla finanza, ma da motivi di salute. E colpisce multilateralmente: impatta allo stesso tempo sia la domanda sia l’offerta, e si manifesta in maniera asincrona nel tempo nei vari paesi.”.

Si tratta di condizioni del tutto inedite, complicate dal fatto che l’auto è un settore piuttosto globalizzato, dove molti componenti e sistemi arrivano e partono da un Paese per essere utilizzati ed assemblati in un altro. “A tutto questo si aggiunge lo scaglionamento temporale, con emergenze che si sono presentate in tempi diversi nelle varie zone, un elemento che rappresenta un’ulteriore complicazione al fine di avere la necessaria sincronizzazione della filiera. E attualmente l’unica certezza positiva è che, come tutte le crisi, anche questa passerà”.

Un’altra certezza è che gli strascichi saranno pesanti, anche perché la crisi è arrivata in un momento nel quale il settore era già sotto stress. “L’industria era appena uscita da un ciclo molto lungo, che dai circa 64 milioni di veicoli immatricolati nel mondo nel 2009, è riuscita a risalire a 94 milioni nel 2017 e 2018. Un valore che aveva iniziato una modesta contrazione nel 2019 ma che oggi ha subito un colpo durissimo. Le previsioni sono quelle di una perdita compresa tra il 21 e il 28 per cento a livello mondiale , che riporterebbe il mercato a livelli di circa 63-69 milioni, annullando di fatto tutta la crescita degli ultimi 10 anni”.

In Europa ci si sta cominciando a organizzare dopo la paralisi, mentre la Cina, dove è partita l’emergenza, si è già strutturata. “In questa fase conteranno lo scaglionamento temporale e la capacità di reagire delle varie regioni. I cinesi hanno mostrato di essere veloci a uscire dalla crisi e potrebbero cavarsela con un calo del 11-19 per cento. L’Europa sarà più lenta, perderà tra il 25 e il 35 per cento, all’incirca come gli Stati Uniti, ma in Italia potrebbe andare peggio. Le proiezioni ci portano a stimare perdite tra il 34 e il 43 per cento, vale a dire a chiudere il 2020 con volumi compresi tra 1,2 e 1,4 milioni di immatricolazioni”.

Si dice che la sfortuna ci veda benissimo, e la situazione attuale lo conferma. “Lo scenario è ovviamente drammatico – commenta Dario Duse – perché i costruttori stavano già affrontando enormi investimenti legati al C.A.S.E (Connected, Autonomous, Shared, Electrified): gli operatori stavano investendo i 255 miliardi di dollari necessari per l’elettrificazione ed anche i 48 miliardi che stimavamo necessario per la guida autonoma. Questi, in aggiunta agli investimenti ricorrenti, chiaramente avevano messo in tensione finanziaria l’industria già prima dell’arrivo della pandemia.

Lo studio di AlixPartners comprende anche una parte conclusiva che comprende i suggerimenti per cercare un’uscita non troppo pesante, con elementi fondamentali sui quali focalizzarsi. “Il primo è quello di dare continuità al business, che deve innestarsi sulla priorità di difendere la salute dei lavoratori. Un aspetto irrinunciabile, quest’ultimo, che avrà inevitabili effetti negativi sulla produttività a causa delle variazioni dei turni e del necessario distanziamento. Inoltre, non bisognerà mai distogliere l’attenzione dalla domanda, tutta di ridefinire e da monitorare continuamente. Prevediamo che l’industria dovrà gestire il potenziale gap tra produzione e vendite, e sappiamo che l’acquisto di un’auto è un investimento differibile nel tempo. Quindi potrebbe risultare controproducente partire a pieno regime e gonfiare produzione ed offerta di auto, che potrebbero rimanere  invendute per la scarsa possibilità di acquisto e assorbire cassa”.

1 commento
  1. ;Leonardo Libero
    ;Leonardo Libero dice:

    Ottimo articolo, Anche se i 64 milioni di veicoli immatricolati nel 2009 erano già allora climaticamente insostenibili perchè la loro produzione ha comportato di far emettere in atmosfera almeno UN MILIARDO DI TONNELLATE DI CO2.. A peggiorare il quadro, l’incremento avvenuto negli anni successivi è stato ottenuto drogando il mercato col forzato rinnovo del parco circolante privato giustificato con pretesti ambientali,

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