Entro il 2025 in Italia una rete per l’idrogeno

Entro il 2025, in Italia, si dovrà realizzare una rete di distributori di idrogeno a 700 bar in grado di accompagnare l’introduzione di auto a celle a combustibile, insieme alle auto elettriche.

Tredici multinazionali fra cui Toyota, Bmw, Honda, Daimler e Hyundai sono pronte per rilanciare questo carburante pulito, multinazionali che hanno scelto il World Economic Forum di Davos per lanciare le attività dell’Hydrogen Council. Aziende che rappresentano un fatturato di oltre mille miliardi di euro con una forza lavoro di 1,7 milioni di impiegati.

All’ultimo Salone di Tokyo, le case giapponesi e coreane hanno dimostrato che l’auto con questa alimentazione è una realtà insieme a Bmw, Gruppo VW e Mercedes. Per l’ing. Yoshikazu Tanaka, ingegnere della Toyota, il papà della Mirai “l’idrogeno sarà il carburante del futuro, con un obiettivo di 30 mila unità nel 2020 e la prossima generazione della Mirai è prevista per le Olimpiadi di Tokyo proprio nel 2020. L’auto elettrica ha bisogno di tempi lunghi di ricarica e garantisce autonomie limitate rispetto all’idrogeno”.

In gennaio al Ces di Las Vegas e al Naias di Detroit, General Motors, Ford, Daimler, Nissan-Renault, Hyundai e Fca hanno rivolto l’attenzione all’idrogeno. In particolare ha destato ammirazione il Suv Nexo Hyundai ad idrogeno (pieno in 5 minuti) che si è pavoneggiato nei recenti Giochi olimpici invernali, brand che, entro il 2025, lancerà 31 modelli a basso impatto ambientale). Nel nostro Paese circolano dieci Hyundai ix35 fuel cell a Bolzano dove è in funzione l’unica stazione di rifornimento.

Non è la prima volta che l’ipotesi idrogeno irrompe sulla scena del pianeta auto. 50 anni addietro vide la luce un prototipo di pulmino realizzato da General Motors Electrovan con soluzioni di derivazione aerospaziale. Poi se ne riparlò a metà degli Anni Novanta quando furono realizzati prototipi alimentati dal combustibile ad emissione zero. Rispetto a un’auto elettrica, quella a idrogeno è tecnicamente più complessa. Un tentativo l’ha fatto, negli
anni passati, anche la Bmw (che ha fatto svolgere un test stradale con una Serie 7 sperimentale da Verona all’aeroporto di Monaco di Baviera dove c’era in funzione l’unico distributore di idrogeno in Europa).
L’abbiamo guidata e le impressioni di guida sono state positive a livello di prestazioni. Da segnalare anche il successo della Toyota Mirai che già nel 2015 girava per le strade di Manhattan (una in Italia è in dotazione al Coni).

L’ultimo dei veicoli ad idrogeno della Honda, dopo Fcv, si chiama Clarity Fuel Cell (il primo prototipo data 1999). E’ una super berlina lunga 5 metri dal peso di 5 tonnellate. Rispetto alla Clarity del 2008. Il consumo è di 1 kg di idrogeno ogni 100 km per un’autonomia di 650 km. Per il rifornimento si collega il bocchettone come si fa con il metano. Ad oggi un kg di idrogeno costerebbe 13,8 euro e la Clarity potrebbe percorrere 100 km. Nel giro di un anno e mezzo arriverà anche una Nissan ad idrogeno. Il Giappone per le olimpiadi di Tokyo del 2020 realizzerà 35 distributori nella sola area metropolitana con seimila auto e un centinaio di bus ad idrogeno. <L’idrogeno è ovunque, basta avere l’energia per estrarlo> – ha spiegato Thomas Brachmann, capo europeo del progetto Honda Clarity Fuel Cell. Volkswagen a Ginevra ha esposto la versione ad idrogeno della Golf, la Variant Hymotion. Mercedes sta lavorando al modello destinato a subentrare alla Classe BF-Cell mentre Bmw ha un patto di ferro con Toyota per la condivisione delle tecnologie dell’idrogeno e delle celle a combustibile che equipaggiano com’è noto la Mirai. <Con più di 300 mila veicoli e circa  9 milioni di km percorsi abbiamo dimostrato che l’auto ad idrogeno è pronta per la strada – lo ha detto Herbert Kohler, capo ricerca Mercedes – ma c’è molto da fare per la rete di rifornimento in Europa. Entro quest’anno in listino un nostro modello ad idrogeno>.

3 commenti
  1. Antonio
    Antonio dice:

    Caro Mauro, non sono d’ accordo. Io insieme al mio amico Mario abbiamo fatto una tesi per la laurea in ing. meccanica a Pisa nel 1982 per liberare l’ isola della Gorgona di fronte la città di Livorno da un generatore diesel stravecchio super inquinante. Progetto fatto in collaborazione con Enel. Mettemmo del fotovoltaico e dell’ eolico con produzione di idrogeno nei picchi da utilizzare di notte. Abbiamo tanta acqua di mare da utilizzare. Esistono già diverse case automobilistiche che anno in gamma modelli a idrogeno. Ci so o treni, autobus e camion che vanno a idrogeno.l’ ultima cosa, il relatore della nostra tesi era Dino Dini nipote del famoso matematico. Aveva lavorato 20 anni alla NADA e di idrogeno ne capiva tanto. Buona giornata. Antonio

  2. Mauro Tassinari
    Mauro Tassinari dice:

    Le case sostenitrici dell’H2 sono guardacaso quelle che sono più indietro sull’elettrico.
    D’altro canto in Italia sono 50 anni che aspettiamo una rete di distributori di metano, 20 anni che aspettiamo i distributori di energia elettrica (a proposito di questo abbiamo delle normative assurde che ostacolano la rivendita di energia rendendo quasi illegali le colonnine a pagamento)
    …Ed intanto qualcuno si illude sull’idrogeno!
    Avete mai visto un distributore di CH4? Immaginate un infrastruttura che distribuisce un gas la cui molecola è molto più piccola (=più perdite) e che necessita di una pressione 3-4 volte superiore.
    Aggiungi il fatto che abbiamo metanodotti, elettrodotti ma l’idrogeno dovrà essere portato con camion….
    No, io non ci credo.
    Sono tutte balle per illudere la gente che esiste un alternativa all’elettrico.

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