GLAM&TECH – Mi porti un Elon-burger, please
A Los Angeles pare ormai imminente l’inaugurazione del primo “Tesla Diner”, divagazione fantasiosa di una stazione Supercharged. Un progetto diventato rischioso, per via della scarsa popolarità di cui gode attualmente Musk negli States
E se le auto, i viaggi su Marte, i lanciafiamme, i microchip nel cervello e perfino il suo amico Donald, un giorno andassero male, che si fa? Probabilmente è quello che si è chiesto il buon Elon Musk quando zitto zitto ha iniziato a lavorare al suo primo “Tesla Diner”. La leggenda racconta che l’idea gli sia balzata in mente nel 2023, quando Elon se ne stava ancora lontano dalla politica e pensava a fare denari, come ha fatto acquistando un prestigioso terreno di 2.500 mq sul Santa Monica Boulevard, la lunghissima arteria di Los Angeles che dopo essere nata dalle parti dell’iconico Sunset Boulevard attraversa Beverly Hills e West Hollywood per poi cedere il passo davanti all’oceano a strade con altri nomi.
L’unico accenno pubblico al progetto risale ad un post su “X”, l’ex Twitter che Musk si è comprato cambiando nome e regole, e riguardava il progetto di un locale che fosse l’incontro tra “Grease e i Jetson”, riferimento ai gloriosi anni dei diner resi immortali dalla pellicola con John Travolta e Olivia Newton-John e il cartone animato ambientato nel futuro che da queste parti era noto come “I pronipoti”.
Da allora sono iniziati i lavori e anche se il diner non è ancora stato inaugurato, ormai è chiaramente visibile l’inconfondibile tocco di Elon Musk, che ha voluto una costruzione circolare da una parte vagamente simile a quella di un disco volante dei film anni Cinquanta e dall’altra strizza l’occhio agli amatissimi locali americani dove ingollare hamburger, hot-dog e secchiate di bibite gassate. Sul resto, oltre alla presenza del ristorante con 70 posti interni e circa 150 esterni, si sa a malapena che racchiuderà l’immancabile stazione di ricarica Supercharger aperta H24 e due maxischermi esterni su cui saranno proiettati sintesi di film celebri o cortometraggi della durata non superiore ai 20 minuti, il tempo di ricarica necessario a fare il pieno di energia ad una Tesla.
Ma su tutto il resto è silenzio completo, anzi, pare che Musk abbia costretto chiunque sia stato coinvolto nel progetto a firmare un rigido accordo di riservatezza.
Il problema è che l’inaugurazione arriva nel momento forse peggiore nella storia personale di Elon Musk e in quella industriale di Tesla, visto che le sue auto sono diventate loro malgrado simbolo della protesta contro colui che le ha inventate, sistemato dal presidente biondo come un putto alla guida del “Doge”, il famigerato dipartimento dell’efficienza che sta svuotando uno dopo l’altro gli uffici dell’amministrazione americana. Da qui, il timore che il Tesla Diner possa diventare meta prediletta di proteste e vandalismi assortiti ai danni dei clienti.
E la stessa fuga in ordine sparso, come svelano i giornali locali, ha riguardato diverse aziende di ristorazione contattate da Tesla per la gestione del locale, decise a stare ben lontane da un progetto considerato rischioso a cui avvicinarsi significa schierarsi politicamente. E secondo alcuni chef che conoscono bene l’ambiente della ristorazione della città degli angeli, sarà molto complicato anche trovare personale: non a caso, in rete fioccano decine di “meme” che mostrano Elon con la divisa di commesso dei fast-food mentre serve patatine fritte ai clienti. A patto di averne.
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