Il Parere degli Esperti: Il Piano quinquennale FCA 2018-2022
Sergio Marchionne dopo 10 anni si è rimesso una cravatta e, attorniato da tutti i suoi manager, ha incontrato gli investitori internazionali e i media, nei locali del centro prove di Balocco (VC), dove ha illustrato il piano 2018-22, che sarà messo in atto dal suo sostituto, che sarà nominato ad aprile.
Vediamo, qui sotto, come è stato accolto dalla stampa specializzata sul web
Alvolante.it – TRE SFIDE NEL PIANO QUINQUENNALE
“Quello che vedrete oggi nel nuovo piano quinquennale della FCA è basato sugli stessi principi chiave degli ultimi cinque anni”. Marchionne ha parlato poi di “forze tecnologiche, anche dirompenti”, che “stanno trasformando la nostra industria centenaria”. Tre le sfide: “Dove i target finanziari porteranno FCA nei prossimi cinque anni; come affronteremo la prossima rivoluzione tecnologica e come intendiamo giocare un ruolo importante nella riduzione dei gas a effetto serra”. E, “a livello di brand, i nostri messaggi si concentrano su Jeep, Ram, Maserati, Alfa Romeo. Che rappresentano la parte più significativa dei nostri ricavi e dei nostri utili”. Quindi, “vi forniremo un aggiornamento tecnologico su guida autonoma e connettività e sull’ampliamento della partnership con Waymo”. Perché “vogliamo collaborare coi leader nel settore della guida autonoma”.
Ansa.motori.it – Fca: Marchionne in cravatta, entro giugno zero debito
Secondo Marchionne, entro il 2022 Fca raggiungerà la piena capacità produttiva negli stabilimenti italiani ed europei. L’ad di Fca ha poi confermato che Fca non produrrà più auto diesel entro il 2021. “Ci sono crescenti limitazioni, la tecnologia diesel vedrà un forte declino”, spiega il manager, che prevede il “phase out” entro il 2021 per tutte le auto passeggeri, mentre continuerà ad essere proposta sui veicoli commerciali. “Punteremo su prodotti in grado di recuperare il costo delle nuove tecnologie di elettrificazione”.
Auto.it – FCA Day, Marchionne stupisce per la cravatta e le super Alfa
Per l’Alfa Romeo arriveranno 7 nuovi modelli entro i prossimi cinque anni a rinforzare la gamma. Fra questi un Suv compatto, più piccolo dello Stelvio, un Suv full size (che probabilmente avrà la taglia della Maserati Levante), e dueauto supersportive: una sarà la nuova versione della 8C, la mitica coupé del 2007 a tiratura limitata, che diventerà la supercar del marchio Alfa Romeo. Per la nuova 8C è previsto motore centrale, telaio monoscocca in carbonio, trazione integrale, propulsore elettrificato e oltre 700 cavalli di potenza per prestazioni incredibili. si aprla di accelerazione 0-100 km/h in meno di 3”.
Automoto.it – Marchionne: «Fiat 500 elettrica e stop ai Diesel dal 2021»
Dalla presentazione di Marchionne appare chiaro come gli scenari del futuro mercato imporranno una contrazione della gamma del brand Fiat. Sparirà infatti la Punto dopo 25 anni, il cui vuoto dovrà essere colmato dalla Panda che sarà prodotta in maggiori volumi e dalle nuove 500 “ecofriendly”. Per quanto riguarda l’occupazione in Italia ed Europa, Marchionne rassicura: «Stimiamo che dal 2022 manterremo e addirittura aumenteremo l’occupazione negli stabilimenti europei ed italiani, attraverso un mix più remunerativo di modelli premium e “Green”, eliminando i modelli di massa che non riescono a coprire i costi di adeguamento alle nuove normative con il prezzo di listino».
Avvenire.it – La presentazione. Risanamento concluso per Fca. 9 miliardi sull’elettrificazione
…Per questo nei prossimi cinque anni saranno Jeep, Maserati e Alfa Romeo i suoi asset strategici, con Fiat che guadagnerà una novità, la 500 Giardiniera (elettrica), anche sul mercato italiano, ma perderà la Tipo oltre alla Punto e resterà solo con due famiglie di modelli: Panda (solo a benzina) e 500 (anche elettrica e ibrida) destinate al mercato europeo. Nemmeno citata la Lancia.
