I piloti italiani conoscono solo le due ruote ?

Questa considerazione mi fa incazzare da molto tempo. Ed il risultato del Gran Premio di Silverstone di MotoGP ha ulteriormente accentuato questo disagio. Ma è mai possibile che in Italia non ci sia un pilota all’altezza di guidare una Formula 1? Si, lo so bene. Ci sono di mezzo gli sponsor. Ma allora è mai possibile che il Paese della Ferrari, e della Maserati, e dell’Alfa Romeo che hanno nobilitato per oltre mezzo secolo le competizioni automobilistiche di vertice non sia in grado di esprimere una scuola di piloti ed una cordata di aziende per far correre un italiano nella massima categoria delle quattro ruote? E adesso arriva Monza, ancora una volta senza piloti italiani.
Aggiungiamoci anche che nel Motomondiale perfino le Case giapponesi oltre che ai piloti ricorrono a manager e tecnici italiani e che addirittura la Yamaha ha in Italia le sue strutture agonistiche. Insomma è una resa totale che non ci fa onore. Ma più che altro non ci permette di fremere di emozioni durante i Gran Premi di Formula 1 per un pilota italiano. Tanto più che ora, da notizie recenti, appare chiaro che -confermato Raikkonen per il 2016 – la Ferrari punta ad un straniero ( Verstappen? Sainz? Mah!) per il 2017 e seguenti , mandando a ramengo la tanto decantata Driver Accademy Ferrari che pareva preparasse l’avvento di un pilota italiano sulla “rossa”. Ma se almeno lo facesse debuttare in Formula 1!!! O hanno sbagliato le scelte del vivaio?
Scusate ma io non ci credo che non c’è o non ci può essere un pilota italiano di valore mondiale. Lo provano i 14 italiani in una sola stagione dei primi anni ’90. Lo provano gli Alboreto, i Patrese e tutta quella leva cresciuta negli anni ’80, senza voler scomodare gli Ascari, i Farina, i Bandini e tutti gli altri che hanno costellato la storia della Formula 1. E l’ACI fa abbastanza? Ha già i suoi grattacapi per mantenere a Monza il Gran Premio.
Qualcuno dice: è la Ferrari che catalizza, monopolizza in Italia tutto l’interesse e gli sponsor. Non è vero. Perché non ci sono praticamente sponsor italiani sulla livrea delle Ferrari, quindi… Anzi, gli sponsor italiani sono sui team della MotoGP ed intere squadre del Motomondiale sono italiane con sponsor totali, o quasi , italianissimi. Certo, i budget sono diversi. Ma anche i ritorni. Basta contare i numeri dei contatti TV od i ritorni della stampa.
Mi direte: ma è una storia vecchia. Si, ma quel risultato di Silverstone – non è una novità, né di quest’anno né di passate stagioni – quel tris, ha riportato violentemente di attualità questa realtà.
E adesso arriva Monza…
P.S. Un mio amico, al quale ho espresso il mio disappunto mentre stavo scrivendo, mi ha fatto notare che c’è lo stesso problema anche nei Rally Mondiali. Anzi, lì non c’è neppure una Casa italiana presente. Eppure ci fu una Lancia che mise in ginocchio il mondo. Ed anche la Fiat lo fece. Ed innumerevoli Campioni italiani furono in vetta alle classifiche dominando i rally.
Boh! Così è l’Italia.

2 commenti
  1. Renato Ronco
    renato ronco dice:

    D’accordo Rino. Ma allora perchè nella moto non è così? E non c’è solo il “fenomeno” Valentino. A parte il caso Agostini superlativo, abbiamo avuto Campioni del mondo come Uncini o Lucchinelli, e poi grandi piloti come Biaggi o Loris Capirossi. E tanti altri comprimari come Cadalora, Melandri ed ora Dovizioso o Iannone. Vuoi proprio dire che sia l’eccezione che conferma la regola?

  2. Rino Drogo
    rino drogo dice:

    Beh dopo aver visto la partita Italia Malta di ieri sera non mi pare che lo sport nazionale se la passi meglio Possiamo anche citare i mondiali di atletica di Pechino: zero medaglie per l’Italia. O il tennis, l’Italia dei mille circoli non produce un tennista tra i primi dieci al mondo dai tempi di Panatta e sono quaranta anni.
    Quindi la Formula 1 è lo specchio dei tempi, d’altronde non abbiamo memoria di un pilota italiano che negli ultimi 50 anni sia stato in grado di lottare per il mondiale. Evidentemente le colpe sono tante e ben distribuite, ma come sempre i successi hanno molti padri, mentre le sconfitte sono sempre orfane.

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