Inquinamento urbano senza soluzioni?

Il professor Umberto Veronesi, l’oncologo che ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo della scienza e in tutti noi, non si è mai tirato indietro quando il settore delle quattro ruote gli ha chiesto di esprimere un parere sul «demonio» (per i tanti detrattori) auto.
E lo scienziato, in diverse occasioni, ha sempre messo sul banco d’accusa soprattutto le sigarette e i fumi industriali come cause scatenanti le malattie tumorali.
Nel 2006, l’Unrae, l’Unione nazionale delle Case automobilistiche estere, presentò uno studio scientifico realizzato dal Csst, il Centro studi sistemi di trasporto, che aveva lo scopo di «fare chiarezza – si legge in una nota diffusa allora – su alcuni interrogativi ricorrenti: quali responsabilità sono da attribuire all’automobile nella diffusione delle polveri sottili nell’ambiente; se è giusto impedire in modo indiscriminato la circolazione delle auto nei centri urbani quando le centraline danno l’allarme; quali soluzioni dovrebbero adottare i Comuni per evitare la formazione delle polveri sottili».
Aldilà che, a dieci anni di distanza, queste domande rimangono di estrema attualità, visto che l’arrivo della stagione fredda coincide con i soliti provvedimenti tampone da parte dei Comuni e nulla di concreto e strutturale è stato fatto per favorire la mobilità a zero emissioni, quello studio evidenziò come il mezzo su quattro ruote aveva una minima colpa per quanto riguarda il fenomeno delle polveri sottili.
E pensare che dieci anni fa venivano definite «moderne» le vetture omologate Euro3 ed Euro4.
Alla presentazione dei dati, svoltasi a Milano, intervenne anche il professor Veronesi. L’oncologo precisò, nell’occasione, come l’aria ricca di Pm10 fosse dannosa in una percentuale assolutamente più limitata rispetto, per esempio, al fumo di sigaretta o ai fumi prodotti da numerose sostanze chimiche utilizzate in alcuni processi industriali.
Queste affermazioni, rimaste chiuse nei cassetti di chi aveva sollecitato lo studio, che coinvolse anche Anfia (la filiera italiana) e Aci, meritano di essere riprese in considerazione ogniqualvolta, come in queste settimane, il problema smog si ripropone.
E a essere sempre messe nel mirino sono comunque le auto, con la volontà anche di fare cassa (vedi l’improvvisa guerra che il Comune di Milano ha dichiarato ai veicoli bi-fuel a metano e Gpl, da sempre definiti «verdi»).
Risultato: nel 2016 le omologazioni sono arrivate all’Euro6, il resto non è cambiato. E tanta gente continua imperterrita a fumare.

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