Bocche cucite
Capita sempre più spesso che non si riesca a sapere nulla di più di quanto vogliano comunicare, aziende, politici, sportivi… e relativi uffici stampa.
Il rapporto tra chi scrive e chi comunica è ormai a senso unico e ciò genera un effetto domino su tutto quanto si può definire “fare informazione”.
Oggi vige il diktat: “Io comunico e tu scrivi quello che io comunico”.
Niente di più, niente di meno.
Se prestate attenzione, si leggono sempre meno scoop, poche critiche, solo analisi senza alcun dato fuori dagli schemi.
I nuovi mezzi di comunicazione portano sempre più a non entrare nel dettaglio, così si hanno meno informazioni.
Facciamo un esempio concreto. Fino a non molto fa si riusciva a carpire informazioni con una telefonata. Oggi questo è sempre più raro. Si preferisce un messaggio o un tweet.
E quando si riesce a mettere le gambe sotto un tavolo o una scrivania è difficile aprire una discussione, perché sono tutti più attenti allo smarthphone che all’interlocutore che hanno di fronte.
Tutto ciò piace molto a chi deve comunicare perché gli permette la gestione totale della notizia, ma questo sistema non migliora la società e manda in tilt l’informazione.
Il lettore, non a caso, non è più legato ad una testata, ma spazia e cerca, e così si è persa anche la fidelizzazione; non vi sono certezze assolute, ma tante inesattezze; ci sono sempre più fonti di informazioni, ma con informazioni omologate e quasi mai verificate.
Una volta si diceva: Tizio ha scritto… la Testata ha riportato….l’ha detto la Televisione.
Oggi: Hai sentito? Ma sarà vero?
Morale: si vive nel caos dell’informazione… omologata.
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