ARTE – Il tour mondiale delle BMW Art Cars

Ognuna interpretata da un artista, da mezzo secolo rappresentano una ineguagliabile galleria di stili e tecniche, l’esatto obiettivo che aveva in mente Hervé Poulain, l’uomo che per primo ha avuto l’idea

Mescolare l’arte moderna e la velocità non è mai stata impresa semplice: a parte il periodo futurista di Marinetti, per lungo tempo l’arte ha preferito i vernissage alle dérapage.

Per cambiare rotta serviva una mente illuminata, uno di quei personaggi che oggi definiremmo un “visionario” perché capace di immaginare spazi nuovi anche oltre l’orizzonte, dove la gente comune non prova neanche a puntare lo sguardo.

In questa storia, quel merito va tutto a Hervé Poulain, francese di Avranches, in Normandia, classe 1940, di professione uomo intriso di passioni forti. Inizia come collezionista e battitore d’asta, poi scopre le corse finendo ai nastri di partenza di 10 edizioni della 24 Ore di Le Mans, la gara delle gare, dove la resistenza di uomini e motori fa da spartiacque tra arrivare al traguardo o morire provandoci.

Ma anche l’altro amore, quello per l’arte, nella sua esistenza non mollava per niente, spingendo Poulain verso lo sforzo supremo di combinare un appuntamento buio tra le due emozioni che gli divoravano l’anima e il cervello, nella speranza che potesse nascere un amore, o almeno una sincera amicizia.

I primi passi della BMW Art Car

Poulain ci riesce nel 1975, l’anno del quarto Oscar a Fellini, della strage del Circeo e della DS Citroën che saluta tutti e va in pensione, ma anche l’anno in cui Hervé capisce di aver unito i puntini della sua esistenza affidando una BMW 3.0 CSL da Alexander Calder, pittore e scultore americano che rifiuta l’arte statica preferendo la dinamica del movimento. Di fronte, per la prima volta in vita sua, Calder non ha una tela o un blocco di marmo, ma un insieme armonico fatto di metallo, plastica e pelle: è a sua disposizione per trasformarla in un’opera d’arte che così resterà per sempre.

Il destino in quei giorni ha altre idee: Calder riesce a dipingere un modellino mostrando cosa aveva in mente, ma muore poco dopo lasciando una sorta di eredità aperta che sarà colmata solo nel 2021, quando la Fondazione che porta il suo nome e il reparto Classic di BMW decidono di rendergli omaggio completando l’opera.

Malgrado un inizio complicato, stava nascendo la BMW “Art Car”, una sorta di pinacoteca di modelli del marchio tedesco affidati di volta all’estro e la fantasia di professionisti dell’arte moderna, gente che nelle linee e nei colori ama nascondere messaggi, proteste e opinioni. E l’idea di ripetere lo sconfinamento dell’auto nel campo dell’arte moderna a Monaco piace: in fondo, diventare la tela di capolavori significa essere di per sé capolavori, e certe cose fanno bene ai mercati, all’immagine e – se Saturno non si mette di schiena – ai bilanci.

L’anno dopo, quando fuori si è fatto il 1976, Munari fa faville sulla Lancia Stratos e l’Italia del tennis conquista la Coppa Davis, Hervé Poulain ci riprova, consegnando un’altra BMW 3.0 CSL a Frank Stella, artista statunitense che trasferisce per intero sulla carrozzeria il minimalismo della sua visione artistica. Una suggestiva e delicata cianografia di linee nere su sfondo bianco che stride con motore turbo a 6 cilindri da 3,2 litri con 750 CV e 340 km/h di velocità massima nascosto sotto al cofano. Con il numero “21” diventa la prima opera d’arte a prendere parte ad una 24 Ore di Le Mans e non vince solo per problemi tecnici, ma entra comunque nella storia dell’auto e in quella dell’arte moderna.

