CONTRO STILE 25 – La sbronza elettrica e il lento drammatico risveglio

Cosa significa produrre batterie per uso automotive? Anche se può sembrare fuori tempo massimo, credo che sia doveroso ricordare alcune cose.

L’energia elettrica delle batterie per l’automotive proviene principalmente dal gas e da fonti fossili, come dal carbone in Cina o dalle miniere di cobalto (Cinesi) in Congo dove occorre scavare, (sovente a mano nelle piccole redditizie miniere …con la questione etica dello sfruttamento, al limite della schiavitù, di uomini, donne e, secondo un’ultima stima, di 40.000 tra ragazze/i minorenni e bambini)

Occorre scavare, dicevo, da 3 a 5 tonnellate di roccia con macchine movimento terra “Diesel” con un’ emissione di CO2 che varia dalle 5 alle15 ton per ottenere 1 ton di litio estratto.

Il litio nelle batterie automotive presenta ancora un alto rischio di contaminazioni, causate dalla reattività chimica e dalla sua instabilità termica (che può provocare un incendio) con rilascio di gas tossici dovuta al surriscaldamento, sovraccarica o cortocircuito.

Inoltre, il riciclaggio e lo smaltimento sono dettati da tempi lunghi e costosi con un processo meccanico ed energetico che possiamo riassumere in tre fasi:

– smontaggio batterie

– recupero materiale riutilizzabile

– purificazione dei materiali

I costi per produrre un veicolo EV dal 2019 sono in salita progressiva e, nonostante i componenti standardizzati e le forti economie di scala, il prezzo al pubblico è ancora elevato.

Questi sono mediamente i numeri di un SUV per muovere 2 persone con bagaglio (150/200 kg):

  • Da 300 a oltre 750 kg di batterie
  • Da 1800 a oltre 2500 kg di peso in ordine di marcia
  • Da 100 a oltre 400 kw ( 1 kw = 1.36 CV motore )
  • Da 4500 a oltre 5000 cm lunghezza
  • Da 1800 a 2000 cm larghezza
  • Da 8 a 10 mq impronta terra – parcheggio

La relazione peso/potenza/dimensioni è fuori da ogni logica e buon senso.

Dal 2018 siamo stati bombardati dalle ferme dichiarazioni e decisioni dei Top Manager dei principali Gruppi automobilistici europei. Ci hanno detto che era giunto il momento di “immolarsi” sull’altare dell’elettrico. Scelte immediatamente confermate dagli azionisti di riferimento, devoti, per opportunismo, ai movimenti ecologisti, “cavalieri senza macchia e senza paura”, della transizione energetica. Alleato di queste schiere troviamo il Parlamento Europeo: lobbisti, presuntuosi, imbottiti di retorica, ma sempre genuflessi davanti alle pressioni delle grandi potenze, che ci hanno portato ad una “sbronza” elettrica” senza precedenti. L’auto elettrica, senza se e senza ma. Un vero terremoto dell’Automotive in Europa che ha causato, con scelte e previsioni sbagliate (2035), una crisi terribile, con l’effetto disastroso sulla filiera dei fornitori di componenti, sulla quale si basano innovazione e ricerca. Senza essersi minimamente preoccupati dei consumatori, che, dati di mercato  alla mano, non hanno manifestato grande simpatia  per questo tipo di vetture.

Non sarà facile uscirne. Che cosa sta succedendo ?  Dopo aver imposto queste scelte si stanno dando a gambe levate. Stanno ritrattando quasi tutti, con numerosi dietrofront rispetto a piani che, a distanza, si sono rivelati impossibili da perseguire, ma molti stanno vagando nel buio, senza un minimo di visione all’orizzonte e strategie, raccontando falsità e proponendo scadenze a casaccio o improbabili soluzioni “bizantine”.

Altro che Dieselgate!

Mi viene da ipotizzare che l’attuale crisi sia incominciata dieci anni fa, nel 2014, con l’attacco alla Volkswagen (allora numero 1 al mondo). Tanto per dire, ricordo che VW proponeva già nel 2009 il concetto L1 e dal 2013 la XL1, piccola serie, diesel ibrido con emissioni di CO2 pari a 21 milligrammi per 100km.

Un complotto premeditato che con l’aggressione della “Internazionale ecologista populista” alla straordinaria capacità industriale e trainante della Germania nascondeva il vero obiettivo: quello di affossare la crescente forza dell’Europa rendendola più debole nel suo punto di forza e di maggior rilevanza economica: l’automotive.

Il passo seguente è sotto gli occhi di tutti: la transizione energetica, auspicabile e necessaria, ma malamente pianificata e intrisa di falsità e che favorisce solo la Cina.

Ma la mia… è solo fantapolitica ?

Perché noi designer siamo complici?

Il punto è che anche noi siamo colpevoli, perché seguiamo questo fiume pericoloso, ormai esondato, che travolge tutto. Ci siamo fatti soggiogare dalla pigrizia intellettuale, da un design “usa e getta”, vincolato a un marketing illusorio, che fa solo il gioco dei prodotti cinesi, completando lo scenario.

Designer “sbronzi “che dialogano solamente con la sfera delle tendenze modaiole (ad esempio il restomod ) credendo solo all’apparenza, ma senza curarsi troppo dei contenuti. La parola d’ordine ormai è fare presto, anzi prestissimo, e seguire le tendenze del mercato, per poi bruciare tutto e ricominciare da capo per alimentare i ‘bisogni”, e… non avere idee, tanto a quelle ci pensano i profeti dell’intelligenza artificiale.

A noi designer non resta che la triste realtà di essere diventati utili solo come “testimonial” del diffuso mentire con vanità e presunzione.

1 commento
  1. Nevio Di Giusto
    Nevio Di Giusto dice:

    Sono molto d’accordo Walter. Un prodotto così complesso e legato a tantissimi fattori che non dipendono da lui (infrastrutture, standard, servizi, regole, energia, sistemi ….. etc) ha bisogno di tempi di cambiamento almeno gestibili e soprattutto coordinati con tutti i sistemi collegati. Una fuga in avanti talvolta è più dannosa dell’evoluzione naturale e rischia di generare immobilismo invece che innovazione

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