“Occultamento di cadavere” o “Sbatti il mostro in prima pagina” ?

Ci dispiace veramente tediare i nostri amici lettori con queste diatribe da condominio, che magari faticano anche a comprendere. Ma dobbiamo farlo perché ci sembra giusto dire la nostra, visto che tutta la polemica ruota intorno ad un intervento pubblicato da Autologia.net, il nostro “ blog dell’auto per chi la guida, chi ci lavora e chi la racconta”, che è sempre più letto, sempre più preso in considerazione come luogo d’incontro di autorevoli opinionisti, e sempre in prima linea per “Difendere il giornalismo”.
E’ vero, la tecnica giornalistica di “Occultare il cadavere” è molto diffusa nei media del nostro paese a tutti i livelli, ce lo ricorda il nostro anonimo collega, che si firma su Prima Comunicazione (un mensile sconosciuto ai più, ma molto letto dagli addetti ai lavori) con lo pseudonimo Max Medici,.
Ma parlando di “Volkswagengate”, il fatto che i giornalisti di settore, cioè quelli che hanno una conoscenza maggiore del prodotto auto, non si siano immediatamente accaniti contro il costruttore tedesco al centro di uno scandalo senza precedenti, non significa per forza che essi temano “ …di disturbare un colosso che potrebbe rinascere dalle ceneri del “dieselgate” – come scrive Medici – e tornare a essere il grande inserzionista pubblicitario che è stato negli ultimi decenni” Semmai questo potrebbe essere una preoccupazione degli uffici marketing dei giornali, che oggi comandano su tutti, e non solo sulle pagine dedicate ai motori.
E’ vero, del caso VW si sono occupati di più redattori che hanno poca dimestichezza con l’auto e i suoi aspetti tecnici e lo si è capito anche dalle “cazzate” strillate o scritte in quantità.
Altro che “Occultare il cadavere”, qui abbiamo assistito ad un’altra tecnica, quella altrettanto ben conosciuta dello “Sbatti il mostro in prima pagina” ancor prima di capire che cosa stava succedendo.
Sì, caro Max, i colleghi specializzati Automotive non si sono rallegrati per l’imbarazzante scivolone dei crucchi, non ne hanno gioito come ad un gol di Rivera alla Germania (non lo ha fatto neanche Marchionne, da persona straordinariamente intelligente qual è, che ne aveva più motivo, vista la rivalità atavica proprio con VW), perché hanno subito capito che ci sarebbe voluto un attimo a fare di tutt’erba un fascio e rinforzare così l’attacco continuo che l’automobile subisce quotidianamente, ora più che mai accusata pubblicamente di uccidere le persone anche con l’inquinamento atmosferico.
Se, poi, vi viene la voglia di cliccare su Autologia.net sul pulsante “Marche” e poi “Volkswagen” (Link : https://autologia.net/category/volkswagen/) avrete la possibilità di leggere diversi punti di vista, non sbraitati come nei talkshow, di colleghi veramente “competenti”, e potrete anche trovare quello che Medici accusa i giornalisti di settore di avere invece “occultato”. E vale anche per il collega Pierluigi Bonora, che è diventato, senza colpa, il “capro espiatorio” di tutta una categoria, paradossalmente pur non avendo risparmiato, anche dalle pagine del suo Giornale, dure critiche al Gruppo tedesco (…chissà poi perché proprio lui? sarà antipatico a Medici, tiferà per una squadra diversa dalla sua? sarà di diverse convinzioni politiche ?…mah).
Ebbene sì, la nostra è una categoria che difende questo mondo dell’Automotive, forse anche un po’ per interesse privato, probabilmente un po’ per la passione che ha per l’automobile, sicuramente un po’ per difendere qualche posto di lavoro, che credetemi esiste qua e là….ed uno è anche il tuo, caro amico Max !
E voi colleghi, che ne pensate?
Alfio Manganaro

prima_comunicazione_10_2015

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12 commenti
  1. Autologia
    Autologia dice:

    Ho letto lo “scoop” di Prima Comunicazione firmato dal presunto Max Medici, e ho pensato che questo anonimo scrivente volesse far vedere quant’è bravo a fare le pulci ai giornalisti che si occupano di automobile. I quali sono diversi tra di loro, per il semplice motivo che non tutti pensiamo le stesse cose, proviamo le stesse sensazioni testando un’auto. Come è inevitabile, e giusto, che sia. Ma che il caso VW sia stato in qualche modo celato sulla stampa italiana è una bufala che solo un non lettore dei giornali può affermare, e la conferma viene proprio sfogliando i giornali, sui quali tutti i giorni si leggono notizie sul Volkswagengate. Nel mio piccolo ho pubblicato un lungo articolo sul sito http://www.remocontro.it, dove firmo come “Bastian contrario”, e ho raccontato la vicenda. Allora mi chiedo: perchè il presunto Max Medici ha fatto quella sparata, dal momento che proprio la carta stampata lo smentisce quotidianamente? Per avere evidenza? E perchè usare uno pseudonimo? Per invidia o che altro? Comunque Prima Comunicazione poteva stare più attenta.
    Daniele Protti

  2. Autologia
    Autologia dice:

    Caro Alfio,
    non ti devi meravigliare se solo pochi colleghi hanno voluto esprimere la
    loro opinione sul caso Max Medici. Ormai molti di noi sono perfettamente
    consapevoli dell’inutilità di certe polemiche.
    Personalmente, credo sia però necessario chiarire alcuni punti.
    I colleghi che scrivono di auto a tempo pieno da sempre sono esclusi dalle
    pagine che non siano quelle cosiddette dei motori. Sul fronte Volkswagen –
    fra gli “specializzati” – solo alcuni hanno scritto persino in prima pagina
    dei quotidiani nazionali: ricordo Berruti, Bonora, Donelli e Ursicino. Su
    altri temi, escono spesso dal loro recinto Borgomeo e la Carretto. Se altri
    ci sono stati, chiedo qui scusa per l’omissione. Per la gran parte degli
    “specializzati” l’unico terreno di gioco è quello delle pagine dei motori
    dove si ragiona poco sui grandi temi dell’automotive e molto sulle novità di
    prodotto.
    E’ un dato di fatto, è la regola del gioco, divenuto più aggressivo con
    l’ingresso in campo del marketing sia delle Case sia degli editori. Non
    dobbiamo fare finta di nulla, perché è un dato di fatto che la nascita delle
    pagine dei motori (nel 1959 facevo parte dei giornalisti che dettero vita al
    primo supplemento, le 4 pagine di Paese Sera, mentre in assoluto la prima
    pagina dell’auto fu quella di Giorgio Gregori su “Il Giorno”), sono state il
    riflesso della crescita delle inserzioni pubblicitarie. Cosa che oggi si
    ripete in un altro settore: tante pagine di pubblicità della moda, tanto
    spazio alle sfilate, agli indumenti intimi, alle scarpe…
    Nessun condizionamento, sia chiaro: l’importante – allora come oggi – era
    scrivere di automobili, accendendo l’interesse dei consumatori. Nessuna
    imposizione o al massimo più attenzione e più spazio ai prodotti
    appartenenti agli inserzionisti presenti in modo più massiccio. Fu così che
    nelle redazioni nacquero i giornalisti dell’auto, quelli che i colleghi
    apostrofavano spesso con un “beato te che giri il mondo” (grazie agli inviti
    delle Case).
    Insomma, evitiamo di sentirci vittime di Max Medici, perché in modo
    maldestro l’anonimo ha comunque evidenziato un problema che c’è, sbagliando
    clamorosamente le conclusioni. Non c’è una fuga dalle responsabilità, gli
    specialisti hanno scritto poco dell’affare Volkswagen per un solo motivo:
    perché pochissimi (li abbiamo citati) sono stati cooptati dalla direzione
    del proprio giornale per intervenire sulla storica truffa del software. Ma
    chi ha scritto del Dieselgate non mi pare che abbia avuto timori
    reverenziali. Leggere per credere.
    Tommaso Tommasi

