GLAM & TECH – Musk e Zuckerberg protagonisti dell’attacco hacker più curioso di sempre
Una dozzina di semafori di tre città californiane che forniscono indicazioni ai non vedenti, hanno iniziato a diffondere finti messaggi con la voce dei due imprenditori clonata dall’IA
Strano destino quello di Elon Musk, passato da genio visionario a capro espiatorio in pochi giri del sole. Le sue auto, le Tesla, sono diventate il bersaglio prediletto di chi si oppone a Trump e alle stramberie di uomo capace di minacciare, offendere, punite e graziare con la stessa velocità con cui al mattino si sistema il ciuffo a forma di trampolino olimpionico.
Ma alle Tesla vandalizzate e la corsa all’adesivo che spiega di aver comprato la vettura prima che Elon andasse fuori di cotenna, si aggiunge la notizia di un altro scherzo che in queste ore sta facendo il giro del mondo. Nel weekend appena passato, i semafori di tre città della California – Palo Alto, Menlo park e Redwood City – sono stati vittime dell’attacco di un gruppo di hacker che, beffando tutti i controlli, sono riusciti a sostituire la voce preregistrata nei passaggi pedonali dotati di pulsante che forniscono indicazioni ai non vedenti con quella di Elon Musk e Mark Zuckerberg, due dei più ricchi e discussi signori della Silicon Valley.
Sono diversi i video condivisi sui social in cui gli impianti semafori all’improvviso hanno iniziato a trasmettere messaggi con la voce del proprietario di Tesla o quello di Meta.
“Salve, qui è Elon Musk. Benvenuti a Palo Alto, la sede di Tesla – recitava un semaforo – si dice che i soldi non possano comprare la felicità, e sì, credo sia vero. Dio sa se ci ho provato. Ma possono comprare un Cybertruck, ed è una cosa fantastica, no?”. O ancora, “Ciao, vuoi essere mio amico? Ti regalo un Cybertruck”, per finire in bellezza con “Salve, sono Elon Musk e vorrei darvi personalmente il benvenuto a Palo Alto. Sapete, la gente continua a dire che il cancro è un male, ma avete mai provato a essere un cancro? È fottutamente fantastico”.
Poche decine di metri dopo, da un altro semaforo usciva invece la voce di Zuckerberg che si dichiarava soddisfatto di aver questo mondo un posto meno sicuro per la comunità LGBTQ+, aggiungendo “Nessuno cuoce i cervelli dei nonni meglio di noi”. Per concludere con “Salve, sono Mark Zuckerberg, ma gli amici mi chiamano “Zuck”. È normale sentirsi a disagio o addirittura violati quando inseriamo con forza l’intelligenza artificiale in ogni aspetto della vostra vita. E voglio solo assicurarvi: non dovete preoccuparvi, perché non c’è assolutamente nulla che possiate fare per impedirlo. Ci vediamo presto, bye”.
Ma la cosa più curiosa è che la polizia, avvisata da diverse chiamate di passanti, ha tentato di intervenire senza sapere esattamente cosa fare. È bastato un controllo nelle centrali che diffondono i messaggi semaforici per capire che si trattava di un sofisticato attacco hacker, simpatico quanto si vuole ma preoccupante, vista la facilità con cui i pirati informatici sono riusciti a violare la rete semaforica che regola il traffico delle tre città senza che nessuno si sia accorto di nulla.
I semafori violati, hanno ammesso le autorità poche ore dopo, sono stati 12, tutti nelle zone centrali delle tre città californiane, e per creare i messaggi è stato utilizzato un programma di generazione vocale basato sull’IA.
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