Le due curve più belle al mondo

A mio parere, ma credo fermamente di non essere l’unico a pensarla così, sono due le curve più belle al mondo. Già, perché sono due, anche se volgarmente e sbrigativamente le chiamano tutti “Eau Rouge”. Avete probabilmente già capito che sto parlando del circuito di Spa-Francorchamps, in Belgio. E le curve sono l’Eau Rouge e l’immediatamente seguente Raidillon. Che non va assolutamente dimenticata perché conferisce quella pennellata di incoscienza che rende spettacolare e unico il Motorsport.
Un pezzo di circuito che ha resistito alle evoluzioni e alle deformazioni del tempo. E per fortuna trasmette brividi ed emozioni ancora oggi, in un mondo di tracciati banali, tutti più o meno uguali, composti da brevi allunghi e ripartenze all’uscita di curve lente.
Forse non tutti sanno che l’idea di far correre le vetture in mezzo alle foreste delle Ardenne venne quasi cent’anni fa a due Signori belgi accomunati dalla passione per il Motorsport. L’allora Presidente del Royal Automobile Club Belgium, Henri Langlois Van Ophem, e il Direttore del giornale locale “La Meuse”, Jules de Thier. Bene, i due si inventarono un circuito in mezzo al verde, lungo ben 14 chilometri, sfruttando la viabilità ordinaria che serviva il triangolo verde composto dai comuni di Francorchamps, Malmedy e Stavelot.
Ne venne fuori un “simil-Nurburgring”, un po’ più corto ma altrettanto complicato da affrontare. Velocissimo e pieno di saliscendi. Iniziarono a correrci un po’ tutte le categorie di auto e moto. In gare sprint o di durata.
Ovviamente i passi avanti della tecnica e le conseguenti evoluzioni velocistiche delle vetture imposero un certo numero di modifiche nel corso degli anni. Adeguamenti sostanziali che si sono resi necessari principalmente dopo le vibranti e giustificate proteste dei piloti capitanati da Jackie Stewart che nel 1970 si rifiutarono di correrci ancora perché, grazie alle primissime appendici aerodinamiche, le vetture erano diventate molto più veloci in curva ed il circuito non possedeva gli standard di sicurezza adeguati. Va bene andare forte, ma lì si rischiava davvero troppo.
E così, nel 1979, venne inaugurato l’attuale tracciato, lungo “solo più” 7 chilometri, sempre basato sulla viabilità ordinaria e, soprattutto, con tutti gli stessi contenuti di emozione dell’originale. Insomma, il DNA del circuito era rimasto fortunatamente lo stesso. Un circuito per Numeri 1, in cui il pilota può davvero ancora fare la differenza. E anche l’EauRouge-Raidillon era ed è sempre lì, ad esaltare i talenti.
E pensare che questo pezzo di circuito non faceva parte del tracciato originale. All’inizio, dopo il tornante della Source (quello che oggi si affronta subito dopo il traguardo) si scendeva repentinamente verso una curva che piegava a sinistra, proprio sopra il canale denominato “Eau Rouge”. E poi si arrivava ad un tornantino stretto verso destra, “Virage de l’Ancienne Douane”, che rappresentava di fatto il punto più lento del circuito. Quello che rompeva il ritmo vertiginoso che i temerari dovevano tenere tra quelle colline. Così non andava bene…
Ed allora, nel 1939, cosa si potevano mai inventare gli ideatori di un circuito così spettacolare se non una curva velocissima su una pendenza assolutamente inusuale nel panorama corsaiolo mondiale? Nacque così la “Raidillon”, in francese “salita ripida”. 24 metri di dislivello in 240 metri di pista. Raccordata in modo armonioso con la precedente curva a sinistra sull’Eau Rouge. Con un raggio di curvatura molto ampio da consentire la percorrenza a velocità elevate. E fatta apposta per lanciarsi nel migliore dei modi verso il lunghissimo rettilineo del Kemmel dove normalmente si toccano le velocità più elevate.
Una modifica di valore sportivo incommensurabile, almeno a mio parere. Che ci ha regalato la maggior fonte di brividi nel paniere mondiale di circuiti. E che ha fortunatamente resistito alle usure o deformazioni del tempo. Se lo si vede dal vivo, quel pezzo di circuito è ancora più impressionante. Sia la discesa impervia che porta giù in fondo con l’insaccamento dell’Eau Rouge, sia la risalita velocissima e cieca che le vetture “a posto” consentono (teoricamente) di fare “in pieno”, o quasi. E questa è una cosetta che i grandi piloti di talento fanno sembrare normale, che però tanto banale non è mica…
Così come è tutt’altro che banale trovare il set-up giusto delle vetture che in quel punto devono rimanere con le quattro ruote ben attaccate al terreno senza pompaggi o rimbalzi strani. Altrimenti si vola via e sai che disastro… Quindi devono essere equipaggiati con ammortizzatori reattivi ed efficienti. E poi la vettura deve garantire il grip laterale adeguato, quindi carico aerodinamico elevato, per consentire ai piloti che se la sentono di fare “in pieno” quelle due curve pazze.
C’è una traiettoria sola all’EauRouge-Raidillon. Un “binario” che diventa sempre più stretto e arduo da infilare, tanto più si va su con la velocità. Una roba seria, insomma, come non se ne vedono più da nessuna parte, in giro per il mondo. Fatta apposta per esaltare i piloti di valore.
Nel prossimo weeekend, a Spa-Francorchamps, ci va a correre la Formula 1. Segnatevelo. E’ uno spettacolo da non perdere.

1 commento
  1. Pier
    Pier dice:

    Condivido appieno il suo commento è spettacolare da sempre da me atteso come pochi altri gp in tv. Non l’ho mai visto dal vero, ma spero di riuscirci. E’ un circuito bello nato da adeguamenti in loco e non progetti al computer come del resto lo erano il vecchio Hockeneim e Silversone (quest’ultimo veramente stravolto nel suo spirito). Circuiti che assieme a Monza con le sopraelevate e metto anche Imola hanno contribuito non poco al successo della F1. Ora il signor Ecclestone pretende dei salassi da questi circuiti per farci correre le F1, ma se i circuiti si unissero potrebbero essere loro a chiedere soldi a Eccleston per farci correre il “SUO” circus. Altrimenti che se ne vada pure ad est dove ci sono bellissimi perfetti anonimi circuiti disposti a pagare le cifre da lui richieste. Mi spiace dirlo ma il calo degli spettatori è dovuto anche ai lobotomizzati odierni circuiti. Monza è e deve restare il tempio della velocità dove si raggiungono le velocità massime dell’intera stagione di F1 altro che gicane. La sicurezza si può e si deve ottenere anche con altri sistemi. Buon GP a tutti.

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