SÌ, VIAGGIARE

Un percorso di 1000 km in autostrada, da Torino a Ostuni, è il modo migliore per valutare lo stato dell’arte dei viaggi a lunga percorrenza in Italia. Lo stesso tragitto era stato fatto 3 anni prima, con un’altra vettura.

Incominciamo dagli aspetti positivi: sembra che la velocità media delle vetture sia diminuita. Da diversi eccessi si è passati a considerare quasi eccezioni chi supera i 130 km/h. Sicuramente più fattori contribuiscono a non far oltrepassare questa soglia psicologica. Limite che, oltre ad essere imposto per legge (sull’asciutto) è anche quello oltre al quale i consumi aumentano in modo esponenziale. Forse a questo contribuisce anche la quantità di persone oltre i 40 anni che guidano le vetture: in un paese che invecchia aumenta anche la voglia di non correre (soprattutto se c’è la famiglia a bordo). Ultimo ma non per ultimo: la quantità di tutor esistenti sulla rete autostradale.

Detto questo ecco un aspetto negativo: il rispetto della distanza di sicurezza rimane ancora una chimera.

Valutando invece i conducenti dei mezzi pesanti, emerge una certa correttezza/attenzione al volante. A stupire, facendo una considerazione relativa al mercato dei veicoli da trasporto, è un po’ la scarsità di mezzi Iveco e la quantità di DAF, Mercedes e Volvo che ho visto calcare l’autostrada in questo viaggio. Pensando agli autisti viene spontaneo osservare l’inadeguatezza di tante aree sosta: nel fine settimana i piazzali si affollano senza che ci siano aree di svago (limitate a qualche stazione di servizio grande e moderna). C’è però da dire che Autogrill ha rimodernato i bagni mettendo anche le docce per i camionisti. Le innovazioni tecnologiche visibili dei mezzi ovviamente sono poche, ma colpisce sui DAF e Mercedes più recenti l’adozione di telecamere al posto dei voluminosi specchietti retrovisori (chissà quando saranno rese obbligatorie anche ai lati, insieme a sistemi avanzati di assistenza/controllo alla guida). Un tema di cui si è discusso soprattutto in relazione agli incidenti mortali che hanno visto collidere camion con ciclisti nella città di Milano.

Parlando di soste nelle aree di servizio a colpire è però la quantità ormai capillare di colonnine per la ricarica rapida dei veicoli elettrici, insieme alla copertura di tanti posti auto con pannelli fotovoltaici. Questa ha fatto parte di un piano che si è concluso a fine 2023. Sulla A14 Bologna-Taranto è arrivato a conclusione il progetto di installazione delle 100 stazioni di ricarica ad alta potenza per la ricarica dei veicoli elettrici, che Autostrade per l’Italia ha portato avanti lungo la sua rete in gestione attraverso Free To X, società del Gruppo dedicata allo sviluppo di servizi avanzati per la mobilità.

Il piano è partito nel maggio 2021, grazie a un investimento in autofinanziamento di 70 milioni di euro, con l’inaugurazione della stazione di ricarica di Secchia Ovest (Modena), e a oggi vede attivate 82 stazioni che permettono ai possessori di veicoli a zero emissioni di viaggiare in autostrade con la consapevolezza di poter trovare una colonnina di ricarica a una interdistanza di 50 km.

Nata nel 2021, Free To X è una società del gruppo ASPI dedicata allo sviluppo di servizi avanzati per la mobilità. L’azienda realizza e gestisce in qualità di Charging Point Operator (CPO), il più grande network di stazioni HPC per veicoli elettrici in Italia, in ambito autostradale, con colonnine in grado di erogare fino a 300kW di potenza con tempi medi di ricarica di 15–20 minuti. C’è da dire che a fine giugno (quindi non in “alta stagione”) dei 4 stalli mediamente a disposizione solo 1 era occupato. Lungo l’autostrada poche vetture elettriche (e quasi tutte Tesla).

Ultima nota sulle aree di sosta, spezzando una lancia in favore delle aree dove ci sono le strutture Sarni: un po’ di concorrenza non fa male. Pulite ed efficienti, con grande attenzione al cliente, sono una costante dalle Marche in giù (ma ci sono anche in altre regioni).

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *