Molti modi di fare guerra al fumo

Quella contro il fumo è una commendevole battaglia che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha deciso da tempo di combattere con tutte le armi di cui dispone. è recente l’annuncio di un decreto che porterà al divieto di fumare nelle automobili dove ci siano a bordo dei bambini. Una scelta coraggiosa, certo, ma temiamo velleitaria perché non sarà facile l’accertamento che dovrà essere fatto nel momento in cui effettivamente in auto un adulto fuma avendo a bordo dei bambini.

Comunque non è certo nostra intenzione contestare una misura che va a protezione dei nostri figli piccoli, ma visto che il ministro Lorenzin è deputata a sorvegliare sulla salute non solo dei bambini ma di tutti gli italiani, una domanda sorge spontanea: il ministro sa che sulle strade italiane circolano parecchi milioni di automobili (oltre 10 milioni) che dai tubi di scarico emettono sostanze dannose per i nostri polmoni, sostanze che siamo costretti a respirare quando ci avventuriamo a piedi nel traffico o anche quando siamo al volante di vetture “pulite” magari con un finestrino abbassato?

Di sicuro il ministro Lorenzin è ben informata sui costi che la comunità deve sostenere per curare malattie polmonari conseguenza di queste situazioni forzate e certo non scelte dagli italiani. E già questo sarebbe un bel punto di partenza per affrontare il problema della grande fetta del parco circolante molto inquinante.

Non volendo però farne un fatto di economia domestica, riteniamo che chi governa il nostro Paese debba misurarsi, combattendolo, con tutto ciò che danneggia la salute degli italiani scegliendo il modo migliore per ovviare alle negatività di una vita che ci impone veleni tutti i giorni.

Ed è abbastanza straordinario che il presidente del Consiglio dei ministri non abbia ancora preso in mano il problema della salute dei cittadini nella loro interezza, limitandosi a trovare soluzioni per salvare strutture industriali come l’Ilva, privilegiando l’importantissimo bisogno di conservare posti di lavoro mettendo in secondo piano la salute di chi in quelle aziende ci lavora o che semplicemente ci vive a contatto fisico.

La salute degli italiani merita un posto d’onore sul tavolo delle riunioni dei ministri. Per carità, qualcosa si è fatto e qualcosa si farà, ma c’è veramente da sorprendersi per il disinteresse di fronte ad un problema gigantesco come quello del parco circolante che non solo inquina, ma che è anche più pericoloso rispetto alle attuali automobili in produzione. Ci sono fior di statistiche che lo dimostrano e che forse sono state sottovalutate non solo da chi ci governa, ma anche da chi dovrebbe condurre in nome della salute dei cittadini battaglie più puntigliose.

Tutto ciò detto, il fatto che una attenta revisione del parco circolante nell’ottica dell’inquinamento e della sicurezza porti come effetto collaterale un rilancio del mercato dell’auto con recupero di gettito Iva, con salvaguardia di posti di lavoro dopo quelli persi a causa della lunga crisi del mercato, con un ritorno positivo sul Pil grazie alla ripresa delle vendite deve essere visto come una conseguenza positiva e non come la vera ragione per condurre quella doverosa battaglia. Ed è questo il vero compito di chi rappresenta la filiera dell’automotive.

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