Rina, barchetta senza compromessi
Quando si entra nel capannone dove José Mignatta svolge la sua abituale attività di realizzatore e fornitore di pezzi in fibra di carbonio per altre piccoli costruttori di vetture a serie limitata, si trova già la risposta alla motivazione che lo ha portato all’idea di realizzare una vettura tutta sua.
Aperta la porta si entra in un’azienda ordinatissima, con scaffali e casse dove vengono riposti i pezzi destinati ai clienti che da anni realizzano piccole serie di vetture interamente o parzialmente in fibra di carbonio.
Alzando lo sguardo emerge invece l’abitacolo di un piccolo elicottero: qui viene realizzata la scocca in fibra di carbonio dell’abitacolo (per un’azienda poco distante). Il cuore della vettura è quindi l’abitacolo monoscocca, sul quale viene montata la carrozzeria (anch’essa in fibra di carbonio e in un pezzo unico).
Dice José: “Dopo più di 2 decenni passati a fare pezzi per altri ho sentito la necessità di fare una vettura tutta mia”. Un mettere insieme i pezzi insomma, costituiti da antiche memorie, perché Rina, il nome della vettura, è l’abbreviativo di Caterina, sua nonna. “Una persona forte, appartenente a quella categoria di persone che ha contribuito a ricostruire l’Italia dopo la distruzione della seconda guerra mondiale”.
Chissà se Chris Bangle aveva in mente qualcuno quando disegnò la splendida spider Gina, realizzata quando era capo del designer BMW.
Un nome forte quindi, quello scelto per la nuovissima barchetta italiana che nasce a Valfenera (provincia di Asti, Piemonte). Anche le idee sono decise: linee tipicamente italiane, in pura “scuola classica”, motore anteriore longitudinale, cambio (a comando manuale) posteriore per una distribuzione ottimale dei pesi.
Un design tecnico senza compromessi, che ben sposa quello dell’estetica e della praticità. Continua Mignatta: “Davide Dessì, quasi artista più che designer, ha unito i puntini e ha disegnato la vettura. Abbiamo fatto un modello in scala 1/5 per vedere le proporzioni. Per gli interni abbiamo realizzato un altro modello, in grado di dare anche riferimenti precisi per l’ergonomia. Teniamo conto che ci sarà la pedaliera regolabile, ma il sedile sarà in monoscocca di carbonio. Anche il volante naturalmente sarà regolabile. Questo fa rima con l’accesso agevolato alla vettura: il brancale sottoporta è di limitate dimensioni e non occorre fare contorsioni per entrarci”.
La “cifra” della vettura è quindi quella della facilità d’utilizzo, il che si traduce non solo in un’elevata fruibilità ed ergonomia, ma anche in una meccanica che garantisce affidabilità senza mettere in secondo piano il piacere di guida.
Discorso che porta inevitabilmente alla meccanica di Rina: schema transaxle propulsore Ford V8 aspirato di 5038 cm3 (che viene perfezionato da un’azienda vicina) e cambio manuale dell’italiana Graziano a 6 rapporti.
La scelta di un motore della casa americana era stata fatta anche dalla Dallara, che sulla sua “barchetta stradale” aveva optato per il compatto Fort Ecoboost a 4 cilindri posto ma in posizione posteriore centrale trasversale.
Il massimo della semplicità, con tanta coppia a disposizione e un comando marce manovrabile, docile ma preciso negli innesti. A gestire la trazione pensa anche un differenziale autobloccante. La distribuzione dei pesi al 50% sui due assi e il peso di 1.000 kg a vuoto contribuiscono all’ottima maneggevolezza e piacere di guida, garantito anche dalle sospensioni a quadrilatero. Completa il quadro un sistema frenante Brembo.
L’identità della vettura passa anche dal marchio: già spiegato il nome occorre ora illustrare la scelta del logo. La semplicità regna anche qui, sia estetica sia concettuale: riprende il “lambello” (stemma/logo) che sovrasta quello della Regione Piemonte.
Voluto nel 1484 dal Principe di Savoia Amedeo VIII, “racconta” in un unico simbolo l’unione di tre casate che governarono questa regione del Nord: gli Angiò, gli Acaia e i Savoia. Il logo e il branding sono frutto del territorio locale, in quanto sono stati realizzati dallo studio di design Elastico Disegno di Chieri.
Ma a che punto è Rina? Ecco il punto dell’imprenditore: “Stiamo alla fase dei test su strada, che inizieranno a novembre. Seguirà l’omologazione, abbiamo fatto tutto il percorso. Vogliamo poter dare una vettura affidabile e soddisfare i nostri cliente. Nel nuovo capannone che abbiamo fatto ci sarà spazio anche per uno show room, dove il cliente potrà scegliere come personalizzare la vettura”. A questa prima barchetta (prezzo di vendita previsto 300mila euro, prenotazioni già aperte) si aggiungerà una versione coupé e una spider con copertura in tela rimovibile.
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