(altre) Sette domande sul mondo dei rally a un giornalista che c’era… sempre (parte terza)
Mondo dei rally anni ‘80 .
Nei momenti rivissuti a un certo punto appare anche un’attrice dal fascino unico : Romy Schneider. Il suo frusciare rapido a bordo piscina ha il profumo di un attimo indimenticabile, è come far parte della scena di un film … con un antefatto intrigante .
E poi il finale di questa trilogia sui rally, amaro ma non troppo, perché in fondo così vanno le cose, per chi le ha vissute davvero …
Sempre in collaborazione con Gian dell’Erba , anzi GDE, come è noto a tutti, un acronimo secondo solo a JFK …
1 – Quella volta che nella piscina dell’albergo …
Porto Cervo, 31 marzo 1981, il Rally Costa Smeralda inizia il giorno dopo, vincerà Michele Cinotto, sull’Audi Quattro. Sto chiacchierando nella piscina dell’Hotel Cervo quando passa una signora che riconosco: é la nota attrice Romy Schneider (la principessa Sissi) accompagnata da qualcuno della reception. Sono passati parecchi anni, è magra, invecchiata male, non mi oso chiamarla, quasi sicuramente non mi avrebbe riconosciuto. Probabilmente non si è poi fermata all’albergo, non l’ho più vista nei tre giorni successivi, prima del mio rientro a Torino. Vi spiego.
Primavera inizio 1970, al tramonto. Sono appena arrivato a Parigi con Roberto Marchetto (sulla sua Ford Capri coupé), un amico che mi ha chiesto di accompagnarlo da suo padre: abita là. In un incrocio periferico, da sinistra, ecco una bella Cadillac che quasi si ferma, per farci passare. Marchetto e i quattro a bordo si guardano e si fermano. Guarda il caso: sono suoi vecchi amici dei tempi dell’OAS, quando la Francia voleva conservarsi l’Algeria. Baci, abbracci, detto fatto: appuntamento alle 23 al “Le Courvoisier”, un locale nei pressi dei Champs Elysées, con pista da ballo e orchestrina . Ci siamo: ora sono in 8, devono rinvangare i vecchi tempi. Io sono un po’ a parte, mi tocca un tavolino a bordo pista. E a quello di fianco c’è una bella bionda, con un amico decisamente ubriaco, seduto testa a ciondoloni.
La guardo un po’, il viso mi è noto ma, nella luce soft della sala, non l’ho ancora riconosciuta . Mi sorride, evidentemente si annoia. Le chiedo un ballo: accetta, scambiamo qualche parola, mi dice chi è e quasi svengo: Romy Snhneider!
Dopo la mezzanotte la nostra compagnia se ne va. La saluto, ringraziandola per i balli e le chiacchiere concessemi: mi ringrazia anche lei.
La rivedo all’Hotel Cervo, mentre l’accompagnano a vedere le camere .
Tre mesi dopo, ai primi di luglio, perderà David, il figlio primogenito quindicenne, infilzatosi sulle punte del cancello di casa che voleva scavalcare avendo dimenticato le chiavi . Lei morirà l’anno dopo, a fine maggio.
2 – Quella volta che all’ultima prova speciale…
La PS – non era proprio l’ultima – che più mi ha colpito è stata quella del Rally di Sanremo 1984, gara dell’ultimo campionato monomarca Auto bianchi A112 Abarth.
Il non più giovane ma furbo friulano Pietro Corredig e il suo navigatore sono in un bar di Volterra dove c’è un riordino: tutti sono entrati a bere un caffè e si sono messi a chiacchierare. Pietro e il suo coéquipier si accorgono che il tempo passa: quatti quatti escono, prendono la loro vettura e, senza metterla in moto per non avvertire gli altri, la spingono fino ai cronometristi, bollando al tempo giusto.
Poi gli avversari si accorgono che il tempo è passato, corrono, arrivano al Controllo Orario, ma timbrano in ritardo. Corredig era 3°: passa così al 1° posto, mantenendolo fino alla fine e vincendo sia il “Sanremo”, sia quell’ultimo Campionato A112 Abarth.
3 – La macchina più bella
La più performante che ho avuto, una Stratos color “verde mela” imprestatami in prova per ben 3 mesi dal dottor Sandro Fiorio (padre di Cesare) , allora capoufficio Stampa della Lancia. Se ne ricorderà anche Alfio Manganaro, creatore di questo blog: lui c’era e allora era bl’uomo di fiducia di papà Fiorio.
4 – La vittoria più sorprendente?
Quella di Biasion e del suo coéquipier Tiziano Siviero sulla Delta Integrale Martini, all’East African Safari 1988 malgrado avessero urtato una zebra con il parafango anteriore destro.
E anche la precedente della Fulvia HF di Sandro Munari e il “naviga” Mario Mannucci contro le Alpine 110 al ”Monte” del 1972 ”
5 – Un profumo di Sanremo?
Un profumo di fiori e quasi di vacanza. Mentre correvano eravamo al Royal, dove c’era anche la Sala Stampa. Di fianco al Casino, dove ogni tanto gli “appassionati” facevano una visitina. Poi, per me e i colleghi italiani la passeggiata tutti insieme sul viale Imperatrice per raggiungere il ristorante Polonia (dietro alla chiesa polacca) dove c’era la signora, una supercuoca!
6 – e di Montecarlo ?
Bello perché imprevedibile. A gennaio le condizioni atmosferiche erano variabilissime. Il lavoro dei ricognitori era basilare , rallisti anche loro, praticamente degli “ufficiali” che partivano mezz’ora o tre quarti d’ora prima per vedere come era il fondo stradale delle PS, comunicandolo via radio alle assistenze.
Così c’era magari il tempo – Cesare Fiorio e i meccanici decidevano – per far cambiare gli pneumatici in caso di ghiaccio, neve o bagnato.
7- Una strada, una prova speciale su tutte
Beh, direi il Col de Turini sopra Montecarlo. Il più spettacolare. Per le foto il greco Acropoli con le sue Meteore.
7 bis – Oggi il mondo del Rally è cambiato ?
Sì, è cambiato tutto. Un tempo, a un fine tappa, con gli equipaggi andavano a pranzo o a cena tutti insieme. Oggi ogni team sta per conto suo.
Le assistenze si facevano a cielo aperto sotto gli occhi del pubblico. Ora non più, molte vetture ufficiali le fanno nei gazebi chiusi .
Gli spettatori sono molto calati, i giornali specializzati vendono poco . I quotidiani non ne parlano più . E’ finita un’era . Non ci si diverte più.
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