  3. Autologia
    Autologia dice:

    Caro Alfio, credo sia più saggio non dare visibilità a questo anonomo signore che non ha nemmenop il coraggio di rivelarsi per quello che è. Ma può un giornale ( lo definirei più un periodico che fa dello scandalismo la sua prima necessità) continmuare a pubblicare articoli spazzatura sotto uno pseudonomo ? Già questo mi sembra un modo di fare giornalismo non coerente con la tanto decantata deontologia. Se partiamo da queste premesse mi sembra naturale lasciare l’autore al suo destino, che trovo triste e superficiale. Parlare tanto per farsi sentire non è mai stato un modo di fare da persone corrette e stimabili. Perchè non ci fa sapere quale è ed è stato il suo percorso professionale ? Potremmo così metterlo a confronto con quelli che lui accusa di non fare onestamente il mestiere. A Prima comunicazione sono tutti al disopra di sospetti? Non voglio dilungarmi oltre, non lo merita, ma mi trovo completamente d’accordo con quanto scritto da Troise e Ciccarone.
    Massimo Signoretti

  4. Autologia
    Autologia dice:

    Caro Alfio,
    sono anni che questo argomento è sistematicamente all’ordine del
    giorno nell’ambiente giornalistico. E sinceramente sono stufo di
    spiegare, puntualizzare, chiarire, come se dovessi difendermi da
    qualcosa. Può anche darsi che qualcuno di noi abbia la coscienza
    sporca, ma il discorso non può riguardare tout court la categoria dei
    giornalisti dell’automobile. Forse riguarda una minoranza della
    categoria e, probabilmente, tutte le professioni. La professionalità
    riguarda l’individuo, e la storia professionale di ognuno di noi vale
    come garanzia individuale. Per quanto mi riguarda, in 40 anni ho fatto
    mille mestieri (ho lavorato agli Esteri, in Cronaca, allo Sport, alle
    Province, ho fatto l’inviato speciale, il redattore capo…) e il
    settore “Auto e Motori” ha rappresentato sempre, per me, un “lavoro
    aggiunto”, che ho voluto fare a tutti costi, anche a prezzo di grandi
    sacrifici, per il semplice motivo che sono un grande appassionato del
    settore. Per me provare un’auto, scoprirne i segreti, i pregi, i
    difetti, conoscere i progettisti e i manager dell’azienda che la
    produce e la commercializza, rappresenta il modo migliore per lavorare
    divertendomi, appagando un’aspirazione. E credo che sia così per molti
    di noi. Può darsi che questo provochi sospetti e invidie, ma penso che
    sia la condizione migliore per fare un buon lavoro, a beneficio
    dell’utilizzatore finale, ovvero il lettore. Secondo il nostro anonimo
    censore, invece, questa linea di condotta procurerebbe favori e occhi
    di riguardo verso i nostri interlocutori (nel caso specifico
    Volkswagen). Non entro nel merito, ma mi affido a qualche capitolo
    della mia carriera per ricordare al nostro le querele e le aggressioni
    che ho dovuto subire in nome della mia serietà professionale,
    l’esclusione per un certo tempo dagli eventi della Ford, la
    sospensione temporanea degli investimenti pubblicitari della stessa
    casa automobilistica sul mio giornale, il dossier/denuncia dell’Alfa
    Romeo contro di me (e sono un alfista convinto!) quando rivelai
    notizie sulla “33” che avrebbe preso il posto dell’Alfasud e commentai
    i deludenti risultati in Formula 1. Se non bastasse, forse vale la
    pena ricordare che ho applicato il “modello di lavoro” legato all’auto
    (passione e impegno prima di tutto) anche ad altri settori. E così mi
    è capitato di trovarmi con maschere antigas nel pieno di tumulti di
    piazza mentre altri colleghi se ne stavano in albergo, o di essere
    aggredito da un famoso allenatore di calcio perché avevo scritto un
    articolo scomodo su di lui. E allora, di che stiamo a parlare?
    Sergio Troise

  5. Gian Marco Barzan
    Gian Marco Barzan dice:

    Non condivido nulla dell’articolo di questo “Medici” . Inoltre, sono sempre stato contrario agli pseudonimi e ritengo giusto che ci “si metta la faccia” con nome e cognome sempre e comunque.

