L’auto e i giovani, un amore che non c’è

Numerosi sondaggi e altrettante indagini hanno fotografato una realtà amara: per i giovani, la patente e di conseguenza l’automobile non sono più una priorità

Un tempo, lamentano i titolari delle scuole guida, chi compiva 18 anni aveva due soli desideri in testa: prendere la patente e comprarsi una macchinetta qualsiasi. Ora non è più così.

Benvenuti negli anni che un giorno ricorderemo come quelli dello “sharing”, il principio della condivisione, adottato dalle generazioni più giovani come antidoto alla crisi: piuttosto di rinunciare a qualcosa, meglio condividerla con altri.

Vale per le macchine, i monopattini e gli scooter, senza per forza sconfinare nelle aberrazioni di altri Paesi, dove agenzie specializzate hanno preparato cataloghi interi pronti per colmare qualsiasi vuoto: dal fidanzato alla nonna, dalla famiglia all’amica del cuore. Tutto finto, condiviso, a tempo, in affitto.

C’entra molto, dicono gli esperti, il dominio assoluto della digitalizzazione, che non rende più così necessario e fisiologico vedersi di persona, oggi ai giovani basta uno schermo di pochi pollici per incontrarsi e provare la stessa sensazione di libertà che provavano i loro genitori quando la domenica riuscivano a prendere la macchina di papà per fare un giro in centro dividendo il costo di cinque litri di benzina.

Lo dice anche l’Istat: fra i 15 e i 19 anni, meno di un giovane su tre vede quotidianamente gli amici in senso “fisico”, limitandosi a incontrarli sulle piattaforme social. Ma non si tratta di un cambiamento che riguarda solo l’Italia: in tutta l’Europa e perfino negli Stati Uniti i giovani hanno ridisegnato il concetto di mobilità.

“Mentre si cercano responsabilità e si pianificano strategie politico-industriali per rilanciare il comparto dell’automobile, in pochi si concentrano sui mutamenti culturali e sociali che giocano, anch’essi, un ruolo determinante. Temo che si stia sottostimando il problema della disaffezione giovanile verso le 4 ruote – afferma Cesare Librici, CEO di DEMA Spa – l’auto non è più percepita come un bene primario o un simbolo di emancipazione, e non è più neanche uno status symbol da bramare e desiderare. A tutto questo la confusione creata dalle campagne ‘green’ che spingono verso un elettrico ancora poco attrattivo e performante, ha ulteriormente complicato le scelte dei consumatori, portandoli a rimandare gli acquisti. Serve un approccio integrato che includa piani industriali ma anche culturali e antropologici”.

Difficile dargli torto, anche spostando la faccenda sui numeri, che saranno freddi per natura, ma chiariscono la situazione meglio di qualsiasi altra parola: “In Italia le immatricolazioni di nuove auto nel novembre 2024 sono state 124.250, con un calo del 10,8% rispetto allo stesso mese del 2023. Ma una perdita del 10% in appena un anno è un dato allarmante: ci stiamo davvero adeguando alle esigenze del pubblico?”.

A gettare ulteriori dubbi sul fenomeno sono arrivati anche due sondaggi: dal primo, realizzato dal portale Segugio.it, è emerso con chiarezza che per i giovani che la patente non è più una priorità. Nel secondo, realizzato dall’istituto AlixPartners, è invece arrivata la mazzata finale: se giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni avessero a disposizione 30mila euro, solo il 16,6% li utilizzerebbe per acquistare un’auto. Il 36,2% penserebbe immediatamente ad una vacanza in posti esotici e il 27,6% rimanente correrebbe in banca per metterli al sicuro. E dagli torto.

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