Nel 1977, l’anno in cui il mondo piange Elvis, il re, schiacciato dal successo fino a stritolarlo, mentre l’Italia deve vedersela con gli “anni di piombo” del terrorismo, Hervé Poulain ha le idee sempre più chiare. La BMW 320i Turbo non può avere altri padrini artisti che Roy Lichtenstein, poliedrico esponente della Pop-Art statunitense. In onore della 24 Ore di Le Mans, a cui la vettura è destinata, Lichtenstein utilizza i suoi iconici puntini “Ben-Day dots” per sintetizzare un paesaggio su cui sfila il ciclo del giorno, dall’alba al tramonto, il riassunto minimal di una gara tanto lunga quanto affascinante e spaventosa. È Poulain in persona a conquistare il nono posto.

Dopo un anno di stop, necessario per rifiatare e pianificare quella che sta diventando una tradizione, nel 1979 non esiste altra scelta possibile se non includere nella galleria delle BMW d’artista uno dei nomi più iconici che di ogni tempo: Andy Warhol.

A Monaco, quartier generale della BMW, Warhol mette mano ad una “M1” a modo suo: organizzando un action painting lungo appena 28 minuti, sufficienti per raccontare sulla carrozzeria che la velocità più estrema sfoca i contorni e mescola le tinte. Quella stessa M1 scenderà in pista a Le Mans conquistando il sesto posto dopo un testacoda che aveva fatto temere il peggio.

In giro per il mondo

Oggi, la collezione di BMW Art Car è arrivata a 20 pezzi esclusivi custoditi nel Museo del marchio, a Monaco, dove sono parte della collezione permanente. Rappresentano uno dei tanti sogni di Hervé Poulain ad essersi avverato, ma soprattutto un riassunto su ruote della storia dell’arte degli ultimi cinquant’anni in cui non manca nulla: minimalismo, pop art, realismo magico, astrazione, arte concettuale e arte digitale.

E in occasione del 50esimo anniversario, la collezione è diventata il “BMW Art Car World Tour”, un giro del mondo che tocca i cinque continenti e ovunque arrivi è accompagnato da eventi collaterali.

Il Tour prende il via in Europa e in Asia con la prima tappa del 20 e 21 marzo, quando le BMW Art Car create da Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Robert Rauschenberg, David Hockney e Jeff Koons saranno esposte al Museo di Arti Applicate e alla SPARK Art Fair di Vienna per l’evento BMW Group Niederlassung Wien “R(Evolution of Art”.

L’ultima e ventesima BMW Art Car – la BMW M Hybrid V8 della pittrice americana Julie Mehretu – partirà per un tour asiatico e sarà esposta all’Art Basel di Hong Kong dal 28al 30 marzo, mentre la Art Car di Sandro Chia il prossimo maggio sarà una delle vedette del Concorso d’Eleganza Villa d’Este, sul Lago di Como. Fra luglio e agosto, il Louwman Museum dell’Aia presenterà otto BMW Art Car in una mostra speciale.

Le 20 BMW Art Cars

  1. Alexander Calder – BMW 3.0 CSL / 1975
  2. Frank Stella – BMW 3.0 CSL / 1976
  3. Roy Lichtenstein – BMW 320 Group 5 / 1977
  4. Andy Warhol – BMW M1 Group 4 / 1979
  5. Ernst Fuchs – BMW 635 CSi / 1982
  6. Robert Rauschenberg – BMW 635 CSi / 1986
  7. Michael Jagamara Nelson – BMW M3 Group A / 1989
  8. Ken Done – BMW M3 Group A / 1989
  9. Matazo Kayama – BMW 535i / 1990
  10. César Manrique – BMW 730i / 1990
  11. R. Penck – BMW Z1 / 1991
  12. Esther Mahlangu – BMW 525i / 1991
  13. Sandro Chia – BMW M3 GTR / 1992
  14. David Hockney – BMW 850 CSi / 1995
  15. Jenny Holzer – BMW V12 LMR / 1999
  16. Olafur Eliasson – BMW H₂R / 2007
  17. Jeff Koons – BMW M3 GT2 / 2010
  18. Cao Fei – BMW M6 GT3 / 2016
  19. John Baldessari – BMW M6 GTLM / 2016
  20. Julie Mehretu – BMW M Hybrid V8 / 2024
0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *