La mossa geopolitica cinese sul litio per il dominio futuro
Con una strategia di lungo termine, la Cina sfrutta risorse di qualità inferiore per saturare il mercato, scoraggiare investimenti occidentali e acquisire quote strategiche in giacimenti di alta qualità, secondo il sito RivistaEnergia.it
Negli ultimi anni, il mercato del litio ha vissuto un vero e proprio ciclo di “boom and bust” (espressione inglese che indica un ciclo economico di alternanza tra periodi di prosperità e depressione) che ha messo in evidenza il ruolo cruciale della Cina nella gestione delle materie prime critiche. Secondo un’analisi pubblicata su RivistaEnergia.it, Pechino sembra aver adottato una precisa strategia, cioè sostenere costi a breve termine su risorse di qualità inferiore per garantirsi un vantaggio competitivo quando i prezzi inevitabilmente risaliranno.
Le materie prime critiche, come il litio, rappresentano una leva geopolitica di grande rilevanza. La Cina, principale attore nel mercato globale di questi materiali, viene spesso accusata di manipolare strategicamente i prezzi e l’offerta. Questo ha un impatto diretto sul settore automobilistico, che vede il litio come elemento essenziale per la produzione di batterie per veicoli elettrici. Secondo i dati dell’International Energy Agency (IEA), la domanda di litio è destinata a crescere di oltre il 40% entro il 2030, spinta dall’espansione del mercato EV.
Il recente crollo del prezzo del litio dopo il picco raggiunto nel 2022, è stato attribuito proprio alla sovrapproduzione cinese, alimentata da depositi di qualità discutibile come la lepidolite di Yichun.
Nel 2022 Goldman Sachs aveva previsto un eccesso di offerta sul mercato del litio, grazie alla produzione cinese, causando un calo drastico dei prezzi. Tuttavia, molti esperti ritenevano improbabile che la lepidolite, caratterizzata da elevati livelli di impurità e costi di lavorazione proibitivi, potesse sostenere tale surplus. Eppure, nei due anni successivi, il mercato ha seguito esattamente il trend ipotizzato.
Ma qual era il vero obiettivo di Pechino? Secondo l’analisi di RivistaEnergia.it, la Cina avrebbe volutamente saturato il mercato con litio a basso costo per scoraggiare nuovi investimenti in Occidente. Nel frattempo, le aziende cinesi si sono assicurate risorse di litio di alta qualità in giro per il mondo, garantendosi una posizione dominante nel lungo periodo.
La lepidolite, pur essendo una fonte abbondante di litio in Cina, presenta notevoli limiti tecnici ed economici. Il suo basso contenuto di ossido di litio (inferiore allo 0,8%) e l’alto costo di raffinazione hanno portato molte miniere a chiudere prima del 2024. Il caso più emblematico è la miniera di JianXiaWo, gestita dal colosso CATL, la cui chiusura ha dimostrato l’insostenibilità della produzione su larga scala.
Se la lepidolite non era una soluzione sostenibile, perché la Cina ha comunque insistito sulla sua estrazione? La risposta secondo RivistaEnergia.it potrebbe risiedere in una strategia di lungo termine per rallentare lo sviluppo dei progetti occidentali. Mentre Pechino inondava il mercato con litio a basso costo, ha potuto nel frattempo acquisire quote strategiche in giacimenti più redditizi all’estero, come il mega-progetto Manono nella Repubblica Democratica del Congo.
Questa strategia ha avuto conseguenze dirette anche per l’industria dell’auto elettrica. Molti produttori occidentali, tra cui Tesla e Volkswagen, si sono trovati ad affrontare instabilità nei costi delle batterie, influenzando le strategie di approvvigionamento e produzione. Nel 2023, il costo medio delle batterie per veicoli elettrici è sceso per la prima volta sotto i 140 dollari per kWh, in parte grazie alla momentanea sovrabbondanza di litio, ma gli esperti avvertono che questa fase potrebbe essere solo temporanea.
Oggi, il mercato del litio è in una fase di stallo. Le miniere di spodumene – necessario per l’estrazione del litio – in Australia vendono a prezzi inferiori ai costi di estrazione, pur di non chiudere. Tuttavia, la Cina sta accumulando riserve strategiche, preparando il terreno per un inevitabile rialzo dei prezzi quando l’offerta inizierà a scarseggiare.
La riservatezza di Pechino sulla consistenza delle sue scorte solleva interrogativi sulle reali intenzioni del governo. Il modello di business cinese, grazie a una catena di approvvigionamento perfettamente integrata, è meno vulnerabile alle fluttuazioni di prezzo rispetto ai produttori occidentali. Ma fino a quando potrà sostenere questa strategia? La Cina sta giocando una partita complessa nel settore del litio, combinando dumping strategico e acquisizioni mirate per rafforzare il proprio dominio. La lepidolite si è rivelata solo uno strumento tattico per destabilizzare il mercato e rallentare la concorrenza. Il prossimo futuro vedrà probabilmente un nuovo rialzo dei prezzi, ma questa volta Pechino sarà l’attore meglio posizionato per trarne beneficio.
Mentre i governi occidentali si interrogano su come garantire la sicurezza delle proprie forniture di materie prime critiche, la Cina continua a tessere la sua rete di controllo globale. La partita del litio è ancora aperta, ma gli equilibri futuri potrebbero essere già stati scritti nelle mosse silenziose di Pechino. Con il mercato dell’auto elettrica in continua espansione – le vendite globali di EV hanno superato i 14 milioni di unità nel 2023, con una crescita del 35% rispetto all’anno precedente – la dipendenza dal litio non farà che aumentare. La Cina lo sa e si sta preparando da tempo a dominare questo mercato. Con buona pace per Trump e i suoi dazi.
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