Motori.corriere.it – Corrieredellosport.it – FCA verso il 2022, Marchionne annuncia la nuova offensiva
FCA conta di risparmiare 10 miliardi di euro da qui al 2022 ottimizzando le efficienze produttive e negli approvvigionamenti. Le piattaforme saranno ridotte da 16 a 12 e le cinque principali saranno alla base dell’80% di tutti i modelli prodotti rispetto al 60% circa odierno. Le vendite di auto a livello mondiale sono previste stabili in America Latina a 5,2 milioni di unità nel 2022 (3 milioni delle quali in Brasile), in crescita nell’area Apac a 40,3 milioni e nell’area Emea a quota 25,6 milioni di unità, mentre saranno in lieve contrazione nel mercato Nafta a quota 20,2 milioni rispetto ai 20,7 milioni di unità previsti per il 2018. A crescere al 37% del mercato saranno i Suv a discapito delle vetture tradizionali ed MPV che scenderanno al 48% a livello mondiale entro il 2022 e dei pick-up (15%).
Quello dei Suv sarà il primo segmento in America con il 45% delle vendite in Nafta nel 2022. Alle attuali stime di crescita dei rispettivi mercati, FCA intende portare i suoi margini al 10-12% in Nafta e America Latina, all’8-10% in Apac e al 5-7% in Europa (Emea) con Maserati che vedrà crescere la propria redditività dall’attuale 2% al 15%. Gli utili netti di FCA cresceranno attorno al 7% tra il 2018 ed il 2022 grazie soprattutto al contributo dei nuovi modelli Jeep, Alfa Romeo, Maserati e Ram.
Gazzetta.passionemotori.it – Marchionne e il piano Fca: “Debito azzerato; stop diesel, ok elettrico”
NUOVI MODELLI — Quanto ai nuovi modelli, ecco il progetto: “La Fiat 500 diventerà una City Car elettrica perché è il veicolo ideale per una soluzione pienamente elettrica. Ci sarà il lancio di un nuovo modello, la Giardiniera, una piccola auto sempre della famiglia delle elettrificate, e si può ampliare il successo della Fiat Panda con una motorizzazione ecologica. Lo spazio per la Fiat in Europa verrà ridefinito, il marchio deve operare in un’area più esclusiva del mercato: city car e 500 sono aree in cui la Fiat può avere un ruolo, così come in America Latina. Noi abbiamo assunto una decisione molto chiara – chiude Marchionne -, vogliamo parlare dei brand globali del gruppo, quindi prevalentemente Jeep, Alfa e Maserati: neanche Chrysler può diventare un brand globale. Aumenteremo i lanci dei prodotti per i marchi premium, a mano am ano che prodotti come la Punto inizieranno il phase out“.
Ilfattoquotidiano.it – Fiat, il miraggio dei piani industriali di Marchionne, il lavoro che langue
I progetti industriali non sono stati rispettati: nel 2014 si parlava di 17 nuovi modelli Fiat, ne sono stati realizzati 9 (per lo più in Brasile). Per Alfa 2 contro i 9 annunciati.
