ONE-OFF – Aston Martin Super Cygnet V8, il ritorno
Da un clamoroso flop del marchio anglosassone basato sulla rivisitazione della Toyota IQ, era nato su richiesta un esemplare unico equipaggiato con il motore di una Vantage S. Dopo anni di silenzio, ora è in vendita
Nel 2011, quando la “Aston Martin” presenta la “Cygnet”, il mondo dell’auto spalanca la mascella. Il raffinato marchio anglosassone, signore incontrastato delle gran turismo d’alto lignaggio nonché fornitore ufficiale della real casa “James Bond”, se ne usciva con una city-car, e perfino bruttarella da vedere.
Conseguenza di evidenti problemi digestivi, la Cygnet nasceva da una rivisitazione della Toyota “IQ”, citycar giapponese lanciata in Europa nel 2009 che malgrado le misure bonsai garantiva posto a sedere fino a 4 persone, meglio ancora se 3 adulti e un bambino.
Ispirata forse dal tentativo di esplorare segmenti inediti che fino ad allora aveva ritenuto lontani dal proprio blasone, la casa di Gaydon si era lanciata in un’operazione che sulla carta lasciava poco spazio alla speranza. Anche perché, pur risparmiando centimetri non si lesinava affatto sul prezzo: se l’originale giapponese era in vendita a 12mila euro, la piccola con il marchio anglosassone raggiungeva comodamente i 40mila (50 dandoci dentro con gli optional), giustificati da una carrozzeria molto più aggressiva e interni cosparsi di pellami, cromature e vernici esclusive.
Insomma, messi uno in fila all’altro una serie di indizi che portavano alla prova regina: un flop, tanto annunciato quanto certo.
Nel 2013, trascinata da vendite inesistenti e appena un migliaio di esemplari prodotti, la Cygnet saluta il mercato e scompare. Ma prima di abbandonare il pianeta per sempre, spunta dal nulla il solito miliardario che sventolando quantità imbarazzanti di banconote chiede alla Aston Martin un’operazione che, a parte gli esperimenti del dottor Frankestein, non era mai tentata prima: infilare un V8 da 4,7 litri e 470 CV dove prima trovava posto un tenero 1,3 litri benzina da 100 CV.
Tecnici e ingegneri Aston Martin perdono le notti nel tentativo di far entrare il V8 di una Vantage S in una vetturetta che non supera i 2,5 metri, con l’aggiunta di un cambio manuale Sportshift a sette rapporti.
La battaglia più grande, ricorderanno dei tecnici Aston Martin usciti dalla psicanalisi, è stato renderla guidabile malgrado il passo corto. A completare il progetto anche qualche ritocco al look, a volte necessario per far posto a ciò che la natura non aveva previsto, come i parafanghi larghi a sufficienza per contenere i cerchi da 19” con tanto di impianto frenante da gara. Sul resto, dove si poteva tagliare si è tagliato: niente airbag, sedili anteriori fissi e posteriori scomparsi per far posto al serbatoio, il tutto corredato da una bella manopola rossa per azionare l’impianto antincendio.
Prima di essere consegnato al proprietario, quell’unico e irripetibile modello si mostra una sola volta al “Goodwood Festival of Speed”, leggendaria cronoscalata per vetture d’epoca ed evento motoristico insieme in scena ogni anno nel sud dell’Inghilterra.
Da allora, l’unica Aston Martin V8 Cygnet della storia ha soggiornato nel chiuso di qualche garage, percorrendo circa 4.600 km, quanto basta per soddisfare il proprietario, che proprio in questi giorni ha deciso di metterla in vendita su un sito specializzato nelle vetture del marchio inglese. ALl’appello manca solo il prezzo, che viene comunicato su richiesta, anche se si mormora sfiori il mezzo milione di euro.
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