Per i dealers il Marketing digitale è sempre più indispensabile.

Il convegno Mobilità e Innovazione 4.0, organizzato venerdì 21 aprile nell’ambito di Off Road Show, prima edizione di una rassegna dedicata al mondo dei veicoli fuoristrada a due e quattro ruote, aperta al pubblico a Rimini Fiera fino a domenica 23, ha rappresentato l’occasione per presentare i risultati dell’Osservatorio che semestralmente analizza l’andamento delle imprese impegnate nel settore automotive. L’evento, i cui contenuti sono stati sintetizzati nel sottotitolo “Una sinergia sempre più forte fra dealers, macchine, commercio e web” ha avuto come elemento portante lo studio curato da Format Research e commissionato da Federmotorizzazione (Federazione Nazionale Commercianti Motorizzazione) che raggruppa tutti gli operatori del settore, vale a dire rivenditori e riparatori, ma anche le aziende che operano nel campo di veicoli ricreativi (camper e roulotte) alle quali si sono recentemente aggiunte le sigle Aipark e Unacma, che rappresentano rispettivamente gli operatori di sosta e parcheggi e i commercianti di macchine agricole.

I lavori sono stati aperti da Simonpaolo Buongiardino, presidente di Federmotorizzazione, che dopo avere presentato i dati relativi alle immatricolazioni che confermano la lenta e progressiva ripresa delle vendite dopo la crisi iniziata nel 2008 e protratta fino al 2014, ha auspicato un rapido adeguamento a quelle che sono le normative europee in materia di tassazione, poiché non è più tollerabile che l’Iva ricada esclusivamente sull’utente finale. Ma la ripresa del settore deve passare anche attraverso una serie di iniziative «che vanno dall’abolizione del superbollo che ha massacrato il mercato, come tutte le novità introdotte anche in altri settori dal governo Monti, fino all’inserimento di bonus fiscali che permettano un recupero per i cittadini, sulla falsariga di quelli per l’acquisto di elettrodomestici e per le ristrutturazioni, non destinati a esaurirsi come gli incentivi che hanno effetti limitati nel tempo».

Daniele Serio, direttore di Format Research, ha quindi presentato nel dettaglio i risultati dell’Osservatorio che ancora una volta ha analizzato i dati provenienti dalle 129.520 imprese impegnate. Almeno nella prima parte i risultati confermano quelli dello studio precedente, che evidenziano come l’83 per cento del fatturato provenga dall’attività dei rivenditori, un comparto che rappresenta soltanto un quinto del comparto, vale a dire circa 25.000 imprese. La rimanente quota è formata dal contributo di riparatori e venditori di ricambi, ed è importante sottolineare che il settore è composto in prevalenza da microimprese, che impiegano meno di 10 addetti nel 92 per cento dei casi, una percentuale che è allineata con quella generale delle aziende nazionali, all’interno delle quali le imprese della mobilità hanno un’incidenza del 3,6 per cento. Con una distribuzione non omogenea sul territorio, con il 27 per cento localizzate nel Nord-Ovest, il 18 per cento a Nord-Est,il 19 per cento al Centro e il rimanente 36 per cento al Sud e sulle isole.

È da considerare positiva la stabilità della fiducia dei titolari di imprese nel settore della mobilità, che rimane prossima al 40 per cento, ma con un sensibile divario tra rivenditori e le altre aziende: se per primi vedono la situazione economica migliorare nel 44,7 per cento dei casi, per le altre il tasso si ferma al 30,6, risultati che sono influenzati dalla ripresa delle immatricolazioni, percepita in misura più diretta dalle concessionarie.

L’analisi ha preso in considerazione anche l’aspetto del credito, evidenziando come 2 imprenditori su 10 (il 19,5 per cento per la precisione) abbia fatto richiesta di finanziamenti nel secondo semestre del 2016. Di questi, il 70 per cento ha ottenuto una risposta positiva, ma soltanto nel 35 per cento dei casi l’importo è stato uguale (o superiore) a quello richiesto. Per tre imprese su tre, soprattutto nel Mezzogiorno, la richiesta non ha invece avuto buon fine. Se nel 75 per cento dei casi la richiesta di credito aveva come obiettivo la ricerca di liquidità, nell’11 per cento lo scopo era la ristrutturazione del debito, mentre per il 15 per cento delle imprese il denaro è servito per investimenti, in particolare in nuove tecnologie.

L’Osservatorio ha infatti evidenziato come per il 78 per cento degli intervistati il profilo dei clienti sia fortemente cambiato rispetto a solo due anni fa per quanto riguarda le competenze tecniche e il tipo di informazioni richieste. Di conseguenza è cambiato l’approccio dei venditori in tema di marketing, con solo il 58 per cento che continua a seguire i canali convenzionali. L’8,4 per cento si è invece convertito interamente alle nuove tecnologie, mentre il rimanente 33,5 per cento punta attualmente su un sistema “ibrido”, che sfrutta entrambi i canali. Di conseguenza è ritenuto sempre più strategica la ricerca di personale con addetti in grado di usare con padronanza gli strumenti di marketing digitale. Il 24,7 per cento si è già attrezzato, inserendo nel 65 per cento dei casi dipendenti provenienti da esperienze non legate al mondo automotive. Ma preoccupa il fatto che molte aziende non siano state in grado di aggiornare il loro organico a causa della scarsa offerta di figure qualificate.

 

 

 

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