Le concept Lancia che hanno omaggiato grandi architetti e nautica

Fra le concept della Lancia, la Granturismo Stilnovo, realizzata nel 2003, voleva essere un omaggio ai ponti e alle strutture dei celebri architetti Nervi, quest’ultimo noto per il Bus terminal al George Washington Bridge a new York, il grattacielo di victoria Square a Montreal, l’Ambasciata d’Italia a Brasilia, il grattacielo Pirelli a Milano, il complesso di opere per le Olimpiadi di Roma del 1960, lo stadio Flaminio a Roma, l’aula delle udienze pontificie in Vaticano) e Santiago Calatrava.

Quest’ultimo realizzò il Ponte Alameda (Valencia), l’Alamillo (Siviglia), quello della Costituzione a Venezia, quello pedonale di Petah Tikvah in Israele ed ancora a Buenos Aires, Dublino. Inoltre ha costruito la Stazione di Reggio Emilia AV Medipadana, il Ponte di San Francesco di Paola a Cosenza.

La Granturismo Stilnovo (nella foto) esordì al Salone di Barcellona ed era firmata dai designer del Centro Stile Lancia. Interpretò con successo due concetti molto diversi fra loro. Da un lato la funzionalità e l’utilizzo di una berlina tradizionale, dall’altro le prestazioni di un coupè sportivo.

Utilizzò il pianale della Fiat Stilo (lunghezza 4,24 metri, larghezza 1,83 e altezza 1,46) e proponeva gli identici motivi stilistici anticipati dalla concept Granturismo nata da un’idea dei Carcerano e presentata qualche mese prima con vistosa griglia del radiatore, generose fiancate, vistosi parafanghi, luci posteriori a sviluppo verticale, padiglione vetrato simil Ypsilon.

Bastava gettare uno sguardo all’interno per intuire che ogni lussuoso dettaglio esprimeva un concetto di life-style moderno. Esternamente, invece, il parabrezza molto avanzato ed il generoso padiglione permettevano una generosa fruibilità dello spazio.

Una Granturismo Stilnovo che anticipava, in svariati dettagli, il design della nuova Delta che venne presentata cinque anni dopo al Salone di Ginevra. Sempre nello stesso anno, 2003, vide la luce il concept della Fulvia Coupè.

A quasi quarant’anni del debutto, avvenuto nel 1965 al Salone di Ginevra, e a 31 dal successo al Rally di Montecarlo firmato da Sandro Munari, la Fulvia HF fu celebrata da una show car marciante.

Alla presentazione al Salone di Francoforte, l’affetto per la Fulvietta, metteva fine ad ogni nostalgia. Il coupè disegnato dal torinese Piero Castagnero, uomo di classe e gentilezza (e che era entrati nell’Ufficio tecnico Carrozzeria Fiat al Lingotto per poi lasciarlo nel 1949 quando decise di mettersi in proprio: da ricordare il coupè Pegaso Z102, il ridisegno della Lancia Appia seconda e terza serie, quello della Flavia e della Fulvia berlina.

Il suo capolavoro fu la Lancia Beta Coupè del 1965) proponeva una muscolosa carrozzeria in alluminio, un frontale aggressivo ed un abitacolo a due posti. Una Fulvia Coupè azionata dal quattro cilindri 1.8 16V con variatore di fase, sospensioni McPherson davanti e a bracci longitudinali dietro, freni a disco e abs.

Nel frontale spiccava un largo cofano arricchito da fari con palpebra dal profilo alare. Nella plancia spiccava un inserto centrale di legno, strumentazione a tre elementi, volante a tre razze con airbag.

I gruppi ottici di dietro erano a sviluppo verticale caratterizzati dai due cilindri che attraversavano la carrozzeria quasi imitassero terminali di scarico. Una Fulvia Coupè dall’ispirazione nautica: dall’Aquarama, prodotta dai cantieri Riva dal 1962, Castagnero ebbe l’ispirazione nel disegnarla.

La linea di cintura del corpo vettura copiava le forme nautiche di un motoscafo, caratterizzato com’è dal frontale slanciato e dal taglio netto in coda, il padiglione rappresentava quella che nei piccoli yatch era la tuga cioè la parte abitabile rialzata rispetto al piano di coperta.

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