  6. Autologia
    Autologia dice:

    Vedi Alfio, l’anonimo di Prima non lo considero un collega, per quanto mi riguarda ho lavorato in maniera onesta e se l’anonimo, o non lo sa o non lo ha considerato, vuol dire che ê appunto un falso impreparato. Col mio lavoro alla luce del sole e onesto, ci metto faccia e nome, non mi sento coinvolto da uno che non ha il coraggio di metterci nome e faccia e per giunta su una testata che non mi pare sia stata o sia al di sopra delle parti. Quindi o parafrasando il marchese del Grillo, “io so io e sto Medici ê un …”, oppure meglio “non ti curar di lui ma guarda e passa”, credo che il mio punto di vista sia chiarissimo. Se poi l’estensore delle accuse ha le palle e la dignitá di farsi vedere e aprire un vero confronto son qua a disposizione.
    Paolo Ciccarone

  7. ercole spallanzani
    ercole spallanzani dice:

    Caro Alfio, non amo intervenire nei dibattiti sui social, ma stavolta credo che sia opportuno fare chiarezza. Sono perfettamente d’accordo con il tuo commento, ma nella nostra categoria, così come al di fuori, c’è tanta gente che gioisce delle disgrazie altrui, per invidia, perché hanno un senso di inferiorità, perchè non si sentono realizzati nella loro professione. Questo Medici farebbe bene ad uscire allo scoperto, a meno che non abbia scheletri negli armadi, o la cosiddetta coda di paglia per nascondersi dietro un nome di fantasia.
    Gli attacchi violenti da parte di una certa stampa e di alcuni giornalisti nei confronti della Volkswagen hanno mostrato la scarsa informazione di chi opera nel mondo dei motori.
    E’ vero la casa tedesca ha taroccato i dati, ed ha…truffato coloro che acquistavano i diesel, ma il discorso finisce qui, e perché si criminalizzano solo i motori a gasolio? Non ho letto una riga sulle auto vecchie che circolano sulle nostre strade, che sono milioni, che non sono catalizzate, che utilizzano la benzina verde, o che sprigionano fumi che sembrano ciminiere? Inquina più un’auto che non rispetta i valori Euro 5, ma quelli Euro 4, oppure inquinano più queste automobili, od anche dei Tir e degli Autobus cittadini che dovrebbero essere fermati dalla prima pattuglia della stradale che li incontra?
    Attaccare la Volkswagen si attacca anche la componentistica italiana, si rischia il contraccolpo e una nuova fase negativa dell’economia e per quale motivo dovremmo adeguarci a queste Cassandre?
    L’attacco alla Volkswagen arriva da oltre Oceano, sembra quasi un disegno mirato a mettere in crisi non la sola Volkswagen ma tutta l’Economia Europea che dopo anni di grande crisi sta uscendo a fatica dalla recessione. Caro signor Medici avrebbe fatto bene, invece di prendersela con Bonora e altri colleghi, fare una riflessione sul perché di questa denuncia, avrebbe fatto bene anche a capire come gira il mondo in questo momento, e probabilmente avrebbe fatto delle considerazioni diverse da quelle che ha fatto.
    Questo è il mio modesto pensiero, ed quello di uno che segue i motori sin dal 1965, che continua a seguirlo e che apprezzato i miglioramenti e l’evoluzione dell’automobile in mezzo secolo, e di questo dobbiamo ringraziare tutta l’industria, compresa anche quella che può aver commesso qualche errore.
    Ercole Spallanzani

  8. Renato Scialpi
    Renato Scialpi dice:

    Mi spiace leggere un commento (e mi perdoni Caldera se lo cito come esempio, non è certo l’unico) come “Criticare un gruppo come quello tedesco si traduce in una critica all’intero pianeta dell’auto”.

    Chi ha a cuore il futuro del pianeta auto deve fare anche di più: un manipolo di ingegneri all’interno di un’azienda di primaria importanza ha ordito una truffa. Di questo si tratta e come tale va raccontato. Ovvero come di un fatto gravissimo, che merita eterna crocefissione per usare i termini del collega. Non parliamo di bazzecole, non fosse altro che per il numero delle auto coinvolte.

