ACCADDE OGGI – Da scommessa a rivoluzione, ecco la Tesla Model S

Nel 2009 sembrava un azzardo: una berlina elettrica di lusso lanciata in piena crisi da una start-up senza storia. E invece la Tesla Model S ha riscritto le regole del gioco, trasformando l’industria e umiliando gli scettici

Il 26 marzo 2009 rimarrà una data impressa nella storia dell’automobile, chi dirà nel bene e chi invece nel male. Mentre il mondo era immerso nella prima crisi economica del nuovo millennio, un certo Elon Musk presentava al mondo la Tesla Model S, una berlina che non si limitava a cambiare le regole del gioco, ma il gioco stesso. Quel giorno, dalla California, Musk fece vedere un prototipo che sembrava arrivato dal futuro, visto che prometteva prestazioni da supercar con una carrozzeria sportiva ma non troppo e con un’autonomia elettrica che, all’epoca, suonava per molti come una gradassata, se non proprio una barzelletta.

In pochi avrebbero scommesso un centesimo su un’auto elettrica praticamente di lusso, nel pieno di una recessione globale, proposta da una start-up senza storia, guidata da un imprenditore che alternava brillanti intuizioni a dichiarazioni stravaganti. Eppure eccoci qui, sedici anni dopo, a raccontare non la cronaca di un fallimento annunciato, ma la storia di una delle più straordinarie rivoluzioni del Ventunesimo secolo.

Un complesso parto produttivo

Se il concepimento e l’anteprima della Model S fu spettacolare, la sua gestazione si rivelò decisamente travagliata. Tesla impiegò più di tre anni per passare dal prototipo alla produzione in serie, un periodo durante il quale l’azienda sembrava costantemente sull’orlo del baratro finanziario.

Il primo esemplare di produzione uscì dalle linee di montaggio di Fremont, California, solo il 22 giugno 2012. La fabbrica era un ex stabilimento NUMMI – joint venture tra Toyota e General Motors – ed era stata acquistata da Tesla nel 2010 per la modica cifra di 42 milioni di dollari. Un vero affare, considerando che realizzare l’impianto era costato circa 1 miliardo di dollari. Per celebrare il lancio, Tesla organizzò un evento in cui i primi clienti ricevettero le chiavi direttamente dalle mani di Musk.

La rivoluzione in due aneddoti

La nascita della Model S è costellata di aneddoti che ne raccontano il carattere rivoluzionario. Durante una delle prime dimostrazioni pubbliche, un giornalista automotive (piuttosto sprovveduto) chiese a Musk dove si trovasse la griglia frontale, caratteristica distintiva di qualsiasi automobile. “Non c’è motore a combustione, quindi non serve una griglia. È come cercare in un iPhone l’antenna esterna” fu la risposta.

Un altro episodio emblematico riguarda il nome stesso dell’auto. Inizialmente, in Tesla si pensava di chiamarla “WhiteStar” (che era il nome in codice del progetto) ma fu lo stesso Musk a suggerire la semplicità alfabetica e così nacque la Model S, ispirata all’antesignana Ford Model T, l’auto che aveva democratizzato la mobilità oltre un secolo prima. L’ambizione era chiara: fare per l’auto elettrica ciò che Henry Ford aveva fatto per quella a benzina.

Innovazione a prova di scetticismo

La Model S non era solo un’auto elettrica, ma un’automobile ripensata da zero. Il pacco batteria piatto posizionato sul fondo del veicolo creava un baricentro bassissimo e uno spazio interno inedito. Il bagagliaio anteriore – soprannominato “frunk” dalla comunità Tesla – diventava uno spazio disponibile grazie all’assenza del motore tradizionale. E a molti il display centrale da 17” parve un po’ esagerato… ma il culmine si raggiunse quando Tesla annunciò che l’aggiornamento software sarebbe stato fatto in remoto: un’auto che si aggiorna come uno smartphone? Assurdo! Tutti sorrisero con condiscendenza, oggi invece questa caratteristica è inseguita da tutti i produttori tradizionali, che si sono trovati improvvisamente nella scomoda posizione di inseguitori tecnologici.

La parola ai numeri

I numeri di vendita della Model S raccontano una crescita lenta ma continua. Nel 2012, primo anno di produzione, furono consegnate appena 2.650 unità. L’anno successivo salirono a 22.477 per superare le 50mila nel 2015. Un percorso apparentemente modesto, se confrontato con i volumi dei costruttori tradizionali, ma straordinario per un veicolo elettrico di lusso il cui prezzo base oscillava tra i 70 e i 100mila dollari.

Fino al 2018, la Model S è stata l’auto elettrica più venduta al mondo, nonostante il suo posizionamento premium e oggi sono più di 400mila le Model S in tutto il mondo, un risultato allora impensabile per una berlina di lusso per di più elettrica.

Particolarmente sorprendente è stato il successo in Norvegia, dove già nel 2014 la Model S divenne l’auto più venduta in assoluto, non solo tra le elettriche. Un risultato che fece impazzire gli analisti dell’industria, abituati a vedere in cima alle classifiche di vendita utilitarie e compatte, non berline di lusso americane.

