Terre rare, tornano d’attualità le miniere anche in Italia

Le rinnovabili fanno tornare di attualità le miniere anche in Italia grazie anche allo snellimento delle procedure. In prima fila si sistemano in Italia zinco, fluorite attorno a Bergamo e a Silius in Sardegna. Ma si scommette sulla riapertura dei vecchi impianti (occorrono a riguardo non meno di 6 anni). Poi c’è da tenere conto del decreto miniere del governo italiano firmato dai ministri delle Imprese Urso e dell’Ambiente Pichetto Fratin. Decreto che svilupperà le attività estrattive nel nostro Paese. Si parla di giacimenti di cobalto in Piemonte, di litio geotermico nel Lazio, di granito e di minerali di ferro in Sardegna. Ma altre miniere in Italia sono quelle di Antimonio, Argento, barite, Bauxite, Berillio, Fosforo, Grafite, Magnesio, Manganese, Mercurio, Molibdeno, Nichel, Oro, Piombo, Pirite, Rame, talco, Titanio, Tungsteno, Uranio e Zinco.

Già è iniziata la battaglia delle associazioni ambientali per imporre l’alt.
Terre rare, argomento di grande attualità. Secondo la definizione della IUPAC, sono un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica, precisamente scandio, ittrio e i lantanoidi. Le principali fonti di terre rare sono i minerali bastnasite, monazite e loparite e le argielle lateritiche. Dal punto di vista della distribuzione mondiale, fino al 1948 la maggior parte delle terre rare proveniva dai depositi di sabbia indiani e brasiliani

Durante gli Anni 50 il Sudafrica divenne la principale fonte di terre rare. Giacimenti poi furono scoperti in California. Dopo il 1985 si impose la Cina. Le multinazionali che producono prodotti ad alta tecnologia cercano in particolare litio, scandio, disprosio (indispensabile per la costruzione di veicoli ibridi) e lantan (ma anche altri quattordici minerali) non solo per realizzare le batterie per le auto elettriche ma anche per le rinnovabili e per le telecomunicazioni.

Ed ancora per i magneti permanenti (auto elettriche e ibride, batterie ricaricabili, catalizzatori per auto).

Com’è noto, la Cina dispone del 90,5% delle terre rare. Seguono Australia, Russia, Brasile, Vietnam, India, alcuni Paesi africani, Myanmar, Madagascar, Thailandia, Groenlandia, Canada, Stati Uniti.

Secondo Iren, la produzione globale di terre rare, nel 2020, è stata di 243.300 tonnellate. Estrarle è un processo molto lungo e altamente inquinante come ha evidenziato l’Unctad perchè il minerale deve essere separato dalla ganga (il materiale inerte a cui si trova associato), fase che genera molti rifiuti. Adesso arriva una buona notizia per l’Europa da Kiruna, città della Lapponia svedese, dove è stato trovato un notevole giacimento di terre rare, localizzato a 150 km a nord del Circolo Polare Artico.

Ma per conoscere in dettaglio la quantità esistente di questi minerali occorreranno diversi anni ha spiegato in una recente conferenza stampa Jon Mostrom, amministratore delegato della società pubblica LKAB (che ha avviato la costruzione di un tunnel sotterraneo per collegare le nuove riserve con il giacimento di ferro già esistente).

LKAB oltre a recuperare 90 mila tonnellate al giorno di ferro, estrae anche apatite. Secondo le previsioni nel 2050 le auto elettriche rappresenteranno il 50% della domanda di vetture con la spina. L’Unione Europea, assente fino ad ora, dall’elenco dei produttori, in particolare nei settori dei microprocessori, ha deciso di prendere le opportune contromisure rispolverando il progetto Eurorare per frenare la dipendenza per le materie prime da Paesi terzi. Progetto che terrà conto anche di cobalto, titanio e litio, minerali indispensabili nella transizione verso la green economy e che gravano per 32 miliardi all’anno a livello di importazioni. Bruxelles inoltre ha stanziato 1,6 miliardi di euro per produrre in proprio fino al 19% delle terre rare entro il 2030 sfruttando i giacimenti che si trovano in Spagna e in Francia, in particolare, ed ora anche quelli nel nord della Svezia, appunto a Kiruna. Inoltre sono state individuate riserve di terre rare anche in Albania e in Serbia.

Va evidenziato che l’utilizzo industriale delle terre rare coinvolge la produzione di magneti (componenti auto, freni ad esempio), di leghe (batterie ricaricabili), di catalizzatori (additivi per carburanti). Un’auto elettrica ha la necessità di svariati metalli per funzionare. La diffusione delle EV ha scatenato la ricerca di questi metalli (e terre rare) e la penuria sta penalizzando le Case costruttrici di auto. Oggi in un veicolo ci sono fino a 1400 chip.

 

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