Limite di velocità per le biciclette?

L’Ospite di Autologia, Marcello Pirovano, giornalista, direttore di Japan Car Magazine, Europe Car Magazine, MotorPad TV e Motorpad.It

In Olanda si pone il problema del controllo della velocità delle biciclette.

Dalla civilissima Olanda portata a modello in molte cose – tranne quando ci manda i suoi tifosi imbecilli a devastare Roma e demolire i nostri monumenti – arriva una proposta in materia di sicurezza e di controllo del traffico in città sulla quale vale la pena di riflettere.

Segnala infatti il supplemento “Sette” del Corriere della Sera (di cui prendiamo conoscenza con qualche ritardo) che si è aperto un dibattito sull’opportunità di stabilire un limite di velocità anche per le bicilette. Il problema è sorto anche in relazione al gran numero di bicilette a pedalata assistita in circolazione e in grado, con questo aiuto tecnico, di superare i 45 km/h e, quindi, potenzialmente più pericolose in caso di caduta o di incidente con un pedone.

Il Governo vorrebbe imporre un limite 25 km/h e l’associazione Fiesterbond che rappresenta i ciclisti spinge invece per i 30 km/h ma, e qui sta il senso di responsabilità di tutti, senza mettere in discussione il principio di una regolamentazione.

E’ la riprova, come si sa e come sostiene lo stesso “Sette” con il quale è impossibile non essere d’accordo, che lassù le piste ciclabili “…sono una cosa seria”. Non come in troppe nostre città dove spesso sono semplici tracciati scoloriti sulla strada, inutili, pericolosi, frequentati più da scooter e moto che non dalle biciclette. E non di rado rifiutati anche dagli stessi ciclisti.

A noi pare un discorso serio, così come sarebbe tempo porre sotto controllo in modo più stringente certi comportamenti pericolosi e contrari al Codice della Strada di una minoranza di ciclisti irresponsabili che ignorano semafori e strisce pedonali, girano di notte senza una minima segnalazione luminosa, zigzagano sui marciapiedi e contromano, magari telefonando e parcheggiando dove gli pare proprio come i peggiori automobilisti.

Lo chiedono, del resto, anche gli stessi ciclisti più consapevoli che non vogliono esporsi a inutili ed evitabilissimi pericoli demandandone la totale responsabilità ad altri; la grande maggioranza rifiuta anche, a ragione, di essere coinvolta nell’immagine negativa che coinvolge tutti coloro che, sulle due ruote a pedali hanno il sacrosanto diritto di muoversi in totale sicurezza, loro e degli altri e lo stesso sacrosanto dovere di comportarsi seriamente.

Vogliamo parlarne senza isterismi e preconcetti?

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