L’effetto Tesla sul mercato automotive

L’impatto della Model S sull’industria automobilistica è stato paragonabile a un terremoto. Prima del suo arrivo, le auto elettriche erano percepite come veicoli di compromesso, lenti, dall’autonomia limitata e l’estetica discutibile. La berlina di Tesla dimostrò che un’auto a batteria poteva essere bella, veloce (la variante P100D accelerava da 0 a 100 km/h in 2,4 secondi) e capace di percorrere centinaia di chilometri con una singola carica.

I costruttori tradizionali, inizialmente scettici, si videro costretti a rivedere drasticamente i propri piani industriali. Molti top manager automotive valutarono con condiscendenza i risultati di Tesla salvo annunciare pochi anni dopo piani di elettrificazione da miliardi di euro.

Glamour tecnologico

La Model S è stata un laboratorio di innovazione costante. Tesla modificò il design della batteria almeno sette volte nei primi cinque anni di produzione, migliorandone densità energetica, sicurezza e longevità. Ogni cambiamento era invisibile ai clienti, ma rappresentava un passo avanti significativo.

Un’altra caratteristica poco nota riguarda il sistema di raffreddamento delle batterie, considerato dai tecnici del settore come il più efficiente mai realizzato: permetteva alla Model S di mantenere prestazioni costanti anche in condizioni di utilizzo intenso, come più accelerazioni consecutive a piena potenza, scenario in cui molte elettriche della concorrenza attivavano sistemi di protezione che ne limitavano le prestazioni.

Nel 2014 Tesla introdusse la modalità “Ludicrous” – un nome che rivelava l’umorismo degli ingegneri dell’azienda – ispirato al film comico “Balle Spaziali” di Mel Brooks. Con questa modalità si sbloccava la massima potenza del veicolo, permettendo accelerazioni fulminee. Quando i giornalisti chiesero perché una funzione così estrema, la risposta fu semplice: “Perché è possibile, ed è divertente”.

Quando la Model S diventa icona pop

La Tesla Model S è diventata rapidamente un’icona culturale, apparendo in film, serie TV e video musicali. Nel 2013, il “New York Times” pubblicò una recensione controversa in cui il giornalista John Broder sosteneva che la Model S lo avesse lasciato a piedi durante un viaggio in inverno. Musk pubblicò i dati di telemetria del veicolo dimostrando che Broder aveva deliberatamente cercato di scaricare l’auto, deviando dal percorso consigliato e non caricando completamente la batteria.

Lo scontro mediatico che ne seguì portò una pubblicità enorme a Tesla, dimostrandone la capacità di trasformare anche le critiche in opportunità di marketing. Da quel momento, la Model S divenne oggetto di desiderio non solo degli appassionati di tecnologia, ma anche delle celebrità. Da Leonardo Di Caprio a Steven Spielberg, possedere una Tesla divenne presto simbolo di status ecologico per l’élite di Hollywood.

Quando il cammino si fa difficile

E con un balzo temporale si arriva nel 2025, sedici anni dopo quel lontano 26 marzo 2009. Tesla è passata dall’essere una start-up sull’orlo del fallimento a una delle aziende più capitalizzate al mondo. La Model S, sebbene non sia più il modello di punta in termini di volumi (superata dalla più accessibile Model 3 e dal SUV Model Y), rimane l’ammiraglia tecnologica del marchio.

Mentre l’impero Tesla continua a espandersi, il suo visionario fondatore sembra sempre più distratto da altre avventure. Tra tweet e meme, le missioni spaziali di SpaceX e gli esperimenti di Neuralink, Musk appare oggi come un monarca che, costruito un regno troppo vasto, fatica a governarlo con la stessa energia e focalizzazione di un tempo.

Nel frattempo, i concorrenti storici hanno recuperato terreno. Le case automobilistiche europee, giapponesi e coreane propongono oggi modelli elettrici competitivi, mentre nuovi attori provenienti dalla Cina minacciano la leadership di Tesla con prezzi aggressivi e tecnologie all’avanguardia.

Tuttavia, la Model S rimane un esempio alla visione di chi ha osato sfidare lo status quo.

In un’industria automobilistica che per decenni aveva innovato a ritmi lenti, Tesla ha dimostrato che si può correre. E forse è proprio questo il suo più grande contributo: aver costretto un intero settore a svegliarsi dal torpore e a immaginare un futuro diverso.

Chissà se tra sedici anni staremo ancora parlando di Tesla, o se l’azienda sarà diventata l’equivalente automotive della Nokia: un pioniere che ha aperto la strada, ma non è riuscito a mantenere il passo. Una cosa è certa: qualunque sia il destino di Tesla, la Model S ha già il suo posto garantito nei libri di storia dell’automobile. E Musk? Magari conterà i soldi con il suo amico, ormai ex Presidente degli USA, twittando dal primo insediamento umano su Marte e commentando ironicamente con un meme i primi difficoltosi viaggi delle astronavi concorrenti verso il pianeta rosso.

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