VESPA, 70 anni di storia e libertà

Non è un’auto, vero. Ma ambiva ad assomigliarle. Quindi si può fare un’eccezione anche per Autologia. “Vespe truccate, Anni Sessanta, girano in centro sfiorando i 90, rosse di fuoco, comincia la danza (…). Dammi una Special, l’estate che avanza, dammi una Vespa e ti porto in vacanza…”. Diciassette anni fa Cesare Cremonini e i Lùnapop fotografarono in una canzone l’essenza di un mito: la sua freschezza, e il senso di libertà che ha sempre emanato. Oggi che compie 70 anni, la Vespa rappresenta anche qualcosa di più: un pezzo di storia d’Italia, e di costume. Ma soprattutto di sana nostalgia. Che nessun nuovo modello, anche se sempre conforme alla filosofia costruttiva di quelli del passato, potrà mai placare.

Lo sa bene chi ancora oggi conserva con affetto la sua Vespa di ragazzo che sfida il tempo, e magari si accende sempre (o quasi) anche al primo colpo di pedivella. Impossibile allora non segnare sul calendario la data di un compleanno speciale, il 23 aprile: quel giorno del 1946 fu depositato a Firenze il brevetto per una «motocicletta a complesso razionale di organi ed elementi con telaio combinato con parafanghi e cofano ricoprenti tutta la parte meccanica». In una parola, lo scooter più bello che sia mai stato inventato. E destinato a diventare il più famoso al mondo.

Come tutte le invenzioni più geniali, c’è sempre un’alchimia di casualità che le determinano: la Vespa infatti nacque dall’intuito di Enrico Piaggio, che voleva riconvertire l’azienda di aeroplani di famiglia, e dal talento di Corradino D’Ascanio, ingegnere aeronautico che non amava la motocicletta: insieme al disegnatore Mario D’Este, ne progettò una, l’Mp6, che ne avesse le prestazioni ma – dicono i documenti di allora – «con la popolarità della bici e l’eleganza e la comodità dell’automobile».

La scintilla decisiva fu quella di eliminare la catena (che “sporcava” e mal si adattava alla tipologia di utente alla quale era rivolta) e di optare per una scocca portante a presa diretta, il cambio spostato sul manubrio per una guida più agevole, e una sospensione a pantografo mutuata dai carrelli degli aerei per facilitare il cambio delle gomme. A battezzarla ci pensò Enrico Piaggio in persona: la forma ampia ma dal “vitino” stretto gli sembrò un insetto.

CiaoBellaVespaE Vespa fu. Settant’anni tra pochi giorni e sempre in viaggio. Simbolo dell’Italia che si rimetteva in moto dopo la guerra, dal primo esemplare uscito dallo stabilimento di Pontedera nel ’46, la 98cc: ne furono prodotte duemila, un numero più che quadruplicato l’anno dopo quando esce la 125, «non una motocicletta – recitava la pubblicità – ma piuttosto una piccola vettura a due ruote». Fu un successo strepitoso, con un milione di esemplari venduto in 10 anni dal debutto. Da allora i “vespisti” hanno invaso il mondo: nel 1950 partì la produzione in Germania, nel 1953 sono diecimila le stazioni di servizio nel mondo e i Vespa club, ideati dallo stesso Piaggio, contano 50.000 iscritti (oggi sono 60.000), mentre nel 1951 alla Giornata italiana della Vespa parteciparono in ventimila.

Fabbricata dall’India al Brasile, è diventata un fenomeno di costume, leggenda vivente dell’ingegno e del design italico, copiata in mille modi ed esposta al Moma di New York. E campionessa di vendite, con oltre 18 milioni di esemplari venduti dappertutto. «Per il vostro lavoro, per il vostro svago: “Vespizzatevi”», è il primo slogan della casa che anche in questo ha fatto storia. Le immagini conservate dal monumentale Archivio Storico Piaggio, che possiede oltre 150.000 documenti, meglio di qualsiasi discorso fanno capire come la Vespa attraverso le sue campagne pubblicitarie «abbia parlato alle famiglie – come spiegano a Pontedera – durante il boom economico, e ha saputo rivolgersi ai soggetti sociali emergenti: prima ai giovani, poi alle donne. Ha parlato di rivoluzione delle forme, di ecologia, di libertà, di estetica, di risparmio e convenienza, di relazioni. E lo ha fatto sia attraverso i grandi manifesti pubblicitari, sia usando prima il cinema e poi la Tv, fino all’avvento del Web nei giorni nostri». Tra tutti i messaggi, il più famoso, e surreale, «Chi Vespa mangia le mele (chi non Vespa no)», inventato nel 1969 da Gilberto Filippetti: divide il mondo e schiera lo scooter con i giovani. Tra i testimonial invece i migliori rimangono Gregory Peck e Audrey Hepburn in “Vacanze romane”, anche se sono decine le pellicole che l’hanno immortalata.

tiamoVespaPiù di 150 in 7 decenni invece le versioni immesse sul mercato. La più ricercata dai collezionisti è la 125 U (che sta per utilitaria): lanciata nel 1953 per far concorrenza alla Lambretta Innocenti, con estetica spartana ma costo ridotto, fu prodotta in soli 7.000 esemplari. Le più longeva è la mitica 125 Primavera (1968) e la successiva PX (1977), il “vespone” che vanta il primato di singolo modello più venduto: 3 milioni. C’è il “vespino” 50, ultima creatura di D’Ascanio per fare a meno della targa quando diventa obbligatoria per le cilindrate superiori: 3,5 milioni commercializzati in più versioni dal 1963, tra cui l’ET4 del 2000, che promette 500 km con un pieno. L’ET4 125 nasce invece nel cinquantenario: è la prima spinta da un motore a 4 tempi e ridà anche fiato all’azienda – fu il due ruote targato più venduto in Europa nel ’97 e ’98 – che stava attraversando anni difficili dopo quelli d’oro, e chiudeva il secolo passando addirittura al fondo tedesco Morgan Greenfell.

Con Roberto Colaninno nel 2003, Piaggio tornava italiana e poi in utile. E la Vespa, non a caso, ricominciava a viaggiare: in un decennio ha triplicato le vendite (166 mila l’anno scorso) e le fabbriche. Allo stabilimento di Pontedera si affiancano prima quello vietnamita di Vinh Phuc, poi quello indiano di Baramati. Nel 2003 nasce la Granturismo, la più grande e potente, nel 2012 la 946 che rievoca nel nome il suo anno di nascita ma guarda al futuro e nel 2015 esce in una nuova veste firmata da Giorgio Armani. Affiancata, in commercio, dalla Primavera, la Sprint, la gamma GTS dalla grande scocca.

Un’avventura lunga 70 anni, celebrata con una versione speciale, in uscita tra poche settimane, caratterizzata da cromie uniche, e festeggiata in casa, a Pontedera, con l’inaugurazione del nuovo stabilimento automatizzato della verniciatura, un raduno internazionale dal 23 al 25 aprile e la mostra, al museo Piaggio, “In Viaggio con la Vespa” che raccoglie foto, video e testimonianze di 200 appassionati.

Ruote piccole, micidiali sul bagnato e sul pavè. Ma anche estati infinite, ragazze sul sellino dietro: gocce di memoria, speranza di futuro. Forse ingenuo, di certo sorridente. Che può capire solo chi ha provato e sa “quanto è bello andare in giro con le ali sotto ai piedi se hai una Vespa Special che ti toglie i problemi…”.

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