Il vento torna a spingere forte dal Sol Levante

Sorpresa dolce per alcuni, amara per altri: al centro fieristico Bigh Sight, in occasione dell’edizione numero 44 del MotorShow di Tokyo, l’industria automobilistica giapponese è risultata stimolante quasi quanto lo era nei magici anni ottanta.
Integerrimi, o furbetti americani, dipende da come li si valuta, state attenti!
Ma soprattutto voi costruttori europei, che vi trastullate tra benzina, diesel e trazione elettrica, senza alcun piano energetico strategico continentale (siamo ancora ai comuni e alle loro piccole idee).
E sempre voi europei che non soddisfatti inseguite pure il mito, creato ad arte, dell’auto che va da sola che potrebbe essere il cavallo di Troia per chi la sponsorizza e si professa vostro alleato.
Nel Paese dove tutto è pensato in formato nano è invece tutto diverso e lo sguardo va oltre.
Alla 44 edizione del Tokyo Motorshow gli uomini dagli infiniti inchini mi hanno proprio stupito perché non mi aspettavo che tornassero a puntare sulla passione senza però tralasciare la razionalità.
In poche parole i giapponesi sono tornati a cavalcare alla grande l’idrogeno ma non paghi hanno presentato tantissime automobili che ruotano attorno all’uomo inteso come soggetto attivo e non passivo. In questi anni si sono ristrutturati, hanno tirato la cinghia, sistemato i conti e sono più forti.
Giusto per dare un numero: Toyota produce nove milioni di auto con più o meno 340 mila lavoratori; Volkswagen l’aveva superata ma con una forza lavoro di ben 593 mila individui!
Altra info: loro che avevano sposato il marketing nell’ultimo decennio del tanto fumo poco arrosto adesso quando parlano vanno al sodo: ai numeri, ai contenuti.
Toyota, Mazda ma anche Honda hanno dato l’impressione di voler spingere fortissimamente sulla passione e sul concetto del dominio dell’uomo sul “cavallo di ferro”, al contrario dei tedeschi e degli americani che continuano a spingere sulle connessioni e sulle tecnologie legate alla guida autonoma, le quali portano sempre più a pensare a “uova con le ruote” made in Cupertino dove l’uomo assumerebbe il ruolo di pacco trasportabile.
Dalla grande arena Bigh Sight di Tokyo si esce convinti che le auto emozionanti avranno ancora vita. Sia quelle tutte da guidare come la Toyota S-FR concept che, in virtù della sua leggerezza e dalla trazione posteriore con motore anteriore, è un inno a tenere un volante tra le mani per sbattersi da una curva all’altra; sia quelle dove la costruzione è un’arte, come la Kikai, sempre di Toyota, che in virtù della sua composizione tubolare è l’emblema della creazione non robotica e dell’oggetto opera d’arte che solo una mente eclettica e acculturata sa creare. Stupenda creatura è apparsa pure la Mazda RX.
Al 44 Motorshow di Tokyo si è avuta l’impressione che i costruttori  giapponesi siano più consci degli europei del pericolo guida autonoma e auto elettrica e cosa potrebbero rappresentare i progetti di Google e Apple a riguardo: la distruzione del mezzo di trasporto individuale come fino ad oggi l’abbiamo conosciuto e usato. In poche parole a rischio con l’auto a guida autonoma è tutta l’industria automobilistica, perché un mezzo varrà l’altro.
Ecco che così i giapponesi tornano all’attacco mettendo al centro l’uomo con le sue emozioni, che crea la differenza.
Dal Giappone, la Corea è vicina e merita ricordare che Hyundai metterà presto sul mercato modelli con il nuovo marchio “Genesis”, creato da zero per far concorrenza a Infiniti e Lexus, ma anche a BMW, Audi e Mercedes.
Per la serie nessuno riposi sugli allori.

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