Chi ha paura della guida autonoma?

Nel prossimo futuro l’automobilista sarà passeggero, ma non è facile affidarsi completamente ai veicoli.

Si legge da ogni parte, ed è ormai un futuro praticamente inevitabile quello della mobilità smart, ovvero intelligente e capace di decidere al posto nostro. L’automobile sta diventando sempre più medium, e come in ogni progresso ci darà delle possibilità finora inedite, privandoci di alcune che ora ci sembrano irrinunciabili.

Per ora, la guida assistita ci aiuta con videocamere posteriori, allarmi per il mantenimento della carreggiata, frenate automatiche in presenza di pedoni, ciclisti, ostacoli, ma tra i suoi benefici più diffusi oggi ci toglie anche qualcosa: il cruise control adattivo è un sistema che ci consente di guidare pur non guidando effettivamente. L’auto pensa a regolare la velocità e la distanza di sicurezza dal mezzo che ci precede, e a noi rimane soltanto il merito di dover frenare in tempo.

Se adesso siamo fermi al livello 3 di guida autonoma, nella prossima decade arriveremo comodamente al livello 5, quello in cui basterà sedersi al posto di guida, digitare la destinazione sul navigatore, e godersi la passeggiata senza dover mai mettere le mani sul volante o i piedi sui pedali. Di esempi di queste auto del futuro, fino a poco tempo fa immaginate soltanto nella fantascienza, ce ne sono molti in versione concept: dalla Chevrolet Bolt – una comune berlina compatta priva di volante e pedali – alla Renault EZ-Ultimo, vero e proprio robot autonomo con gli interni di un jet privato in cui manca totalmente il posto di guida.

La guida autonoma solleva questioni importanti: per prima cosa l’affidabilità. Anche con i mezzi più avanzati, la tecnologia può fallire. Pensiamo ad esempio ad un bug, un errore nel sistema operativo dell’auto, addirittura ad un attacco hacker ai sistemi di guida di questa o quella casa automobilistica. Se il deficit tecnologico venisse meno e causasse un tamponamento, o un incidente fatale, di chi sarebbe la colpa? Il conducente di domani dovrà comunque rimanere all’erta, ma quando ancora più avanti non sarà previsto alcun intervento, cosa accadrà?

Difficile ora prevedere ogni risvolto, ma sicuramente cambieranno le polizze assicurative, e verranno aggiunte le voci in tutela di chi avrà auto autonome. C’è inoltre da aggiungere che secondo gli analisti con il passare delle decadi ci saranno sempre meno auto private e sempre più auto condivise gestite da compagnie o hub che avrebbero assicurazioni ad hoc.

Nonostante ogni transizione tecnologica avvenga con ritmi molto lenti, immaginiamo da qui a 5 anni una passeggiata in auto robot per le strade di Roma, Milano o Napoli: chi avrebbe paura della guida autonoma? Pedoni che spuntano all’improvviso lontano dagli attraversamenti, auto parcheggiate in doppia fila, cambi di corsia forzati, una crisi per le macchine digitali laddove l’automobilista è capace di reagire meglio.

Saremmo capaci di affidarci completamente all’auto robot, magari viaggiando comodamente nel salotto dell’abitacolo senza volante né pedali e magari rivolgendo le spalle alla strada leggendo un libro? Personalmente non credo. Almeno fino ai prossimi vent’anni la compresenza di auto a guida autonoma di livello molto avanzato e auto tradizionali sarà complessa, e si vedranno i primi frutti – come ad esempio la riduzione per gli incidenti dovuti alle velocità oltre il limite – soltanto successivamente. (Luca Secondino)

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