Intervista a Paolino Gagliardo

Paolino Gagliardo, già top manager FIAT, Alfa Romeo, Abarth ed FCA, dopo aver annunciato la candidatura alle elezioni della Regione Piemonte, risponde qui alle domande più frequenti sul mondo automotive.

Perché hai deciso di candidarti alle elezioni regionali della Regione Piemonte?
Cosa ti ha portato a prendere questa importante decisione?

Intendo mettere le mie competenze, in questo momento particolarmente delicato, al servizio della città di Torino e della Regione Piemonte. Con l’auspicio di rilanciare la sua eccellenza nel settore industriale dell’auto.

Sono un ex manager e per trent’anni ho calcato la scena automotive mondiale, l’azienda più importante è stata FCA: ho deciso di candidarmi anche per “attaccamento alla maglia”. Attualmente l’industria automobilistica italiana rischia di perdersi, è un peccato per l’Italia e per tutto il tessuto sociale, per questo ho deciso di mettermi in gioco, per fermare questo progressivo impoverimento a cominciare da Torino e provincia, dalla Regione Piemonte.

Voglio dare un aiuto al futuro dell’auto e alle persone che ruotano intorno ad esso, dagli addetti ai lavori alla filiera dei fornitori.

Perché riportare la produzione della Fiat 500 a Mirafiori, Torino, è un’operazione economicamente e concretamente realizzabile?

Inizialmente tanti mi hanno preso quasi per pazzo, ritenendo irreversibile la decisione presa in passato, che porta la produzione di Stellantis al di fuori dall’Italia. È da tempo che dico il contrario, il luogo di produzione è un punto cardine dell’azienda e c’è sempre tempo per cambiare decisione, bisogna lavorare sulla programmazione del prodotto. Bisogna riportare in Italia e in Piemonte la produzione del prodotto, è un investimento a lungo termine, un’operazione industrialmente ed economicamente concretizzabile, che non solo accrescerebbe il prestigio del marchio, in quanto farebbe ritorno, dalla Polonia, al Made in Italy che si merita, ma garantirebbe di rilanciare la storica ma attualissima eccellenza industriale e produttiva nel capoluogo piemontese e all’intera regione, diminuendo gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione e gli esodi di vario genere e contrastare la depauperizzazione dell’intero settore.

A cosa ti riferisci quando parli di “transizione elettrica cauta e democratica” nel settore automobilistico?
Perché si parla di accelerazione forzata a riguardo?

Al giorno d’oggi, nel settore automobilistico, è più che mai necessario adoperarsi per perseguire le zero emissioni. Questo, però, deve essere un obiettivo non ‘pianificato’ e diretto dall’alto, ma da rendere accettabile nel mercato, da raggiungere con riguardo e rispetto verso il consumatore italiano, gli addetti ai lavori, la filiera dei fornitori, senza penalizzare oltremodo i motori endotermici ed ibridi di ultima generazione già a basse emissioni. L’elettrico rappresenta ancora un segmento elitario all’interno del panorama della mobilità regionale e nazionale, e va reso democratico ed accettabile per una transizione alla portata di tutti. Non è possibile né rispettoso ignorare le necessità e le possibilità dei cittadini, forzando a un acquisto dispendioso e, nella maggior parte dei casi, non sostenibile se non a pochi.

Reputi possibile un incremento degli investimenti in Italia, più nello specifico in Regione Piemonte, da parte degli Stati Uniti d’America e dall’Oriente. Quali vantaggi porterebbe e perché?

Sono per metà americano, conosco bene il mercato e le strutture. Gli USA sono Stati individuali ben differenti fra loro. Fra questi, molti cercano possibilità di investimento reciproco oltreoceano, alcuni mi hanno già contattato. C’è un interesse e un’attenzione particolare verso Torino e verso il Piemonte. Bisogna lavorare per limare e definire accordi con i singoli Stati. Sono possibilità estremamente interessanti che porterebbero benefici economici rilevanti, aumenterebbero anche la forza lavoro. In questo momento anche dall’Oriente c’è concreto interesse verso la nostra regione, eccellenza indiscussa a livello internazionale nell’ambito automobilistico. È importante continuare a lavorare su questo tipo di relazioni.

A cosa ti riferisci quando dici che Stellantis ha deciso di azzerare l’Italia e perché reputi un grande errore allontanare la produzione dell’azienda dal nostro Paese, dalla Regione Piemonte e da Torino?

Il prodotto è intimamente connesso al marchio, alla cultura aziendale, al tessuto sociale. Alcuni modelli di auto, come la 500 e la Jeep, non sarebbero potuti nascere in altri paesi d’Europa: sono stati immaginati, ideati e concepiti qui perché sono il frutto di un movimento d’eccellenza più ampio, derivante da decenni di storia e lavoro. C’è una capacità qui in Italia, a livello tecnico e di prodotto, che non ha nulla da invidiare ad altre realtà automobilistiche europee, è nostro compito valorizzarla. Dobbiamo fare di tutto perché Stellantis continui a mantenere il cuore, la testa dell’azienda qui in Italia, in Regione Piemonte. Non bisogna commettere l’errore di allontanare l’azienda dal vero e proprio Made in Italy, eccellenza mondiale, che racchiude studio, ingegnosità, ricerca.

Un pensiero in merito alle recenti dichiarazioni di Carlos Tavares in seguito all’incontro con i sindacati?

La prima cosa che mi è venuta in mente è “lo avevo detto”. Ho acceso la campagna su questo tema diverse settimane fa e, proprio lunedì scorso, Tavares ha annunciato quello che sappiamo. Il risultato dell’incontro con i sindacati a Torino avvalora quel che pensavo, cioè che nulla è impossibile e che nessuna decisione è irreversibile come alcuni pensano.

Si va esattamente nella direzione a cui mi riferivo. Bisogna lavorare duro per rilanciare l’eccellenza piemontese nel mondo dell’auto. A piccoli passi bisogna portare avanti un progetto lungimirante, che non penalizzi la regione, gli addetti ai lavori e la comunità, bensì che li valorizzi e incentivi al massimo, a partire dal prodotto e dalla produzione Made in Italy.

Grazie alla tua trentennale esperienza da manager hai sviluppato competenze d’eccellenza: secondo te cosa serve a Torino, alla Regione Piemonte e all’Italia per ritornare alla passata prosperità del settore automobilistico?

Il settore automobilistico si basa sui volumi, sulla quantità, perché i margini sono ristretti. Detto questo, quando parlo del riportare la 500 a Mirafiori intendo questo: non allontanare la produzione, basarsi sulle eccellenze che già abbiamo, valorizzandole. Riportare a Torino la produzione rappresenterebbe già un passo significativo. Inoltre, gioverebbe al sistema facilitare l’incontro fra l’azienda e i propri consumatori, le persone. Per fare questo bisogna continuare a lavorare, discutere, agevolare la presenza di Stellantis in Italia, consapevoli dell’eccellenza globale che rappresenta ma senza dimenticarsi del cuore, del nucleo pulsante dell’industria, Torino e il Piemonte.

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