Con Estafette, Goelette e Trafic, Renault lancia i furgoni che si aggiornano

Un tempo portavano pacchi, oggi scaricano aggiornamenti software e forse domani anche chissà che altro faranno. Renault trasforma i suoi furgoni: più che veicoli, sono Pokémon con la presa di corrente e il cervello in cloud

I furgoni che trasportavano pacchi, attrezzi e comparivano nei film francesi degli anni Sessanta e Settanta non esistono più. O meglio, sono stati completamente aggiornati e ora parlano, pensano, si aggiornano da soli e, chissà, forse un giorno faranno anche il caffè. Renault ha appena preannunciato che il 29 aprile a Birmingham presenterà Trafic, Estafette e Goelette, i primi veicoli commerciali elettrici della casa francese a fare una sorta di “salto quantico” nel futuro grazie all’architettura Software Defined Vehicle (SDV) sviluppata da Ampere.

Un tempo si partiva dal telaio e si finiva con qualche centralina sparsa qua e là, in una specie di puzzle elettronico. Ora si parte da un cervello centrale, una piattaforma software intelligente e scalabile che governa tutto, dal motore alla climatizzazione, dalla musica alla manutenzione predittiva. Un vero e proprio sistema operativo, il CAR OS, che gestisce e aggiorna il veicolo come fosse un iPhone su ruote. Ma con più cavalli e (forse) meno emoji.

Questi mezzi non solo sono connessi, ma crescono. Durante il loro ciclo di vita, si arricchiscono di nuove funzioni, migliorano la sicurezza, si adattano alle abitudini dell’utente e, soprattutto, invecchiano meglio. Una sorta di botox digitale che riduce la svalutazione del mezzo e ne allunga la vita operativa. Altro che auto d’epoca, qui parliamo di veicoli in costante evoluzione. Come Pokémon, ma con più spazio di carico.

Ambulanze, furgoni refrigerati, mezzi della polizia: ognuno potrà avere il proprio set di funzionalità su misura, come un’app su uno smartphone. Le aziende potranno integrare il proprio software logistico direttamente nel sistema del veicolo e i driver professionali accederanno a profili personalizzati, itinerari ottimizzati e persino interfacce pensate per il loro specifico mestiere. Più che un veicolo, una piattaforma lavorativa su quattro ruote.

Tecnicamente, il vantaggio è evidente, con diagnosi da remoto, prevenzione dei guasti, riduzione dei tempi di fermo. Ma c’è un livello più profondo da esplorare. Se un veicolo può modificarsi, apprendere, adattarsi all’utente, allora non è più solo un mezzo, ma un compagno operativo. È l’inizio di una nuova relazione uomo-macchina, dove l’auto non è più oggetto ma soggetto interattivo. Un passo ulteriore verso una mobilità non solo elettrica, ma intelligente, quasi empatica.

Oggi non basta più costruire buoni veicoli, bisogna offrire ai clienti ecosistemi mobili. Strumenti capaci di evolvere con chi li guida, migliorando non solo la produttività, ma anche la qualità dell’esperienza quotidiana su strada. Un veicolo che non si limita a portarti da A a B, ma che cambia insieme a te.

Il 29 aprile, a Birmingham, non vedremo solo tre nuovi furgoni Renault. Vedremo l’inizio di una nuova idea di veicolo: non più progettato per durare, ma forse per diventare.

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