ACCADDE OGGI – Peter Revson, il fascino e la tragedia di un campione

Erede della fortuna Revlon, sceglie le corse invece di una vita da top manager. In Formula 1 coglie due vittorie e otto podi ma muore tragicamente il 22 marzo 1974 le prove in preparazione del Gran Premio del Sudafrica

Parlare di Peter Revson significa evocare velocità e un’aura di malinconia. Nato in una delle famiglie più ricche degli Stati Uniti, il giovane Peter avrebbe potuto vivere una vita agiata e senza rischi, ma la sua passione per le corse lo porta alla scalata dalle categorie minori fino alla Formula 1 fino, purtroppo, a un tragico epilogo.

Gli inizi e la passione per le corse

Peter Jeffrey Revson nasce a New York il 27 febbraio 1939, ed è l’erede della fortuna della Revlon Cosmetics – l’azienda di prodotti di bellezza fondata dallo zio Charles – tanto che a inizio carriera sembra il ragazzo ricco che “gioca alle corse”, ma con grande determinazione e rifiutando il sostegno finanziario della famiglia si fa strada nel mondo delle corse automobilistiche e dimostra abbastanza rapidamente di avere talento. E così dopo aver frequentato scuole esclusive e l’Università delle Hawaii, decide di seguire il suo sogno di diventare un pilota professionista, iniziando nei primi anni Sessanta, correndo in diverse categorie prima di approdare alla Formula 1 nel 1964 con la Lotus al Gran Premio di Germania. Dopo un periodo lontano dal massimo campionato, torna nel 1971 con la Tyrrell, ma è con la McLaren che ottiene i suoi risultati migliori tra il 1972 e il 1973, vincendo due Gran Premi (Gran Bretagna a Silverstone e Canada a Mosport entrambi nel 1973) e conquistando qualche podio.

L’incidente fatale a Kyalami

L’anno successivo Revson passa alla Shadow, ma la sua avventura di pilota e la sua vita si concludono il 22 marzo 1974, durante una sessione di prove in preparazione del Gran Premio del Sudafrica sul circuito di Kyalami. Alla sua Shadow DN3 cede un particolare delle sospensioni anteriori, probabilmente si tratta della rottura di un giunto, rendendo impossibile al pilota il controllo con la conseguenza di un inevitabile schianto contro le barriere a grande velocità. L’impatto è devastante e Revson riporta ferite mortali tali da rendere inutili i soccorsi immediati.

La sua scomparsa a 35 anni segue di pochi mesi la morte di François Cevert (leggi qui la storia del pilota francese) e di qualche anno quella del fratello minore Doug, anch’egli deceduto in un incidente di gara nel 1967. Una famiglia segnata dalla passione per la velocità e da un destino crudele.

Anni pericolosi

Dopo l’incidente vengono avviate indagini per determinare le cause del cedimento delle sospensioni. Alcuni ipotizzano che il guasto sia dovuto a un difetto di fabbricazione, mentre altri sospettano un errore di montaggio. In ogni caso la morte di Revson riapre il dibattito sulla sicurezza nella Formula 1, che all’epoca vede correre vetture decisamente poco affidabili e pericolose.

I funerali di Peter Revson si svolgono nella chiesa di Saint Thomas sulla Quinta Avenue di New York e vedono la partecipazione di familiari, amici, colleghi e tifosi tanto da bloccare il centro della città. Revson viene quindi sepolto nel mausoleo di famiglia nel cimitero di Hartsdale, accanto a suo fratello Douglas.

Il ricordo nel mondo della Formula 1

A cinquant’anni dalla sua scomparsa, il ricordo di Peter Revson rimane vivo nel cuore degli appassionati di Formula 1 e di chi lo ha conosciuto. Emerson Fittipaldi, suo compagno di squadra alla McLaren nel 1973, in un’intervista rilasciata ad Autosport nel 2014, lo ricorda così: “Peter era un pilota straordinariamente preciso e metodico. Era un professionista serio che aveva guadagnato il rispetto di tutti noi in griglia. La sua capacità di analizzare le prestazioni della vettura e di lavorare con gli ingegneri era notevole”.

Jackie Stewart, tre volte campione del mondo, nel suo libro “Winning Is Not Enough” scrive di Revson che era “un gentiluomo anche al volante, mai scorretto nei duelli. La sua perdita è stata un duro colpo per tutti noi, specialmente dopo la tragedia di François Cevert. In quegli anni terribili, la Formula 1 perdeva troppi dei suoi migliori uomini”.

Dopo l’incidente la Shadow modificò significativamente il design delle sospensioni anteriori delle proprie vetture, un cambiamento che contribuì a migliorare gli standard di sicurezza in un’epoca in cui la Formula 1 cominciava lentamente a prendere maggiore coscienza dei rischi del motorsport.

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