…avanti un altro.

Altra vittima illustre per le emissioni truccate?
Questa volta si tratta della Renault ed è, come sempre, tutto da dimostrare. Intanto ieri il titolo è crollato in Borsa perdendo a fine giornata il 10% dopo aver recuperato.
La notizia per arrivare sulle prime pagine di tutti i giornali ha seguito un iter tortuoso. Infatti, pare che alcuni fonti francesi siano stati rilanciate da Blooomberg, riprendendo un volantino del sindacato transalpino Cgt, secondo il quale ispettori del governo si sono recati nell’impianto transalpino di Lardy lo scorso 7 gennaio. Il sindacato stesso ha tirato le somme insinuando che il fatto genera sospetti su un possibile coinvolgimento di Renault nello scandalo sulle emissioni che ha colpito Volkswagen.
Pare, infatti che la polizia abbia sequestrato computer proprio là dove si effettuano i test sulle emissioni
Sempre secondo la Cgt sarebbero stati perquisiti anche gli impianti di Guyancourt (Yvelines), Plessis-Robinson et Boulogne-Billancourt, presso Parigi. La Cgt afferma di essere stata informata dai delegati degli impianti di Lardy e Guyancourt. “Abbiamo interpellato ieri la direzione – afferma il delegato centrale Frank Daoût – ma non abbiamo avuto risposte, siamo tutti sorpresi”.
Tempestiva la presa di posizione della Casa francese che ha immediatamente emesso un comunicato che afferma:
“Dopo la rivelazione pubblica da parte dell’EPA – Agenzia americana di protezione dell’ambiente – dell’esistenza di un software tipo Defeat Device presso un noto costruttore automobilistico, il governo francese ha istituito una Commissione tecnica indipendente.
La Commissione tecnica indipendente – detta Commissione Royal – ha la missione di verificare che i costruttori francesi non abbiano equipaggiato i loro software equivalenti.
In questo contesto, l’UTAC sta attualmente testando 100 veicoli in circolazione, di cui 25 di Marca Renault, un numero che rispecchia la quota di mercato di Renault in Francia. A fine dicembre 2015 erano già stati testati 11 veicoli, di cui 4 Renault, il che ha permesso alle autorità francesi di avviare un dialogo intenso e fruttuoso con l’ingegneria di Renault.
La Direction Générale de l’Energie et du Climat (DGEC – Direzione Generale dell’Energia e del Clima), interlocutore pilota della Commissione tecnica indipendente per conto del ministero francese dell’Ecologia, dello Sviluppo sostenibile e dell’Energia, ritiene fin d’ora che la procedura in corso non evidenzierebbe la presenza di un software truccato montato sui veicoli Renault.
Si tratta di una buona notizia per Renault.
I test in corso consentono di anticipare soluzioni migliorative sia per i veicoli Renault che usciranno dagli stabilimenti sia per quelli in circolazione, che il Gruppo Renault ha deciso di presentare rapidamente sotto forma di un Piano Emissioni Renault, teso a rafforzare le performance energetiche dei nostri veicoli.
Parallelamente, la DGCCRF ha deciso di far realizzare un complemento d’indagine in loco, destinato a validare definitivamente i primi elementi di analisi registrati dalla Commissione tecnica indipendente.
La DGCCRF si è recata presso il Quartier Generale, il Centro Tecnico Renault di Lardy e il Technocentre di Guyancourt.
Le équipe di Renault assicurano la loro piena cooperazione ai lavori della Commissione Royal e alle indagini complementari predisposte dal ministero dell’Economia.
Dopo il successo della COP 21, Renault intende accelerare il proprio coinvolgimento a favore di soluzioni industriali utili alla tutela del pianeta.
Il Gruppo Renault è presente fin d’ora nella top 3 (1° nel 2013, 2° nel 2014) dei programmi di miglioramento dell’impronta CO2. Da 3 anni, il Gruppo Renault ha concretamente ridotto del 10% la carbon footprint dei suoi veicoli.”
Vale sempre, anche per noi, il fatto che chiunque è innocente, finchè non viene provato il contrario, speriamo quindi che si faccia chiarezza in fretta.

1 commento
  1. Autologia
    Autologia dice:

    Commento di Pierluigi Bonora
    E’ strano che l’altro giorno, lo stesso del terremoto che ha colpito Renault per una presunta frode sui motori diesel, ipotesi poi rientrata (ma intanto il titolo era precipitato in Borsa trascinandosi l’intero comparto auto), nessuno abbia tirato in ballo il recente anatema del ministro all’Ambiente francese, Sègolène Royal. Oggetto dell’anatema, lanciato l’autunno scorso, era proprio il motore diesel: “Un giorno o l’altro, bisognerà farla finita con il diesel”, l’affermazione di Sègolène, anche se a farne le spese, in quel caso, saranno soprattutto i due gruppi transalpini, Renault e Psa Peugeot Citroen, dove lo Stato è presente con proprio quote (l’Eliseo ha messo in conto le conseguenze?). Una semplice coincidenza la bufera su Renault, parzialmente rientrata dopo che non sono state riscontrare irregolarità con software manomessi come è successo a Volkswagen? Insomma, si è fatto del “terrorismo”: prima di parlare di frode bisogna esserne certi al 1000 x 1000. In gioco c’è la reputazione di un costruttore, il suo futuro e quello di decina di migliaia di famiglie. E se fosse solo la prima avvisaglia di una guerra che, partita negli Usa con Volkswagen (da biasimare il caso dei software truccati ma nulla da dire sulle tecnologie “verdi” di cui dispone il gruppo), è pronta ad allargarsi all’Europa? Parigi e Londra hanno già manifestato il proprio dissenso verso il diesel tout court. La caccia alle streghe è in pieno svolgimento. E a livello normativo c’è gran confusione e troppe disparità. Regole e limiti dovrebbero essere gli stessi qui in Europa e Oltreoceano.
    Pierluigi Bonora

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