    E chi avesse a cuore anche il futuro di Vw deve criticare ancora più duramente, come fa in questi giorni Le Monde. Perché il clima di omertà indotto da autoritarismo dittatoriale che pare emergere dagli audit interni, se confermato getterebbe ombre ancora più gravi di questo singolo episodio sull’intero gruppo.

  9. Autologia
    Autologia dice:

    Mai come in questo caso è valido il proverbio di antica saggezza contadina “il raglio d’asino non sale in cielo”. L’esimio collega, che si trincera (chissà perché) dietro a uno pseudonimo prima di attaccarci farebbe bene a informarsi e a verificare le notizie, entrambe pratiche ormai in disuso nella nostra categoria. Oggi è più facile e comodo sbattere, come dici tu, “il mostro in prima pagina”, anziché “perdere tempo” a verificare le fonti. Io, negli editoriali su Auto & Lusso, non soltanto non mi sono accanito contro Volkswagen, ma ho cercato di spiegare fatti e antefatti dell’affaire e soprattutto, di utilizzare gli anni di esperienza nel settore, per correggere le macroscopiche inesattezze, per non dire “cazzate” sparate dai media. Penso che una certa umiltà da parte dei colleghi dei quotidiani di chiedere lumi al responsabile dei motori della propria testata avrebbe evitato il baillame di idiozie che si sono scritte e si continuano a scrivere sull’argomento. Ma siamo nell’era dei social e tutti si sentono in diritto di pontificare su tutto e tutti, figuriamoci chi si crede “unto dal Signore” solo perché fa la nostra professione.
    Enzo Caniatti

  10. Renato Ronco
    renato ronco dice:

    La verità? Per tutti i colleghi del settore (quelli veri !) che hanno a cuore la realtà ed il futuro dell’automobile la vicenda VW è stata una spiacevole pugnalata. Addirittura una sofferenza, anche perchè abbiamo dovuto subire la marea di assalti di amici e conoscenti che ci hanno bombardato di domande alle quali era molto difficile rispondere senza conoscere in profondità il trucco tecnologico. Dirò di più: ho sofferto al pensiero di quanto hanno dovuto patire i nostri referenti italiani ( da Nordio in giù ) per vicende che erano al di sopra delle loro teste. A me sembra che sulla vicenda siano intervenuti più che altro quelli tecnicamente più informati. Ed è giusto così, per non aggiungere bestialità alle tante che abbiamo dovuto vedere. E per chi, come me, è più vicino al mondo dello sport vale un solo principio: il rispetto delle regole. E il commento si chiude qui.

  11. Maurizio Caldera
    Maurizio Caldera dice:

    Comunicazione, forse, “prima” solo nel senso che non è attuale. Leggendo il pezzo del fantomatico Medici (non ha modo di firmarsi come tutti noi, si vergogna o ha paura che gli contestino qualcosa?) trovo soprattutto che sia frutto di ignoranza dell’argomento. Spacciare per deontologia una critica che non riesce a basarsi su motivi solidi non è giornalismo, peggio per il periodico di “addetti ai lavori” come si autodefinisce prima comunicazione. Non lo avrei mai saputo – non lo leggo più da tempo perché non amo essere informato sui gossip di cortile – se non fosse per Autologia che lo estratto dal grigiore, ma ciò mi ha portato a scorrere le righe di chi ha scritto senza conoscere l’argomento di cui parla. E questo nonostante il giornalista sia colui che ti spiega quello che non ha capito. Mi pare che dietro lo pseudonimo dell’autore ci sia persona che farebbe meglio a capire come gira il mondo, non quello di corrotti e corruttori, ma quello di tutti i giorni. Criticare un gruppo come quello tedesco, infatti, si traduce in una critica all’intero pianeta dell’auto. E non dimentichiamo che, se il PIL deve alcuni punti all’economia di questo pianeta, sono molte le famiglie che vivono grazie a questo mondo, che può commettere errori per i quali venire esposto a critiche, ma che non merita di venire crocifisso per questo. O vogliamo parlare di corruzione in senso allargato e citare i processi in corso, a persone che intanto restano ad occupare i posti nei quali hanno vissuto e accettato la corruzione?
    Maurizio Caldera

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