Le consegne globali della Fca, la Fiat Chrysler Automobiles, lo scorso anno sono state di 4,7 milioni di vetture. E per circa la metà, 2,4 milioni, nel mercato nordamericano; l’Emea, cioè l’Europa e il Medioriente, tra cui l’Italia, vede 1,365 milioni di vetture, meno del 30% del totale. In America Latina ne sono state vendute 521 mila e il resto tra l’Asia e le vetture prodotte in joint-venture che rappresentano una quota rilevante (317 mila vendute nel 2017 contro le 136 mila del 2015). Se c’è qualcosa che non torna, però, sono proprio i confronti con quanto annunciato nel 2014 quando fu illustrato, con grande risalto e numero di slide, il piano 2014-2018. Rivediamolo: Marchionne promise di passare dai 4,2 milioni di auto prodotte allora tra Fiat e Chrysler a 6,3 milioni nel 2018 che sarebbero salite a 7 milioni con le joint venture. I risultati sarebbero stati il frutto di 48 miliardi di investimenti di cui 5 miliardi per rinvigorire e rilanciare il marchio Alfa Romeo su cui allora si scommetteva molto. Il progetto prevedeva, infatti, la creazione di otto nuovi modelli e un obiettivo di vendita nel 2018 di 400 mila auto contro le 80 mila circa di allora. L’enfasi sull’Alfa non nascondeva però la vera protagonista del Presentation Day di Detroit del 2014, la Jeep per la quale l’obiettivo dichiarato era di venderne almeno 1,9 milioni nel 2018 dalle 732 mila del 2013. La Fiat sarebbe dovuta salire nel 2018 a 1,9 milioni, rispetto all’1,5 milioni di allora, raddoppiando le vendite nell’area Nafta, passando da 70 a 300 mila consegne nell’area asiatica, rimanendo stabile nell’area Emea e restare “al top” in Brasile, come disse allora Marchionne.
Delusione Alfa
Vediamo i dati del 2017. Il marchio Jeep, pure celebrato in tutto il mondo, difficilmente centrerà l’obiettivo dell’1,9 milioni di vetture vendute se è vero, come rivelato lo scorso anno da Automotive News, che nel 2017 si è attestato a 1.388.208 vetture in flessione rispetto al 1.401.321 vetture registrate nel 2016. Per arrivare all’obiettivo mancano poco più di 500 mila unità e le migliori previsioni parlano di un risultato, a fine 2018, che si attesterà sotto a 1,7 milioni.
Per quanto riguarda l’America Latina le vendite sono aumentate rispetto al 2016, da 473 mila a 513 mila, ma restano ancora al di sotto delle 584 mila del 2015 e soprattutto non è stato ottenuto il primo posto in Brasile conquistato, con il 18,1% del mercato, da General Motors. Fca è seconda al 17,5% rispetto al 19,5% del 2015 e al 18,4% del 2016.
America Latina ed Europa costituiscono il cuore del mercato targato Fiat la cui produzione non riesce ad andare oltre 1,5 milioni di vetture contro l’1,9 milioni promesso nel 2014. Dei 17 nuovi modelli annunciati nel 2014 ne sono stati realizzati 9, la maggior parte dei quali in Brasile.
Il marchio che però rappresenta un problema più grande, per le sue implicazioni strategiche, è quello dell’Alfa. Sarebbe dovuto arrivare a vendere 400 mila unità nel 2018 rispetto alle 80 mila del 2014 con la creazione di ben otto nuovi modelli. I modelli realizzati sono stati solo due, Stelvio e Giulia e, secondo i ricercatori di mercato di Jato Dynamics, le vendite globali del Biscione si sono attestate a 118 mila nel 2017 mentre la produzione, secondo i dati della Fim-Cisl, è arrivata a 150.722 vetture.
È, infine, messa male la Chrysler che, dei cinque modelli previsti entro il 2018, ne ha realizzati solo due e che invece delle 800 mila unità vendute ha raggiunto l’obiettivo abbastanza modesto di 200 mila auto.
Nel periodo di piano, Fca stima un tax rate effettivo di circa il 25%. In merito al free cash flow industriale, al 2022 è stimato tra 7,5 e 10 miliardi di euro, con un cagr tra il 2017 e il 2022 del 42%. Per la fine del 2018 è atteso a circa 6,2 miliardi, mentre nel 2020 dovrebbe scendere tra 3,5 e 4,5 miliardi di euro. Infine, sul fronte dei costi, il gruppo nel periodo di piano punta a ridurre le spese di 10 miliardi di euro grazie a una maggiore efficienza industriale e nella gestione degli acquisti. Nel periodo del piano 2018-2022 Fca vuole «ritornare a una consistente remunerazione degli azionisti». Questo verrà fatto attraverso «un dividendo con payout ratio di circa il 20%» e con un piano di riacquisto azioni proprie. «Siamo sulla strada dello scorporo, speriamo entro la fine dell’anno, ma non so cosa succederebbe se arrivasse qualcuno con un assegno, da oggi a quando si produrrà lo scorporo».
