INNOVAZIONE – La mobilità del futuro lascerà solo nuvole di vapore
L’Europa punta sull’idrogeno come protagonista della transizione energetica, con obiettivi ambiziosi entro il 2030. Uno studio di Nature Communications delinea tre possibili scenari di sviluppo, mettendo in evidenza il ruolo chiave del settore automotive
L’Europa si trova di fronte a una delle sfide più ambiziose della sua storia: trasformare radicalmente il proprio sistema energetico per raggiungere gli obiettivi climatici e garantire la sicurezza energetica. In questo contesto, l’idrogeno emerge come un protagonista chiave della transizione, promettendo di rivoluzionare settori industriali, trasporti e produzione energetica. Ma come si realizzerà concretamente questa trasformazione? Quali saranno i costi e le sfide da affrontare? Un recente studio approfondito – realizzato da Nature Communications, rivista multidisciplinare ad accesso libero dedicata alla pubblicazione di ricerche di alta qualità in tutte le aree delle scienze – ha analizzato diversi scenari possibili, offrendo una panoramica dettagliata del futuro energetico europeo.
Gli obiettivi europei e la strategia dell’idrogeno
La Commissione Europea ha progressivamente alzato l’asticella delle proprie ambizioni. Dal lancio dell’iniziativa “Clean Energy for All Europeans” nel 2016, gli obiettivi sono stati costantemente rivisti al rialzo. Il pacchetto “Fit for 55” del 2021 ha posto l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55%, stabilendo un target di produzione domestica di idrogeno rinnovabile di 6,7 milioni di tonnellate entro il 2030. Ma è stato con il piano REPowerEU del 2022, in risposta alla crisi energetica globale, che l’Europa ha davvero alzato la posta: 10 milioni di tonnellate di produzione domestica (equivalenti a 333 terawattora) più altri 10 milioni di tonnellate di importazioni entro il 2030.
Il ruolo dell’idrogeno nell’automotive
Uno dei settori che potrebbe beneficiare maggiormente dello sviluppo dell’idrogeno è l’automotive. Le case automobilistiche europee stanno investendo sempre più in soluzioni a idrogeno, soprattutto per i veicoli pesanti e commerciali, dove le batterie tradizionali al litio potrebbero non essere la soluzione più efficiente. Marchi come Toyota, Hyundai, BMW e Stellantis stanno sviluppando modelli a celle a combustibile, puntando a ridurre le emissioni del trasporto su strada senza compromettere l’autonomia e i tempi di rifornimento.
Parallelamente, la rete di distribuzione dell’idrogeno dovrà essere potenziata, con la creazione di nuove stazioni di rifornimento per rendere competitiva questa tecnologia rispetto ai carburanti tradizionali e all’elettrico a batteria. L’obiettivo è arrivare ad almeno 1.000 stazioni in tutta Europa entro il 2030.
I tre scenari possibili
Lo studio ha analizzato tre diversi scenari per comprendere come potrebbe evolversi il sistema energetico europeo.
Lo scenario H2E (Hydrogen Europe) prevede sia la produzione di idrogeno “blu” (da gas naturale con cattura della CO2) sia “verde” (da elettrolisi con energie rinnovabili), oltre alla possibilità di importazione. Lo scenario GH2E (Green Hydrogen Europe) esclude l’idrogeno blu, permettendo solo quello verde e le importazioni. Infine, lo scenario SSGH2E (Self-Sufficient Green Hydrogen Europe) è il più ambizioso in quanto prevede solo produzione domestica di idrogeno verde, senza importazioni.
Produrre idrogeno, dove e come
I risultati mostrano che la capacità di elettrolisi in Europa potrebbe variare da 24 GW (73 TWh) a 73 GW (320 TWh) entro il 2030, per poi crescere fino a 310-518 GW (989-1708 TWh) entro il 2050, a seconda dello scenario considerato. Le regioni più promettenti per la produzione si trovano principalmente in Sud Europa, grazie all’abbondante energia solare e ai costi decrescenti del fotovoltaico, e nelle zone costiere con forte potenziale eolico, sia onshore che offshore.
Un elemento chiave emerso dallo studio è la necessità di sviluppare una rete di trasporto dell’idrogeno efficiente. Si prevede l’emergere di quattro principali corridoi: da Spagna e Francia, da Irlanda e Regno Unito, attraverso l’Italia e dal Sud-Est europeo.
Questi corridoi saranno fondamentali per collegare i centri di produzione, principalmente nelle aree periferiche, con i grandi centri di consumo nell’Europa centrale e occidentale. Lo studio mette in evidenza come circa il 50% dell’idrogeno prodotto dovrà essere trasportato attraverso questa rete verso le zone di maggior consumo.
Quando il futuro bussa (e produce gocce d’acqua)
L’idrogeno rappresenta una grande opportunità per il futuro dell’Europa, in particolare per la decarbonizzazione del settore automobilistico. Tuttavia, la transizione non sarà semplice: serviranno ingenti investimenti in infrastrutture, un forte sostegno politico e incentivi per accelerare l’adozione della tecnologia. Se queste sfide verranno affrontate con determinazione, l’idrogeno potrebbe realmente trasformare la mobilità e l’intero panorama energetico europeo, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e garantendo un futuro più sostenibile.
E mentre i più scettici continuano a guardare con sospetto a questa tecnologia, bisogna ricordare che anche l’elettrico sembrava fantascienza fino a pochi anni fa. Chissà che tra qualche anno non ci ritroveremo tutti a fare il pieno di idrogeno, chiedendo con nostalgia ai nipoti “dov’è finito il rombo della mia vecchia auto?”. Ma forse è proprio questo il bello del progresso: con meno rumore e meno gas ti porta dovunque dove vuoi andare. E magari anche un po’ più in là.
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