Limousine, il lungo che non va più

Costa più o meno 50 euro a persona, per un massimo di dodici, noleggiare una limousine per un’ora in una grande città: nel prezzo spesso è inclusa la presenza di un fotografo, l’ingresso in discoteca e ovviamente l’arrivo davanti al locale. Un modo un po’ cafonal-chic per sentirsi come Rihanna o Beyoncé, fra gli sguardi ammirati della gente e il muro di smartphone con la lucina accesa.

Le celebri “limo” americane, lunghe come un incubo, in genere versioni a passo extra-lungo di auto in produzione come Lincoln, Cadillac o Hummer, ormai stanno traslocando in massa dagli Stati Uniti alla vecchia Europa. Perché lì, dall’altra parte dell’oceano, non le vuole più nessuno.

Finita la sbornia degli anni in cui apparire voleva dire esistere, adesso i veri ricchi – quelli che la limo l’avevano di proprietà – se ne sono disfatti perché la parola d’ordine, fra le skyline americane, è mantenere un profilo basso, pena la crocifissione su pubblico social. In caso estremi, meglio il classico taxi anonimo o addirittura “Uber” e “Lift”, che fa fine e non impegna.

Le poche limo che ancora circolano finiscono nei videoclip di qualche rapper con la catene d’oro al collo, o in quelli di influencer in età da scuolabus, oppure bivaccano all’esterno delle boutique più esclusive, nella speranza che qualche matrona araba, indiana o cinese, dopo aver fatto il pieno ne approfitti per tornare in hotel con un bancale di pacchi e fiocchetti. Le altre limo, a prezzi sempre più stracciati, restano un must per feste di compleanno, party privati, diciottesimi e qualche matrimonio, sempre meno, perché oggi per gli sposi il massimo è arrivare in chiesa in monopattino, in bici o perfino di corsa, con le scarpe da running sotto l’abito bianco e il completo blu notte.

Perfino il “New York Times”, al rischio estinzione delle limo ha di recente dedicato un’inchiesta culminata con una gita fra i padiglioni dell’annuale convention di Las Vegas, che raduna case automobilistiche e grandi compagnie di noleggio, dove delle limo non c’era più traccia. A certificare ufficialmente la crisi c’è la “National Limousine Association”, associazione nata non a caso nel 1985 che riunisce produttori, proprietari, operatori e officine specializzate: nel 2011 poteva contare su oltre 2 mila soci, oggi sono meno della metà.

In realtà, fanno notare gli esperti, il lusso continua sempre a essere sinonimo di esclusività, e difficilmente i ricchi e famosi faranno mai la fila davanti alla fermata dei taxi all’esterno dell’aeroporto. A essere cambiate sono la volumetria e il mimetismo: là dove un tempo c’erano le limo, ora ci sono Suv grandi come panfili, in America decisamente meno rari. Riconoscerli non è difficile: sono per lo più neri, tirati a lucido e con i vetri oscurati, perché la ricchezza è una questione assai privata.

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