Rassegna stampa, passione e tormento

Il mio rapporto con le forbici e la carta (quella stampata) ha inizio nel tardo pomeriggio di lunedì 16 ottobre 1978. Sono quasi le sette e mezzo di sera e mi trovo diligentemente seduto davanti al Capo Ufficio Stampa del primo Gruppo automobilistico italiano ed europeo (si, sempre quello di Corso Marconi 10), che sta per assumermi nel suo team. In particolare, nel dipartimento che cura la rassegna stampa, quella immensa raccolta di articoli di giornali e riviste (italiane ed estere) che i manager di ogni Grande Gruppo sono soliti leggere velocemente al mattino prima di iniziare la loro giornata lavorativa.

A un certo punto la nostra attenzione viene attratta dal gracchiare del piccolo televisore che Lui ha su un piccolo tavolo alla destra della scrivania. “Caspita (non è stata proprio questa la parola usata) hanno fatto il papa nero!” commenta il mio futuro Boss, evidentemente tradito da quel ‘Voitiua’ con cui il cardinale Felici aveva pronunciato il nome di Karol Woityla, il nuovo Pontefice. Tant’è, in pochi secondi quasi tutta la mia futura vita lavorativa viene già segnata da due elementi che mi avrebbero accompagnato per molti, lunghissimi anni: i giornali (quelli della famosa rassegna stampa, una passione che alla fine si sarebbe trasformata in un tormento) e Papa Giovanni Paolo II. Considerato poi che il mega-presidente della stessa azienda era solito scorrere la rassegna stampa praticamente all’alba, ciò significava che chi la doveva preparare era costretto ad alzarsi prima, molto prima… Ed eccoci allora al terzo elemento: la mia sveglia mattutina, che per anni è rimasta sempre fissata tre le quattro e le sei del mattino, a seconda delle mie residenze e dei miei conseguenti trasferimenti.

I giornali e quello che c’era scritto dentro: per me tutto è sempre dipeso da loro (fine settimana compresi), umori e malumori, talvolta vere e proprie incazzature, ma spesso anche gran belle soddisfazioni. Montagne di carta: di quotidiani, di settimanali, di mensili e non soltanto di quelli specializzati dell’automobile. Quintali di cellulosa che mi sono passati tra le mani e che ho dovuto letteralmente divorare con gli occhi (e con le sempre immancabili forbici). Una vera e propria overdose dalla quale, fortunatamente, ne sono uscito da un pezzo. Una droga che mi ha accompagnato per tutta la mia carriera, anche quando leggere e ritagliare gli articoli era solo la prima e più piccola parte del mio lavoro. Dovunque sia andato, me la sono sempre portata dietro, la rassegna stampa, facendo la fortuna dei vari edicolanti vicini alle mie sedi operative, assurti d’un colpo al ruolo di miei fornitori ufficiali.

Oggi, a distanza di trentasei anni, di quei famosi tre elementi non me n’è rimasto alcuno: il mio papa preferito se ne è andato nel 2005, la sveglia mattutina è decisamente cambiata (in meglio) e i giornali non li posso più vedere. La rassegna stampa (fatta dagli altri, ovviamente, su internet o in tivù) beh, quella la seguo sempre. Pensando alla loro, di sveglia…

3 commenti
  1. Sergio Casagrande
    Sergio Casagrande dice:

    Ciao Sergio,
    innanzitutto un saluto e un abbraccio.

    Poi… quanto scrivi non fa altro che confermare la mia convinzione già espressa in altre parti di questo blog… Che i PR e gli addetti stampa di un tempo sapevano fare molto bene il loro mestiere e (purtroppo) non ci sono più…

    A proposito, guarda che molti degli “altri” di cui parli non mi sembra proprio che si alzino a quegli orari… O quantomeno prima di mezzogiorno non rispondono mai (se rispondono) al telefono. E alle 12.30 spesso sono già irreperibili…

  2. Pierfrancesco Caliari
    pier francesco caliari dice:

    caro sergio vedi però che quella rassegna stampa ci ha insegnato tanto e soprattutto a leggere i giornali! cosa che non tutti sanno fare.

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