Già con lo ZERO CINQUE (alcolico) si rischia molto

In quest’ultimo periodo, anche per la recente legge sull’omicidio stradale, da più parti sono stati ricordati i rischi cui incorre un guidatore che, coinvolto in un incidente, viene trovato con un livello di alcol nel sangue superiore a quanto consentito, l’ormai famoso Zero Cinque, cioè zero virgola cinque grammi di alcol per ogni litro di sangue. 
Su questo aspetto, come in tanti altri legati alla mobilità, circolano luoghi comuni sbagliati che inducono a comportamenti pericolosi, sia pure involontari, con possibili conseguenze sanitarie e penitenziarie. Ecco perché ripropongo qui una breve divulgazione degli effetti psicosomatici dell’alcol, con due considerazioni finali ed una proposta.
Con una certa approssimazione, un calice di vino, oppure una lattina di birra, oppure un bicchierino di whisky, si equivalgono come quantità di alcol; sempre con approssimazione, un adulto sano, di sesso maschile, di corporatura media, a stomaco vuoto, sfiora lo Zero Cinque con una di queste tre bevande. Se l’adulto è di sesso femminile, sempre di media corporatura ed a stomaco vuoto, raggiunge lo Zero Cinque. Se questi adulti stanno mangiando, il livello alcolico in entrambi i casi rimane un po’ più basso. Non c’è bisogno di esser esperti per comprendere che queste indicazioni sono suscettibili di variazioni, anche notevoli, da persona a persona, dal suo peso corporeo, dalle condizioni del fegato, ecc. 
Quello che invece è certo è che la guida inizia ad essere alterata anche senza aver raggiunto Zero Cinque ed è per questo motivo che in alcuni Paesi la legge vieta la guida a chi ha bevuto anche solo una sorsata di birra. A Zero Cinque le alterazioni sono, in linea di massima, modeste, ma in molte persone già si fanno sentire o con la pesantezza alle gambe o con una leggera sonnolenza o, al contrario, con una leggera ed anche simpatica euforia. Man mano che cresce il TAS (Tasso Alcolico Sanguigno), gli effetti più che sommarsi, crescono in modo esponenziale: i riflessi si attutiscono, il pericolo o il semaforo rosso viene sì visto ma il sistema nervoso non dà i comandi consequenziali al piede, l’euforia cresce e diviene eccitazione ed alterazione complessiva. A seconda delle condizioni individuali, una persona è considerata “ubriaca” con un TAS tra 1,5 e 2,0. Oltre questi livelli, inizia o progredisce il coma etilico. 
Lo smaltimento dell’alcol avviene attraverso il fegato con un tempo che si aggira attorno a 0,1 grammi per litro ogni ora, sempre che il fegato sia in condizioni di normalità. Se una persona ha raggiunto ad esempio un TAS di 0,8 sono necessarie almeno otto ore di lavoro epatico per eliminare l’alcol. Bere caffè o acqua non serve a niente. 
Quanto sinora sintetizzato, si trova in uno sterminato numero di pubblicazioni e di siti, e qui mi limito a citare quello dell’Istituto Superiore di Sanità. Preferisco aggiungere, inaugurando il mio primo intervento su “Autologia”, alcune considerazioni.
La prima è che la stragrande maggioranza dei pranzi tra parenti (per un matrimonio o per un compleanno) o tra vecchi compagni di scuola vedono un numeroso alzar di calici: un aperitivo prima di sedersi a tavola, un paio di bicchieri durante il pasto, un calice di spumante al termine, un amaro finale per facilitare (così almeno si crede) la digestione. Per quantità di alcol, siamo certamente al di sopra del limite consentito, spesso molto al di sopra, ed infatti l’euforia generale si coglie al momento degli auguri, dei commiati e … dell’ avvio dei motori per il ritorno. E’ questa una piacevole situazione ma di grande rischio, a cui non si presta attenzione, e che può comportare conseguenze molto pesanti, frutto evidentemente di ignoranza dei meccanismi fisici del nostro corpo. Nei 250.000 casi che vedono ogni anno parenti ed amici passare ore al Pronto Soccorso per conoscere cosa di rotto c’è, si parla di “disgrazia”, di “maledetta sfortuna”, o di altre espressioni similari, non di logica conseguenza di riflessi appannati e di comportamenti azzardati. E l’esperienza di un centinaio di anni non ha insegnato gran che; semmai in questo ultimo periodo qualche miglioramento è stato ottenuto dato che i decessi sono stati “soltanto” circa 4.000 all’anno, diminuendo di due terzi rispetto agli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, quando erano in media 12.000 all’anno. 
Un’altra considerazione riguarda un aspetto particolare il mondo dell’informazione, in particolare dei “titolisti”. Non poche volte il titolo o il sottotitolo recita “… ubriaco al volante ammazza …”. Nel 99% dei casi, non si tratta di un guidatore “ubriaco” così come il termine è percepito nel linguaggio comune, cioè una persona che non si regge in piedi e parla con affetto ai lampioni della strada. Si tratta invece di una persona che ha i riflessi attutiti dall’alcol, che si sente un po’ euforico, che sopravvaluta la sua capacità e che compie scorrettezze ed azzardi, tanto “dall’altra parte non arriva nessuno”. Per una persona con un TAS attorno a 0,8 o 0,9 le rilevazioni statistiche parlano di un coefficiente di rischio di incidente di 20 o 30 volte superiore rispetto alla persona completamente sobria. E’ il caso dell’esempio precedente, i parenti o gli amici che hanno festeggiato e che credono di essere “a posto”, anzi, ne sono sicuri. Gli articoli o i titoli dei “pezzi” non dovrebbero favorire questo fraintendimento del termine “ubriaco” e, nei limiti del possibile, dovrebbero far comprendere il rischio in cui si trova la persona con un TAS di 0.8 o anche meno. 
Un’ultima considerazione, di carattere tecnico, ma che può dar vita ad una questione vivace. La stessa quantità di alcol ingerita da una uomo e da una donna, a parità di peso, crea un TAS più elevato in quest’ultima, per la diversa incidenza della struttura ossea su quella corporea totale. E quindi andrebbe abbassato il TAS consentito per il mondo femminile, non saprei se a 0,4 oppure a 0,3: siano gli epidemiologi a definirlo, con l’aiuto degli statistici. Ma la questione avrebbe l’enorme vantaggio di diventare un problema sociale e, indipendentemente dal suo risultato finale, favorirebbe una informazione più vasta nell’opinione pubblica sui rischi oggettivi del rapporto alcol / guida e questo comporterebbe un sicuro risultato positivo. E poi … honny soit qui mal y pense !

2 commenti
  1. Gianfranco Chierchini
    Gianfranco Chierchini dice:

    Grazie di aver segnalato il mio errore di battitura nella quarta riga del testo: si deve intendere 0,5 grammi per litro ! GC.

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