Colpo di scena: chi guida è responsabile di tutti i passeggeri
Una sentenza della Corte di Cassazione mette il punto su una questione irrisolta: di chi è la responsabilità se qualcuno senza cintura si fa male?
Con una sentenza destinata a fare epoca, la Corte di Cassazione ha messo la parola fine ad una delle questioni mai del tutto risolte legate alle varie casistiche delle responsabilità degli incidenti stradali.
Per essere ancora più chiari, la sentenza n. 46566 del 18 dicembre scorso, ha stabilito che se in caso di incidente stradale uno dei passeggeri perde la vita perché non indossava la cintura di sicurezza, a risponderne penalmente è il conducente, che viene in qualche modo eletto al ruolo di comandante di bordo a cui spetta accertarsi e pretendere che tutti gli occupanti le abbiano allacciate.
“Risponde di omicidio colposo chi, prima di intraprendere la marcia del veicolo con passeggeri a bordo, non esige che costoro indossino la cintura di sicurezza, verificando che lo facciano e in caso di renitenza, rifiuti il trasporto, continuando a verificarlo durante la marcia, anche con l’aiuto degli altri passeggeri trasportati, interpellando direttamente il passeggero. Il conducente di un veicolo è tenuto, in base alle regole della comune diligenza e prudenza, ad esigere che il passeggero indossi la cintura di sicurezza e, in caso di sua renitenza, anche a rifiutarne il trasporto e ad omettere l’intrapresa marcia (Sez. 4 n. 39136 del 27/09/2022) e ciò a prescindere dall’obbligo e dalla sanzione a carico di chi deve fare uso della detta cintura”.
Una sentenza che colma quello che era definito un “vuoto giuridico” e punta ad assegnare a qualcuno la responsabilità dei casi più gravi. Nel caso specifico, si trattava del caso di una giovane donna di Alatri, in provincia di Frosinone, che nel 2015 era rimasta coinvolta in un grave incidente stradale mentre si trovava alla guida della sua auto, una Fiat Punto, in compagnia di altre tre persone. Nello scontro, scaturito dal tentativo di evitare un cane randagio, un passeggero di 18 anni seduto sul sedile posteriore, che non indossava la cintura di sicurezza, era stato sbalzato fuori dall’auto morendo sul colpo.
Il Tribunale di Frosinone aveva assolto la conducente dall’accusa di omicidio colposo, ritenendo che non vi fosse un obbligo continuo di controllo da parte sua e considerando che il veicolo non fosse dotato di un sistema acustico per segnalare il mancato utilizzo delle cinture sui sedili posteriori. Ma il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma ha impugnato la sentenza di assoluzione, sostenendo che la conducente avrebbe dovuto verificare che tutti i passeggeri indossassero le cinture prima della partenza. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso e ribaltato la decisione del Tribunale di Frosinone, emanando una sentenza che diventa un’importante interpretazione dell’art. 172 del Codice della Strada, il quale obbliga “il conducente ad assicurarsi della persistente efficienza dei dispositivi”.
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