Per Fca una multa miliardaria e 100mila auto da richiamare

Secondo la redazione economia dell’edizione online del quotidiano Avvenire, che a sua volta riprende Bloomberg News, sarebbe questa la proposta fatta dal dipartimento americano di Giustizia a Fiat Chrysler Automobiles per archiviare il caso sulle emissioni diesel in Usa.

“Una multa “sostanziale ma non specificata” e il richiamo di 104 mila veicoli per portarli a norma di legge, si legge su Avvenire.it, sarebbe questa la proposta fatta dal dipartimento americano di Giustizia a Fiat Chrysler Automobiles per archiviare il caso, esploso nel gennaio 2017, sulle emissioni diesel in Usa. La multa potenziale massima, così come emerse allora, è di 4,63 miliardi di dollari, una cifra equivalente agli utili messi insieme del 2013, 2014, 2015 e dei primi nove mesi del 2016.

A dare notizia del patteggiamento è stato Bloomberg News, secondo cui l’offerta delle autorità Usa è stata presentata la scorsa settimana al gruppo automobilistico italo-americano. Il colosso dell’informazione finanziaria sostiene di avere ottenuto una copia del patteggiamento proposto, che include iniziative volte a mitigare l’inquinamento causato in passato e cambiamenti interni all’azienda per evitare violazioni future delle leggi sull’ambiente. L’indiscrezione ha fatto precipitare il titolo Fca quotato al NewYork Stock Exchange, dove ha perso il 7,16% a 22,30 dollari ma era arrivato fino a 20,68 dollari. Si tratta comunque della flessione maggiore dal gennaio 2017. Il calo non ha comunque intaccato la performance generale del titolo, impareggiabile rispetto a quella di General Motors e Ford. Fino ad ora nel 2018 Fca ha guadagnato il 25% e negli ultimi 12 mesi il 104,59%. Da inizio anno il titolo Gm è rimasto invariato in Borsa ma nell’ultimo anno è salito del 14,75%. Quello di Ford è scivolato del 14,25% da inizio gennaio e di quasi il 13% in un anno. L’intesa “deve includere pene civili sostanziali” che funzionino da deterrente contro violazioni future, hanno scritto i legali del dipartimento americano di Giustizia in una lettera datata 27 gennaio e inviata agli avvocati di Fca. L’intesa non metterebbe fine all’inchiesta penale in corso ma solo a quella civili.

La Giustizia Usa aveva accusato il gruppo guidato da Sergio Marchionne di avere usato un software illegale, il cosiddetto defeat device, per passare test di laboratorio sulle emissioni. Il caso chiamò in causa 104.000 tra Ram e Grand Cherokee con motori diesel prodotti tra il 2014 e il 2016. Fca ha già ricevuto dalle autorità competenti il via libera alla certificazione dei modelli 2017 dei Ram e Grand Cherokee. Questo significa che le stesse soluzioni saranno usate per i modelli 2014-2016 in questione non appena un’intesa sarà raggiunta. Ciò implica che Fca richiamerà i104.000 veicoli presumibilmente inquinanti per metterli a norma. Quindi, la proposta fatta dalla Giustizia Usa in merito ai richiami era in realtà già nei piani. Inoltre, il linguaggio per descrivere la multa “sostanziale” è vago. Resta da vedere quanto Fca dovrà pagare. I negoziati sono appena iniziati e continueranno. Quando il caso esplose, il top manager italo-canadese negò che Fiat Chrysler Automobiles avesse violato le leggi americane sulle emissioni: nel gruppo, disse in una call con la stampa, “nessuno ha cercato di barare” e lui spiegò di avere la “coscienza pulita”. E se c’è stato uno sbaglio, disse, è stato per una sola “incompetenza tecnica”. Lo stesso Marchionne respinse con forza anche solo il paragone tra Fca e Volkswagen: chi lo fa, tuonò, “ha fumato qualcosa di illegale”. Il motivo? Diversamente da VW, che fu travolta dal cosiddetto “dieselgate” nel settembre 2015 e fece un mea culpa riguardante 11 milioni di vetture nel mondo, Fca sostiene di non aver barato. “Le auto di Volkswagen si comportavano in modo diverso a seconda che fossero in laboratorio o su strada”, precisò Marchionne. “Le nostre si comportano allo stesso modo” nelle due condizioni di guida, dunque questo suggerirebbe che non è stato usato il controverso “defeat device”.” (avvenire.it)

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