Ilsole24ore.com – Marchionne: «Il futuro della Fiat 500 è elettrico. Diesel addio dal 2021»
Balocco -Fiat 500: un futuro elettrico. Marchionne annuncia la fine del diesel entro il 2021, resterà solo nei veicoli commerciali. Ma non è tutto : il Ceo di Fca annuncia che la piccola Fiat, sarà ripensata in chiave elettrica. Ed è la nemesi storica visto che Sergio Marchione era stato costretto a produrre cinque anni fa per gli Usa e la California una 500 elettrica che però faceva perdere 10mila dollari per ogni unità venduta. Il tempi cambiano e anche la 500. Quanto alla panda resterà ma si trasformerà in mild hybrid.
Fiat dunque non muore, ma cambia.
Lautomobile.aci.it – Fca, 9 miliardi per l’elettrificazione entro il 2022.
Cambia marcia per il piano Fca 2018-2022 Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler, e lo fa nel 14esimo anno al vertice del gruppo Fiat poi fuso con quello americano acquisito nel 2009, ma anche alla vigilia del suo abbandono, entro aprile 2019. Elettrificazione, guida autonoma, niente più diesel; e nessun spin-off (per ora) di Magneti Marelli o nuovo polo Alfa Romeo e Maserati, voci che si erano rincorse nell’ultimo anno.
Non sarà lui a guidare il piano
Nella presentazione al Balocco, in Piemonte, esattamente quattro anni dopo quella tenuta ad Auburn Hills quartier generale di Chrysler, Marchionne ha delineato la crescita del gruppo che tuttavia non toccherà a lui condurre per mano se non per i prossimi nove mesi, cosa del tutto inusuale: il suo piano quinquennale con obiettivi impegnativi sarà infatti eseguito da altri.
Repubblica.it – Fca, Marchionne: “Debito azzerato entro fine mese. Nove miliardi di investimenti sull’auto elettrica.
Il piano che parte oggi sarà realizzato in gran parte dal successore di Marchionne. La sua identità sarà rivelata ad aprile ad Amsterdam, in occasione dell’ultima assemblea in cui l’attuale amministratore delegato sarà presente come responsabile esecutivo del gruppo. “In ogni caso – ha detto più volte Marchionne – il mio successore sarà presente tra i top manager invitati a Balocco”. – La successione – ha puntualizzato oggi – è “una questione che riguarda il 2019. Non succederà fino a quando non chiudiamo il 2018”. “Io e John – ha detto – di tanto in tanto facciamo questa chiacchierata ma è una questione che riguarda il 2019, tutto il resto è speculazione”.
Lastampa.motori.it – Jeep conferma il “baby Suv” e dice addio al diesel
“Consolideremo il marchio per resistere alla concorrenza”, ha detto Mike Manley, responsabile di Jeep, presentando a Balocco il piano industriale del brand, uno dei pilastri sui cui si regge la crescita del gruppo Fca. “Nei prossimi cinque anni entreremo in tre nuovi segmenti: quello dei piccoli Suv, dei pick-up e dei grandi Suv”.
Confermato, dunque, l’arrivo del piccolo “utility vehicle” di segmento A/B (presumibilmente, sarà lungo sui 4 metri) che si inserirà in gamma al di sotto della Renegade entro il 2022. Fra i grandi Suv, invece, debutterà il Grand Wagoneer, un modello più spazioso della Grand Cherokee, a sette posti. Jeep ha annunciato che lancerà due modelli all’anno fino al 2022.
