Ogier e la Polo dominano in Sardegna

Le ambientazioni naturali e ideali dei rally sono state storicamente la neve e la terra. Per gli appassionati i ricordi vanno subito alle strade innevate del rally di Monte Carlo, agli sterrati in Toscana del rally di Sanremo, alle piste della savana del Safari, ai dossi del Mille Laghi in Finlandia. I rally su asfalto hanno un po’ snaturato quella dimensione avventurosa, e tolto un po’ di spettacolarità, anche se in qualche modo contribuiscono anche loro all’evoluzione tecnica, alla ricerca e allo sviluppo, per le case costruttrici di vetture e di pneumatici, impegnate nelle competizioni.

Una bella occasione per chi aveva voglia di terra e polvere, di derapate e controsterzi è stato il Rally di Sardegna. Sicuramente una delle gare più spettacolari del campionato del mondo. 400 km di prove speciali in uno scenario unico, quello della Gallura, con qualche scorcio anche sulla meravigliosa costa dell’isola.

La sfida al vertice era tra le case che partecipano al campionato mondiale: Volkswagen, Ford, Citroen e Hyundai.

Dopo una gara infernale ha vinto, per la seconda volta consecutiva, il francese Ogier con la VW Polo, che ha annullato nell’ultima tappa il vantaggio che si era costruito il neozelandese Paddon con la Hyundai.

Una vittoria importante e forse decisiva per il pilota transalpino e per la casa tedesca che si trovano adesso in testa al campionato con il doppio dei punti nei confronti del secondo classificato Ostberg con la Citroen DS3.

Il successo conquistato su questo terreno così insidioso, più del 50% dei concorrenti hanno dovuto abbandonare, è una dimostrazione dell’affidabilità ormai raggiunta dalla Polo, che ha già vinto il mondiale rally nel 2013 e nel 2014. Un’ulteriore dimostrazione delle ambizioni del gruppo tedesco che è impegnato nel Motorsport con tutti i suoi marchi: VW e Skoda nei rally, Audi, Porsche, Lamborghini e Seat in pista.

A questo proposito, tornando al rally di Sardegna, purtroppo al di là della magica prestazione del nostro Andreucci,8º con la Peugeot, non c’è traccia di italianità e fa rabbia pensare che il progetto Polo nei rally, sia stato fortemente voluto e sostenuto proprio dall’italiano Luca De Meo, che aveva già dimostrato di credere nelle competizioni quando aveva “resuscitato” il marchio Abarth.

1 commento
  1. Renato Ronco
    renato ronco dice:

    Che rabbia vedere un Rally d’Italia quasi senza nulla di italiano! E pensare che le Case italiane ed i piloti italiani hanno fatto grande il rallismo….. Grazie Andreucci e grazie Peugeot Italia: almeno abbbiamo potuto fare un po’ di tifo!

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