La tragedia dell’Erasmus: così la tecnologia può evitare gli incidenti

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Dalle auto che frenano da sole a quelle che avvisano del pericolo colpo di sonno, da quelle che evitano tamponamenti a quelle che aiutano nel cambio di corsia

di VINCENZO BORGOMEO

La tragedia dell’incidente del Bus in Spagna mette di nuovo sotto i riflettori la sicurezza stradale. La tecnologia può aiutare? Ovviamente si, ma diciamo subito che se chi guida è colto da un malessere improvviso o se nessuno a bordo indossa le cinture cè davvero poco da fare. “Un clic ti salva la vita” recitava una delle campagne pubblicitarie più indovinate in tema di sicurezza stradale: il clic era quello della cintura di sicurezza e il claim faceva riferimento alla semplicità del gesto e alla piccola attenzione che poi si poteva tradurre nell’evitare una grande tragedia. Sembra banale ma tutto parte proprio da qui: da quella cintura di sicurezza che molti ancora ignorano, soprattutto in città, e che nessuno indossa se siede sui posti posteriori e sui bus turistici.

I numeri ci dicono che un italiano su 5 non le utilizza: lo rivela un’indagine demoscopica realizzata dalla Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale. Molti le considerano inutili soprattutto in area urbana. La metà non le indossa sui sedili posteriori

Una mancanza folle perché le auto sono ormai progettate da anni dando per scontato che chi è nell’abitacolo non sia così pazzo da non indossare le cinture: airbag, pretensionatori, sistemi di protezione per ginocchia, gambe o per evitare il colpo di frusta sono tutte diavolerie che addirittura in caso di incidente possono diventare pericolose per pilota e passeggeri se non indossano le cinture. Un solo dato per tutti: ad un urto di 55 orari il corpo umano raggiunge la bellezza di 1000 kg di energia cinetica da smaltire. Solo con la cintura ci si salva.

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