Formula 1: piloti 2.0, era proprio vero…

Non è mai simpatico autocitarsi. Specialmente per i giornalisti. Ma oggi lo faccio perché i fatti hanno dato pienamente ragione alla tesi che proposi nel primo pezzo da me pubblicato su Autologia ben prima che iniziasse il Campionato 2015. (https://autologia.net/formula-1-del-futuro-piloti-2-0/).
In quel pezzo infatti affermavo che nella F.1 moderna oggi valgono di più i piloti di nuova generazione, nati nell’era digitale e quindi più avvezzi alla gestione della macchina tecnologica ed all’uso dei simulatori, che quelli con grande esperienza. E che quindi avremmo visto prevalere nei vari team i piloti più giovani rispetto ai compagni di squadra più anziani.
E questo si è perfettamente avverato. Al punto che Max Verstappen, pilota della Toro Rosso, ha fatto il pieno di riconoscimenti nelle varie classifiche che hanno premiato, dopo il titolo iridato vinto da Lewis Hamilton, il pilota più meritevole in tutti i sensi. Cioè: il più giovane di tutti, che fece addirittura scandalo perché arrivava in Formula 1 a soli 17 anni e senza neppure possedere la patente di guida, è stato giudicato il migliore, al di là della classifica assoluta in cui il fattore macchina è preponderante. Diciamo che se si dovesse ragionare nei termini velici, che tengono conto del rating, forse sarebbe lui il campione in una classifica compensata.
Ma la conferma di quella tesi ce l’hanno data anche Kvyat, che è stato davanti addirittura al fenomeno Ricciardo sulla Red Bull, Bottas, che ha preceduto Massa in campionato sulla Williams, Perez che è stato davanti ad Hulkenberg con la Force India, Nasr che ha preceduto Ericsson, Grosjean che è piazzato meglio di Maldonado. Perfino nel team Ferrari si può constatare lo stesso risultato: Vettel davanti a Raikkonen. Ma questo era già previsto. E lo stesso Verstappen ha preceduto anche il pur giovanissimo Carlos Sainz sulla Toro Rosso. In qualche caso la differenza d’età è piccola , ma sempre a favore del meglio piazzato.
Le uniche eccezioni sarebbero quelle di Hamilton, che ha qualche mese in più rispetto a Rosberg , e di Button che ha un anno in più di Alonso. Ma entrambe le situazioni sono il frutto di un’altra storia: quella della Mercedes al vertice, e quella della McLaren al fondo della classifica. E comunque appartengono tutti alla stessa generazione, quella che rischia di vedersi sfilare la leadership e per la quale la componente “esperienza” perderà sempre più valore.
Che poi i piloti giovani siano molto meno personaggi di quelli datati è altrettanto vero. E pure questo fa parte della dimensione generazionale di tutta la gioventù. Ma questo è un fenomeno che va analizzato da un sociologo. E allora chiudo qui le mie considerazioni. Ma, se permettete, sono soddisfatto di aver visto giusto: Formula 1, piloti generazione 2.0. Era vero.

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