It.motor1.com – Piano industriale FCA. Il mea culpa di Marchionne su Alfa, i numeri, le promesse
Entro il 2022 sono in programma 45 miliardi di euro di investimenti in conto capitale. Questi serviranno per il rinnovamento dei prodotti, per l’elettrificazione, per gli impianti, per i motori e il 75% verrà utilizzato per rafforzare i quattro brand globali (Alfa Romeo, Jeep, Maserati e Ram) mentre il restante sarà dedicato a Chrysler, Dodge e Fiat. La spesa per Ricerca e Sviluppo si attesterà, mediamente, intorno al 3,5%. Nel piano industriale precedente erano indicati 48 miliardi di euro di investimenti, di cui 5 per lo sviluppo di Alfa Romeo. E proprio su questo punto Marchionne, nella sessione di Q&A, ammette di aver fatto due errori quando ha fatto le previsioni per Alfa Romeo nel 2014. Prima di tutto ha sottostimato la complessità tecnica che ha causato ritardi nei lanci e, in secondo luogo, ha sottovalutato la reazione dei concorrenti tedeschi. Entrare nel mercato premium è stato più complicato del previsto ed è per questo che sono stati ridimensionati gli obiettivi per Alfa. “Se mi chiedeste se lo rifarei vi direi che accetterei la sfida e lo rifarei ma sarei più cauto”. Tradotto in cifre, ecco di quale portata è stato il ridimensionamento: alla fine del 2017, le stime di vendita per Alfa Romeo parlano di circa 118.000 auto (non ci sono ancora i dati ufficiali) contro le 400.000 preventivate nel piano del 2014. Si tratta di una crescita importante rispetto alle 80.000 unità di partenza, ma lontana dall’obiettivo prefissato.
Quattroruote.it – A giugno debito azzerato. E Marchionne mette la cravatta
Tre punti cardine. Il piano, dunque, si basa su tre punti cardine: 1) dove i target finanziari porteranno FCA nei prossimi cinque anni; 2) come FCA affronterà la rivoluzione tecnologica; 3) il ruolo del gruppo nella riduzione dei gas a effetto serra. “Quello che illustriamo oggi è un piano coraggioso e solido”, ha precisato Marchionne. Un piano che avrà un focus forte sui brand Jeep, Ram, Maserati e Alfa Romeo, che “rappresentano la parte più significativa dei nostri ricavi e dei nostri utili”. Un piano che trasformerà sempre più FCA in un gruppo sbilanciato verso la gamma di lusso.
Orientato verso il lusso. “FCA ha sviluppato un istinto naturale di adattamento ai mutamenti del mercato ed è stata capace di cambiare direzione alla velocità della luce e di modificare se stessa”, ha ricordato Marchionne citando i vari momenti che hanno contraddistinto il turnaround del gruppo. Dal salvataggio dal default nel 2004 all’acquisto di Chrysler nel momento di massima crisi dei mercati; dalla trasformazione di Jeep “da un marchio che vendeva poche centinaia di migliaia di unità all’anno a una Casa che negli ultimi quattro anni ha superato il milione di veicoli venduti” alla riqualificazione della Maserati, che è “ormai un attore di spicco nel mercato del lusso”. “E questo lo abbiamo fatto senza grandi proclami. Uno stile che non cambierà, perché vogliamo parlare con i fatti”, ha concluso il ceo.
Domanda: «Visto che Fiat e Chrysler sono ormai due marchi ridimensionati e locali, perché non cambiare nome al Gruppo?». Risposta: «Provi a chiedere a Volkswagen se ha voglia di cambiare nome anche dopo il casino che ha combinato con il diesel…». Il curioso botta e risposta di venerdì scorso tra un giornalista americano e Sergio Marchionne durante la presentazione del nuovo piano industriale di FCA ha dimostrato almeno due cose. La prima è che gli anglosassoni hanno il dono della sintesi e spesso sono più bravi di noi ad andare al nocciolo delle questioni. La seconda è che il valore della suggestione (Fiat per la storia, Chrysler per l’America) ha evidentemente ancora grande importanza. O forse, più semplicemente che MARJ (Maserati-Alfa-Ram-Jeep) sarebbe un po’ troppo femmminile, e ARMJ un po’ troppo battagliero. Mai dire mai però… (www.avvenire.it)
La cravatta l’ha messa per finta. Il Piano lo ha presentato davvero. Anche se è un po’ paradossale che abbia pensato un Piano che poi non metterà in atto lui, ma il suo sostituto. O no?
Per quanto riguarda i servizi giornalistici, solo Il Fatto quotidiano è “fuori dal coro” con un articolo che va ad analizzare quanto è stato realizzato dell’ultimo Piano industriale presentato da FCA.