Bon-ton al pit stop: i piloti di F1 a scuola di buone maniere
L’inflessibile presidente della FIA ha fatto scattare un nuovo regolamento che impone ai piloti di non usare parolacce, insulti e bestemmie. Le pene per chi trasgredisce sono altissime, ma la storia è solo all’inizio e promette sviluppi interessanti
Gaglioffo, buzzurro, filibustiere, malandrino, lestofante, manigoldo, farabutto, grullo e villano. Con la rivoluzione introdotta dalla FIA, probabilmente saranno questi gli unici epiteti che a breve i piloti di F1 potranno scambiarsi prima, durante e dopo le gare.
Un po’ come le mamme di un tempo, che per far capire l’errore lavavano con il sapone la bocca ai bimbi a cui scappava un vaffa di troppo, l’inflessibile Federazione Internazionale Automobilistica presieduta da Mohammed Ben Sulayem, ha deciso di salire in cattedra e armata di bacchetta è pronta a punire una scolaresca fin troppo colorita, che spesso e volentieri si abbandona a smadonnamenti che grazie a satelliti che nulla perdono, rimbalzano ovunque nel mondo confermando un’equazione perfetta: metti dei maschi a bordo di una macchina e questi inizieranno a litigare. È matematico.
Ma il testo del nuovo codice sportivo parla chiaro e non lascia spazio a interpretazioni di alcun genere: “l’uso di un linguaggio, scritto o verbale, di un gesto e/o di un segno ritenuto offensivo, volgare, maleducato o ingiurioso, oltre al divieto di qualsiasi parola o azione che possano causare danni morali alla Fia, ai suoi organi, ai suoi membri o ai suoi dirigenti e, più in generale, all’interesse dello sport motoristico e ai valori difesi dalla Fia stessa”, sarà passibile di multe assai salate che da 10 salgono a 40mila euro in prima battura, che diventano 80mila alla seconda offesa e 120mila alla terza, con l’aggiunta di sospensioni dal campionato che possono arrivare ad un mese e perfino penalizzazioni in classifica.
Già che c’era, nella purga rieducativa voluta da Sulayem in persona dopo le ormai celebri bestemmie di Verstappen e Leclerc durante le conferenze stampa, la FIA ha messo al bando anche dichiarazioni politiche, religiose e intime, a meno di precedente approvazione da parte della stessa Federazione, e chi sbaglia sarà crocifisso in sala mensa, come la celebre punizione in voga negli uffici del ragionier Fantozzi. “Dobbiamo differenziare il nostro sport dalla musica rap. Noi non siamo rapper, eppure quante volte al minuto i piloti dicono parolacce? Noi non siamo così”, ha tuonato Sulayem prima del GP di Singapore.
Va da sé: la “GPDA” (Grand Prix Drivers’ Association), l’associazione che riunisce i piloti, non ha perso tempo: “Regola ridicola, il presidente della Fia si comporta come un dittatore: queste decisioni sono state prese senza alcuna consultazione con le parti interessate. C’è differenza tra imprecare per insultare gli altri e imprecare in modo più informale, come quando si parla del maltempo o si descrive un oggetto inanimato come una vettura di Formula 1, oppure una situazione di guida. Gli appartenenti alla Gpda sono adulti e non hanno bisogno di ricevere istruzioni dai media su questioni banali come indossare gioielli o mutande”.
Secondo l’autorevole BBC, l’associazione dei piloti avrebbe già inoltrato una formale lettera di proteste al presidente, senza ricevere al momento alcuna risposta.
Ma la FIA tira dritto, garantendo che “Le sanzioni saranno applicate in modo uniforme e trasparente: i commissari hanno l’autorità di decidere quale sanzione applicare in caso di violazione del codice sportivo internazionale. Tutti i principali organi di governo hanno regole simili per proteggere l’integrità dello sport. Inoltre, la Fia non è la sola a multare i concorrenti per cattiva condotta”.
Insomma, per usare un linguaggio consono al regolamento, è un po’ come dire che tutto è deciso e nessuno può più “scuotere i contrappesi penzolanti”. Andrà bene?
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