“Veloce come il vento”: un film da non perdere

Sarà perché è stato in gran parte girato nella “mia” Imola, o perché ho assistito dal vivo a molte delle scene di inseguimento girate incredibilmente in mezzo al traffico sulle strade e le piazze cittadine, ma “Veloce come il vento” è davvero uno dei più bei film sulle corse automobilistiche che sia mai stato girato, non solo in Italia. Ritmo, velocità, credibilità della trama e perfetta interpretazione dei due protagonisti, Stefano Accorsi e Matilda De Angelis, ne fanno un film che gli appassionati di corse e di auto non possono perdere. Il fatto poi che la trama prenda spunto da una storia vera, quella del troppo presto dimenticato campione europeo e italiano di rally degli anni Ottanta Carlo Capone, ne fanno l’ulteriore incentivo per non perdere questo film.
La trama è incentrata sulla passione della giovane protagonista, Giulia De Martino, per le corse, tanto che a soli 17 anni è già impegnata nel Campionato Italiano GT al volante di una Porsche. Dopo la morte improvvisa del padre si trova però senza una guida capace di aiutarla e consigliarla: è a questo punto che tutte le doti e l’esperienza del “balordo” fratello Loris le permettono di tirare fuori il meglio di se stessa, mentre anche il fratello riesce a far riemergere le sue qualità, come uomo e soprattutto come pilota (cosa che invece purtroppo non è accaduta a Capone). Le scene sulle strade aperte al pubblico in cui sono protagoniste la mitica 205 Turbo 16 (arrivata direttamente dal museo Peugeot) e anche la “piccola” 205 GTI (complimenti ai PR Peugeot per l’immagine sportiva e vincente della Casa francese trasmessa dal film), le immagini della Turbo 16 protagonista dei rally iridati negli anni Ottanta e le avvincenti scene girate durante le gare dell’Italiano GT si alternano a un racconto dai risvolti umani ben diverso dalle classiche storie d’amore che solitamente accompagnano i film sulle corse. Il tutto è completato dalla splendida interpretazione di Accorsi, che riesce a far ridere e divertire nonostante la tragedia che sta vivendo, e naturalmente dall’improbabile ma immancabile finale “a sorpresa”.

2 commenti
  1. lucapazielli
    lucapazielli dice:

    Per me la verità sta solo nel titolo
    “Veloce come il vento “. Perché il pilota Carlo Capone,alla cui storia dicono di essersi ispirati gli autori del film, era davvero veloce.
    Il personaggio interpretato da Stefano Accorsi, nulla ha a che vedere con il pilota piemontese vincitore del campionato europeo nel 1984. Probabilmente tutto nasce dall’intenzione della produzione di attirare l’attenzione di appassionati di rally e fare cassa. Ma gli intenditori non ci sono cascati. Perché già l’immagine della locandina che riproduce la Peugeot 205 T16 non ci azzecca con quella Lancia 037 bianco/rossa di Capone.
    Ma soprattutto è la tossicodipendenza del personaggio e la sua innaturale partecipazione a gare clandestine che stona con un ambiente sano dei rally.
    Niente a che vedere con il bellissimo film Rush, che racconta la storia vera, soltanto un po’ romanzata,di due personaggi come Lauda e Hunt.
    Le gare automobilistiche non hanno bisogno di queste pellicole che riproducono un ambiente che nulla ha a che fare con lo sport.
    Infine quello che mi fa più rabbia è sapere che mentre viene spacciato il suo nome,Carlo Capone stia vivendo una triste vicenda personale, lontano dalla ribalta.

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