SCENARIO – Moto e dazi, l’opinione di ANCMA

La guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti rischia di schiacciare il settore motociclistico. L’Italia, primo produttore europeo di motociclette, teme un impatto devastante sul Made in Italy e sull’economia nazionale

Chi l’avrebbe mai detto che il rombo di una moto potesse diventare il suono di una guerra commerciale? Eppure, tra Europa e Stati Uniti le due ruote rischiano di finire schiacciate sotto il peso dei dazi. Un vero paradosso: il simbolo stesso della libertà minacciato da barriere doganali.

A lanciare l’allarme è l’ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori), che denuncia l’estrema penalizzazione per l’Italia derivante dall’inclusione delle moto nella risposta europea ai dazi americani. Il presidente dell’associazione, Mariano Roman, ha affermato che “per quanto doverosa, la reazione della Commissione rischia di aprire una dannosissima escalation per il nostro settore”. In altre parole, se la politica continua a scontrarsi, a farne le spese saranno i motociclisti e un pezzo fondamentale del Made in Italy.

Un settore strategico a rischio

I numeri sono evidenti. L’Italia è il primo produttore europeo di motociclette, con oltre 420 mila veicoli all’anno. Non solo: il nostro Paese vanta un importante surplus commerciale con gli USA, esportando moto per oltre 238 milioni di euro, a fronte di importazioni per appena 1,2 milioni. Un rapporto che lascia pochi dubbi: colpire questo settore significa danneggiare in modo sproporzionato il Made in Italy.

E non si parla solo di qualche appassionato costretto a pagare di più per una moto d’importazione. Il comparto delle due ruote in Italia genera quasi 10 miliardi di fatturato e impiega direttamente oltre 36 mila persone. Se la guerra commerciale dovesse inasprirsi, l’impatto sull’economia italiana sarebbe tutt’altro che trascurabile.

La lettera e l’appello alla politica

Per cercare di scongiurare lo scenario peggiore, ANCMA ha inviato una lettera alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’UE a Bruxelles, chiedendo un intervento urgente per escludere le moto dalle ritorsioni commerciali. La questione sarà anche al centro della seduta del tavolo Automotive, dove Roman ribadirà la posizione del settore di fronte al ministro del Made in Italy, Adolfo Urso.

Da Easy Rider a burocrati senza casco

Per chi ama le due ruote, l’idea che le moto diventino pedine in una partita politica fa sorridere amaramente. Da simbolo di ribellione e indipendenza a vittime di regolamenti e dazi: non proprio il sogno di chi immagina un viaggio senza confini sulla Route 66.

Se c’è una speranza, è che la politica trovi una via d’uscita prima che il rombo delle moto si trasformi in un sussurro di protesta. E chissà, magari un giorno anche i burocrati europei saliranno in sella per capire che certe passioni non dovrebbero essere imbrigliate da una guerra di tariffe.

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