L’auto di Apple, ecco perché potrebbe essere un terremoto

Speculazioni da fantaindustria e di fantautomobili. Apple vuole l’auto, elettrica probabilmente. A guida autonoma seconda qualche guru del tech che non ha ancora capito  quale è la complessità  di un’auto che guida da sola e che ci vuole tempo, molto tempo, prima che l’autonomous driving diventi una realtà  tangibile.
E poi tutti i rumors sulla macchina della Mela morsicata che non si sa se nascerà  ma per molti è già la migliore di sempre. La più desiderabile. E poi all’improvviso arriva Marchionne  che senza clamore incontra in California i vertici di Apple con Tim Cook e quell’istrione di Elon Musk, il numero uno di Tesla, produttore di sportive elettriche fortemente  emozionali ma che fa finta di fare il profeta del futuro dicendo che entro qualche  anno sarà  illegale la guida  umana. Una eventualità possibile, ma non credibile se è detta da uno che ha messo sul cruscotto un pulsante per abilitare la funzione “Insane”, cioè pazzia, per scaricare a terra tutta la potenza  di quei meravigliosi e divertenti portapile su quattro ruote che sono le Model S.

Ma torniamo  ad Apple, FCA e Tesla. Perché  il sospetto  che viene è uno solo: non è che la Mela volendo fare un’auto elettrica vuole comprarsi Tesla che ha due modelli (il suv Model X e la compatta Model 3) praticamente  pronti  e inediti. Sono mesi che voci del genere circolano e fanno tra l’altro crescere il già poco sensato valore del titolo di Tesla.
Acquistando Tesla, Apple che ha quasi 200 miliardi di dollari in contanti (roba  da potersi  comprare tutte le case automobilistiche Usa e pure qualcosa in giro per il mondo) potrebbe meravigliosamente riuscire ad arrivare  sul mercato automobilistico  prima del 2020. E già, per fare una macchina puoi  avere tutti i soldi del mondo, ingegneri prelevati dalle migliori aziende ma il tempo non lo puoi comprare. Non puoi saltare le tappe dello sviluppo  di un oggetto complesso ben di più  di un telefonino. Neanche se sei Tim Cook. Neanche se sei una Apple “magica  e meravigliosa”. Ma se ti compri una casa automobilistica piccolina ma tanto figa con due modelli elettrici pronti per metterci il marchio del frutto di Adamo bello e morsicato allora  puoi vendere al mondo l’idea che hai fatto il miracolo. Che sei arrivato dove nessuno è mai giunto prima. E sei in grado di dare fastidio. Parecchio fastidio ai costruttori storici, quello tedeschi in particolare. E il valore di borsa di Apple potrebbe schizzare  dai già pazzeschi 750 miliardi a oltre i mille miliardi  di dollari. Il Pil di uno stato europeo. E quanto piacere potrebbe fare ai boss della finanza Usa far del male all’economia tedesca ed europea?  Forse tanto. E la storia recente ci ricorda il lutto di Nokia, uccisa da Apple, dai suoi  prodotti quasi sempre  eccellenti, dalle hype mediatiche che fanno crescere il valore di borsa e da quella Microsoft  che le ha inferto il colpo di grazia.

Ma torniamo alle auto elettriche, anzi all’ipotetica smart car di Apple.
Anche se comprasse Tesla,  il colosso degli smartphone californiano, che peraltro è ben piazzato su un mercato che potrebbe però  cambiare  di botto, non avrebbe  la capacità  industriale per costruire in grandi volumi.
Ed ecco che in questa, forse folle, ipotesi entra in campo Sergio Marchionne e la FCA che di soldi ha bisogno. Fiat Chrysler  Automobiles potrebbe grazie a un alleanza atipica e crossindustriale dare a Tim Cook la capacità  produttiva di cui ga bisogno se (e solo se) intende  entrare nel settore  dell’automobile.

E sarebbe un bel disastro per i costruttori tradizionali anche per quelli che hanno modelli e tecnologie elettriche  e soluzioni di guida autonoma, un nascente settore che è molto di moda e dove Google sta facendo esperimenti “molto fumo  e poco arrosto” con una vetturetta che sembra un bollitore della Alessi su ruote. Ma big G probabilmente  non vuole fare una vera macchina bensì vuole  creare  un sistema operativo software per l’auto che guida da sola. A Google l’hardware interessa poco, vedi i modello Nexus costruiti da altri e Motorola comprata  e venduta.

Apple, invece, ed è  qui il disastro annunciato, potrebbe davvero voler costruire l’hardware: una vera automobile. E ha a che la capacità  di venderla come il pane anche se avrà  – magari – autonomia limitata delle batterie e prestazioni normali. E la venderà  comunque perché è  forte di un marketing dai riflessi religiosi, fa leva su schiere di fan boy, di fedeli del marchio della mela per i quali qualsiasi cosa arrivi  da Cupertino  è  bella e buona a prescindere. Anche se è uno smartwatch  banale. Figuriamoci  se è un’auto elettrica. L’autonomia non ti permette  di andare al mare? Poco importa? Gli Apple fan guidatori diranno che conta l’esperienza d’uso e l’ecosistema. Già adesso sui social e online, la macchina di Apple sembra essere superiore a tutte. E solo perché  potrebbe avere il marchio della mela. E senza considerare che Apple se mai dovesse lanciare una vettura  probabilmente potrebbe mantenere il suo consueto stile di comunicazione e propaganda che molto spesso fa leva, anche nei media online e offline,   su  addicted e fan boy privi di spirito critico e che saranno magari gli unici ammessi alle presentazioni e ai test come accade ora frequentemente con i telefonini e i computer.

Non si sa se la macchina di Cupertino  nascerà davvero ma di sicuro potrà  creare  una rivoluzione, probabilmente  non necessaria, e forse non guidata da tecnologie  innovative che altri non hanno ma solo da un marketing di straordinaria e pericolosa potenza. Ed ecco che la California tech dichiara guerra a Detroit e a Wolfsburg.

Ripreso da Ilsole24ore.com

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