7 domande a Gigia Perfetto e Claudio Marchiori

Sono una coppia e sono un marchio di fabbrica. Si conoscono dal 1972 e sono sposati dal 1977: di strade ne han percorse tante insieme.

Gigia Perfetto e Claudio Marchiori sono il volto pubblico del Salone Internazionale dell’Umorismo, una manifestazione che è nata nel 1947 e ha contribuito alla notorietà di Bordighera nel mondo.

Dall’America all’Inghilterra, dal Giappone a Honk Kong, i coniugi Marchiori sono cittadini del mondo, internazionali davvero, proprio come il loro Salone.

Quella volta che Tiziano Terzani, eravamo a Tokyo, mi chiese quali venti conoscessi..:” ricorda Gigia.

Connessioni internazionali, frequentazione di mondi e culture diverse, radicati nel territorio: in assoluta sintonia con il Salone.

Li abbiamo intervistati e le risposte son naturalmente di coppia, condivise con humour, come le loro scelte di una vita.

Pensare che, senza sapere, hanno avuto all’inizio entrambi la stessa auto: e se la loro sintonia nascesse proprio da questa congiunzione astral-automobilistica?

1. La vostra prima auto?

Qui rispondiamo in due: Fiat 600 bianca la mia, di seconda mano, verde chiara quella di Gigia, che era della zia.

2. La vostra strada del cuore?

Abbiamo avuto la fortuna di girare il mondo e percorrere tante strade, dal Giappone alla Cina, dall’Europa agli Stati Uniti (là le strade non scherzano…) ma il tuffo al cuore che provavamo vedendo il mare dal passo del Turchino venendo da Milano al venerdì sera, è unico!

3. Rischio o prudenza: il vostro stile di guida. E di vita?

Anche qui prudenza sicuramente alla guida, nella vita ci piacciono le sfide.

4. Viaggio immaginario: chi portate con voi in auto degli umoristi di ieri e di oggi?

Con Raymond Peynet, sulla sua DS, per rifare il giro d’Italia che lui fece nel 1958: partendo da Roma con macchina fotografica e album da disegno, per ritornare con i disegni per un bellissimo libro “Per le strade e per le nuvole”.

E poi ci piace immaginare un viaggio in auto con Quino, invitando anche Mafalda per dirle che nulla è cambiato dai suoi tempi. Purtroppo.

5. Una vignetta o un manifesto a tema auto che volete ricordare…

L’automobile è stata per tre volte protagonista del Salone dell’Umorismo e ogni volta con una percezione molto diversa: da oggetto di lusso per l’élite nel 1954, per diventare mezzo di trasporto inquinante nel 1994 e infine una cabina volante controllata da AI nel 2022.

Basta guardare il manifesto di Roland Fiddy del 1994 e si capisce subito qual è il problema.

Ma con umorismo british…

6. Fantasy dinner: chi invitiate a cena di protagonisti del mondo dell’automobilismo di ieri o di oggi?

Beh, Clay Regazzoni partecipò al Salone del 1994; era già in carrozzella.

Fu alla cena al Roof del Casino di Sanremo che avemmo modo di apprezzarne il senso dell’umorismo con il quale gestiva il paradosso della sua condizione dopo una vita passata a correre in auto.

7. Voltandovi indietro, un’auto che volete ricordare… una alla quale siete stati più legati?

Abbiamo guidato auto italiane, francesi, tedesche, giapponesi, americane. Ricordiamo due estremi, Nissan March, 1985 a Tokyo, guida a destra, Cadillac e Ford Grand Marquis, 1999 a New York.

7bis. E dietro la curva?

Nuove sfide che la vita ci pone davanti. Ma con un motore ibrido per rispetto all’ambiente.

Post scriptum

Tra Otto e Novecento grazie a Monet, agli Inglesi e al primo tennis d’Italia, alla regina Margherita e ad artisti e scrittori di ogni dove, Bordighera è stata un cenacolo colto, un giardino elegante e cosmopolita.

Un patrimonio dell’Unesco per internazionalità, unicità e mitezza, non solo del clima.

E il Salone dell’Umorismo ha continuato questa tradizione.

Capitale mondiale dell’umorismo: una sorta di Bayreuth sul mare, una Spoleto dello humour, anima gemella del Festival di Cannes, nato nel 1946, con cui condivide il premio della “Palma d’oro”, per citare alcune mete e realtà culturali tra le quali Bordighera, senza averne piena consapevolezza, era annoverata.

Patrimonio sottovalutato e sottostimato, avere un Festival unico al mondo e non valorizzarlo con un museo permanente, sembra davvero un peccato mortale.

Speriamo che il buon Dio, dall’alto del suo umorismo, ci metta una pezza, magari nell’aria c’è qualcosa di nuovo, le vie dell’umorismo, si sa, sono infinite.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *